Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 18 luglio 2015
Decine di persone si sono riversate questa mattina davanti ai cancelli del Westgate, per entrare nel centro commerciale più alla moda di Nairobi, che ha riaperto i battenti dopo la chiusura provocata dall’attacco dei terroristi somali che l’hanno preso d’assalto il 21 settembre 2013. Meno di due anni fa quindi da quel devastante attentato che provocò la morte di 67 persone e il ferimento di altre 149.
Qualcuno ha criticato l’apertura della struttura: “Potevano farne un museo ha commentato una signora francese -. Invece sono voluti tornare il più presto possibile al business. Io al Westgate non ci entrerò mai più. Lì sono morti alcuni miei amici. Non riesco a pensare di potermi sedere al tavolino in uno dei bar e divertirmi.
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Per altri invece la riapertura del Westgate rappresenta la rinascita: “E’ la vita contro la morte o meglio contro il terrorismo che vuole ucciderla e annientarla. Bisogna certamente ricordare quell’attentato, ma anche lasciarselo alle spalle, ricominciare a vivere”. Certo però qualcuno poteva pensare di attaccare al muro una targa commemorativa per ricordare quel tragico evento, 4 giorni di terrore per le gente intrappolata là dentro, e quei morti.
Le misure di sicurezza sono imponenti: metal detector, meticolosi controlli personali, scanner corporei e poi i cani che individuano ami e esplosivi. All’interno i negozi sono cambiati. La più grande e fornita catena di supermercati keniota, Nakumatt, ha dovuto rinunciare a gran parte dello spazio che occupava perché la parte dell’edificio crollata non è stata ancora ricostruita. E’ stata sgombrata dalle macerie e per far questo sono venuti dall’Italia macchinari appositamente congegnati. Sarà riedificata al più presto e tra dua anni dovrebbe essere pronta.
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Come ha spiegato ad Africa ExPress Leonardo Dolciami uno dei manager di una delle società che lavora per Nakumatt, i materiali per ricostruire il Westgate vengono d’all’Italia: gli arredamenti, i banchi frigoriferi, gli ascensori, le scale mobili, le balaustre, le porte, insomma tutto. La ricostruzione è costata bel 5 milioni di dollari. Beh, se il Westgate sarà il simbolo della rinascita keniota, l’Italia potrà vantarsi di avervi contribuito.
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Attenzione l’Italia, non il governo italiano. I funzionari che stanno Roma la burocrazia che molto spesso non sa neppure come funziona il lavoro degli italiani all’estero, non credo che sappiano qualcosa di questo progetto. Qui parliamo dell’Italia fatta di persone che non appaiono mai, ma lavorano dietro le quinte. Ecco forse il premier Matteo Renzi, che è stato in visita a Nairobi, il 15 luglio, un breve giro al Westgate avrebbe potuto farlo. Sembra che lo farà il presidente americano Barak Obama, che sarà in visita ufficiale in Kenya da 24 al 26 luglio.
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Renzi, invece ha fatto una figura piuttosto barbina, indossando un giubbotto antiproiettile durante la sua visita al presidente della Repubblica, Uhuru Kenyatta. La sua foto è andata in giro su tutti i social network – non solo in Kenya – corredata da commenti ironici.
Non è certamente colpa di Renzi aver indossato quel giubbotto in una simile occasione, qualcuno l’avrà consigliato. Qualcuno dovrebbe provare a capire chi e, di conseguenza, prendere i provvedimenti del caso.
Massimo A. Alberizzi
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