Speciale per Africa ExPress
Sandro Pintus
Firenze, 29 luglio 2015
Il presidente della repubblica quel post non l’aveva digerito. Armando Guebuza, capo dello Stato per due mandati, dal 2005 al gennaio 2015, ha mostrato tutto il suo potere di ex militare arrivato al vertice della politica, per punire coloro che avevano osato criticarlo.
Tutto comincia nel novembre 2013 quando Carlos Nuno Castel-Branco, economista di prestigio internazionale e accademico mozambicano all’Università Eduardo Mondlane di Maputo, pubblica un post sul suo profilo Facebook.
Il testo è una forte critica alla politica interna del presidente, ritenuto responsabile per lo stato di guerra in alcune aree del Paese e per un approccio allo sviluppo economico che genera una crescita elevata ma che non riduce la povertà e aumenta invece il debito pubblico. Secondo Carlos Nuno la politica di Guebuza alimenta il settore privato a scapito dei servizi pubblici, restringe lo spazio politico e aumenta il controllo dei media da parte delle elite politiche ed economiche. Per queste ragioni chiedeva le dimissioni del presidente.
Durante gli anni nelle stanze del potere e alla presidenza della repubblica, Guebuza (oggi chiamato Mr. Gue-Business) ha rafforzato anche il suo potere economico diventando uno dei più ricchi uomini del Paese. È azionista della Laurentina Ltd, secondo birrificio mozambicano; del Banco Mercantil de Investimentos, importante istituto di credito del Mozambico; ha interessi nel traffico dei container del porto di Beira (secondo del Paese), nella pesca, nell’edilizia, nel turismo e nei media.
I numeri e i titoli per poter dire la sua Carlos Nuno li ha: professore associato in Sviluppo economico e industrializzazione all’Università di Maputo; fondatore e direttore dell’Istituto di Studi sociali ed economici (Iese http://www.iese.ac.mz/), ricercatore associato presso la Scuola di Studi orientali e africani all’Università di Londra e ricercatore onorario senior all’Institute for Development Policy and Management all’Università di Manchester. Ma ha anche un passato nell’Esercito popolare di liberazione (FNLM) dove si arruolò come volontario a 17 anni, prima che il servizio militare diventasse obbligatorio.
Il post su Facebook è subito diventato un’occasione per allargare il dibattito, sempre vivo nel Paese africano, ed è stato ripreso da due giornali indipendenti: “Canal de Mocambique” e “Mediafax”.
La risposta dei vertici del potere è arrivata veloce e pesante: immediato sfratto intimato allo Iese, che ha avuto due settimane per lasciare la sua sede, e Carlos Nuno è stato accusato di diffamazione e attentato alla sicurezza dello Stato. Fernando Veloso, direttore di “Canal de Mocambique” e Fernando Mbanze, direttore di “Mediafax”, sono stati accusati di attentato alla sicurezza dello Stato e abuso della libertà di stampa.
In un’attenta analisi, pubblicata su All Africa (http://allafrica.com/), Bridget O’Laughlin, ex professore associato all’Istituto di Studi sociali dell’Aia, scrive che “questa repressione può fermare il dibattito pubblico e portare all’autocensura – e ricorda che – L’articolo 48 della Costituzione garantisce la libertà di espressione, la libertà di stampa e il diritto all’informazione” quindi “l’accusa sembra violare la Costituzione della Repubblica del Mozambico”.
Uno dei firmatari della petizione, in un commento, ricorda le parole di Carlos Cardoso, giornalista mozambicano assassinato a Maputo nel 2000 mentre indagava su una truffa di 14 milioni di USD legati alla privatizzazione del Banco Comercial de Moçambique: “È vietato mettere le manette alle parole”.
Tra poco il processo che, su richiesta della difesa di Carlos Nuno, è stato spostato dal 3 al 31 agosto 2015.
Sandro Pintus
sandro.p@catpress.com
twitter: @sand_pin
Crediti foto
In alto veduta di Maputo dal mare:
“Maputo” di Andrew Moir – originally posted to Flickr as Maputo skyline from cruiseship East Africa. Con licenza CC BY 2.0 tramite Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Maputo.jpg#/media/File:Maputo.jpg
Il l’ex presidente Armando Guebuza:
“Guebuza2006” di Ricardo Stuckert/PR – Agência Brasil [1]. Con licenza CC BY 3.0 br tramite Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Guebuza2006.jpg#/media/File:Guebuza2006.jpg
Ultima foto in basso, un tributo a Carlos Cardoso:
“Memoria Carlos Cardoso” by Wy2000 at English Wikipedia. Licensed under CC BY 3.0 via Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Memoria_Carlos_Cardoso.jpg#/media/File:Memoria_Carlos_Cardoso.jpg
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