Liberia, il ritorno di ebola terrorizza la gente

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Speciale per Africa Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 12 luglio 2015

In un comunicato di pochi giorni fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto sapere: “Nuovi casi di ebola, specie quelli riportati recentemente in Liberia, dimostrano che l’attuale epidemia di ebola non è terminata. Comunque, rispetto allo scorso anno, sono stati fatti molti progressi anche dal punto di vista pratico che ci permettono di rispondere immediatamente, in modo efficace e incisivo. E questo grazie ai moltissimi operatori sanitari, volontari, scienziati, ricercatori, a tutti coloro che hanno collaborato con dedizione e responsabilità”.

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Il fatto che ebola sia riapparsa in Liberia a fine giugno 2015, dopo che il Paese era stato dichiarato “ebola free” dall’OMS a maggio, è stato un fulmine a ciel sereno. Oltre a un ragazzo, il governo liberiano ha reso noto che altre quattro persone sono state infettate. Gli ultimi dati dell’OMS non sono confortanti: le persone decedute a causa del virus killer sono 11246. Questi sono i dati ufficiali, rintracciabili, dichiarati.

Malgrado gli sforzi messi in campo nei tre Paesi maggiormente colpiti, cioè Guinea, Sierra Leone e Liberia, la gente è ancora terrorizzata; la sola parola “ebola” fa paura, li spaventa a morte. Quando un familiare mostra i sintomi del virus killer, spesso non si ha il coraggio di chiamare l’ambulanza, il personale specializzato. Il loro arrivo per i più significa morte, invece dovrebbe essere interpretato come una grande occasione: la possibilità di guarigione, responsabilità di non contagiare altri.

Pochi giorni fa il nostro Paese ha stanziato ventiquattro milioni di euro per il 2015 per assistere le popolazioni dei Paesi affetti da ebola. Lo ha reso noto Fabio Cassese, vicedirettore generale per la Cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri, nel corso di una conferenza tenutasi al Palazzo di Vetro dell’Onu, a New York. Quattro milioni saranno erogati immediatamente alla Sierra Leone.

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Per quanto concerne lo studente di diciassette anni deceduto in Liberia perché affetto da ebola (http://www.africa-express.info/2015/07/04/ebola-si-risveglia-ucciso-dal-virus-un-ragazzo-liberia/), la comunità scientifica internazionale si è posta molte domande. In un primo momento si “sperava” che la responsabilità fosse da ascrivere al cane, la cui carne, a quanto pare, il ragazzo aveva consumato insieme a altre persone. Le analisi effettuate sui resti dell’animale hanno dato esito negativo: non era affetto dal virus ebola. Dunque, si sta cercando di capire come mai il ragazzo si è ammalato. Le indagini hanno stabilito che non si è mai spostato dal villaggio quindi potrebbe essere stato infettato da un sopravvissuto, divenuto un portatore sano.

Gli scienziati hanno analizzato la sequenza genetica del virus da campioni di sangue prelevati dalla salma del giovane. Le analisi hanno confermato che il ceppo del virus è quello liberiano, non coincide con quello presente in Guinea e Sierra Leone. “Siamo propensi a a credere che il ragazzo si sia infettato durante un possibile contatto sessuale”, ha dichiarato Stuart Nichol, del “Centers for deseas control and prevention”. Casi del genere sono già capitati. A marzo morì una giovane, contagiata dal seme del suo ragazzo, guarito di ebola mesi prima.

Secondo Michael R. Wiley, un ricercatore scientifico della Fondazione Ginevra e un collaboratore dell’ “United States Army Medical Research Institute of Infectious Diseases”,  il ceppo del virus del ragazzo è molto simile a quello che era in circolazione in Liberia tra luglio e agosto dello scorso anno.

Scienziati hanno dimostrato che il virus può rimanere nascosto, protetto dal sistema immunitario per mesi, nella placenta e nella parte interna dell’occhio. Nemmeno il test contro il virus killer è in grado di evidenziarlo. Studi più approfonditi sono attualmente in corso in Liberia sui sopravvissuti di ebola. Si cerca di capire come, quando, con quale incidenza e perché ciò può accadere. Nel frattempo si raccomanda ai sopravvissuti di praticare solamente sesso protetto.

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Anche se nel clima tropicale il virus può degenerare nel giro di pochi giorni, addirittura in ore, è poco plausibile che ebola sia rimasto silente per mesi nell’area circostante e poi abbia infetto nel giro di poco tempo cinque persone. Vista la somiglianza del ceppo di questo virus con quello attivo lo scorso anno, sembra anche poco probabile che ebola sia stata introdotta nuovamente da animali selvatici.

Oggi nuovi esami permettono ai virologi di stabilire la forza e la potenza del virus dalle sequenze genetiche. “Da qualche tempo vengono spesso usati,  perché sono d’aiuto a epidemiologi e antropologi per capire la diffusione del virus”, ha sottolineato Dr. Bruce Aylward, direttore generale dell’OMS per “ebola response”.

“Specialmente in Sierra Leone e inGuinea – ha aggiunto – funerali segreti e ammalati tenuti nascosti permettono al virus di continuare a diffondersi. Ma grazie all’informazione, questi casi sono in diminuzione.  Alla luce dei fatti della Liberia, dobbiamo continuare a restare vigili, mai abbassare la guardia. Ma ciò non significa che il virus non possa essere debellato. Non durerà in eterno. Non lo accetto e non posso accettarlo”.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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