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Test del vaccino in Liberia, ma ebola non molla e colpisce ancora in Sierra Leone

Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 agosto 2015

Nuovi casi di ebola in Sierra Leone. Un uomo è morto in un villaggio nel distretto Northern Tonkolili, dove era andato per festeggiare con i familiari la fine del Ramadam. Secondo Hassan Abdul Sesay, un membro del parlamento, l’uomo si sarebbe infettato a Freetown, la capitale del Paese. Ora lo staff medico e paramedico del più vicino ospedale, che aveva prestato le prime cure all’ammalato, è in quarantena, così gli abitanti dell’intero villaggio. In tutto oltre cinquecento persone. Malauguratamente i familiari hanno celebrato in modo tradizionale, senza rispettare le nuove norme da adottare in caso di decesso dovuto al terribile virus e ciò aumenta considerevolmente la possibilità di contagio. Il microbo, infatti, non muore con la persona.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, da dicembre 2013 (inizio dell’epidemia) al 31 luglio 2015 le vittime del terribile virus killer sono state 11.280, mentre i casi infetti 27.836. Questi rappresentano i casi registrati ufficialmente. Altri non sono stati segnalati, perche ancora oggi, la paura della malattia è più pericolosa dell’ebola stessa. La scorsa settimana sono stati individuati nuovi casi in Liberia e in Sierra Leone.

Vedremo se il nuovo vaccino, frutto di una collaborazione tra il Ministero della sanità canadese (Public Health Agency of Canada) e la casa farmaceutica Merck, che lo ha sviluppato in soli dodici mesi, ora in fase di sperimentazione in Liberia, sarà in grado di mettere fine a questa epidemia e se potrà prevenire quelle future. Prima o poi, dicono gli scienziati, ebola si ripresenterà.  Sembra che la sperimentazione abbia dato, almeno finora, ottimi risultati.   Il vaccino è una combinazione di frammenti di ebola con un altro virus più sicuro; dovrebbe stimolare e preparare il sistema immunitario a combattere il virus invisibile.

Per il momento sono state vaccinate le persone che sono venute in contatto con l’ebola, vale a dire i parenti, gli amici, i vicini di casa di una persona ammalata, formando in questo modo una sorta di “anello protettivo” di immunità.

Cento pazienti sono stati inseriti subito nel progetto. Durante i mesi seguenti, ne sono state inseriti altri. All’incirca duemila persone venute in diretto contatto con un ammalato di ebola,  sono state vaccinate. Chi ha potuto sottoporsi al trattamento immediatamente, non ha contratto il virus;  sono stati invece segnalati sedici casi di malattia, quando il vaccino è stato somministrato dopo tre settimane dall’avvenuto contatto.

Da aprile alla fine di luglio non sono stati registrati gli effetti collaterali temuti; dunque da ora in poi in Liberia tutti coloro che sono entrati in contatto con un malato, saranno vaccinati, inclusi i bambini che durante la prima fase  sono stati esclusi per motivi di sicurezza.

L’organizzazione Médecins Sans Frontières è stata coinvolta in una sperimentazione parallela per quanto concerne il personale medico e paramedico attivo in prima linea per la cura degli ammalati affetti dal virus killer. Bertrand Draguez , direttore medico di MSF, visti i risultati sorprendenti finora ottenuti, pubblicati anche sull’autorevole “The Lancet, UK medical journal” , invita ad una distribuzione a più ampia scala in tutti i Paesi che stanno lottando contro l’ebola, in particolare dovrebbe essere vaccinato il personale medico e paramedico per interrompere il cerchio di contagio e proteggere contemporaneamente coloro che si espongono in prima linea.

Marie-Paule Kieny, un’assistente del direttore generale dell’OMS, ha spiegato reporter della BBC: “Abbiamo constatato che quando si vaccina chi è venuto in contatto con il malato, la catena si chiude, il contagio non si espande ulteriormente. Potrebbe davvero cambiare la situazione attuale. Quando quarant’anni fa fu isolato il virus ebola non c’è stata nessuna cura e fino ad oggi è andata così”.

Si stanno sperimentando anche altri tipi di vaccini prodotti da GSK e Johnson&Johnson. Anche questi stanno dando buoni risultati.

Il mondo scientifico gioisce per i risultati ottenuti: si dice che il vaccino funzioni dal 75 fino 100 per cento, a seconda dei casi. Anche se la prudenza è d’obbligo, certamente si stanno aprendo nuove strade per la lotta contro il virus che ha sterminato interi nuclei familiari, messo in ginocchio la già fragile economia dei Paesi maggiormente colpiti, per non parlare dell’enorme difficoltà di ricostruirsi una vita normale se si ha avuto la fortuna di sopravvivere alla malattia.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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