Africa ExPress
15 giugno 2015
I giudici sudafricani volevano arrestarlo, ma il presidente sudanese Omar Al Bashir, ricercato dalla Corte Penale Internazionale, per crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio è scappato da un aeroporto militare beffando, con la complicità delle autorità politiche, i magistrati.
Al Bashir, presidente del Sudan, si trovava a Johannesburg per partecipare a un summit dell’Unione Africana, da domenica 13 al 15 giugno. Era stato ricevuto con tutti gli onori da alti funzionari sudafricani e dai rappresentanti diplomatici sudanesi nel Paese.
Nel 2009 la Corte Penale Internazionale (CPI) ha emesso contro il presidente sudanese un mandato di cattura per genocidio e crimini di guerra . Per evitare l’arresto, in teoria, Bashir dovrebbe evitare di recarsi in Stati che sono membri della Corte, come il Sudafrica.
Il CPI non ha una forza di polizia propria, ma delega gli Stati membri a fermare le persone sospette o colpite da un mandato di cattura. E in virtù di questo accordo, un giudice sudafricano ha emesso un mandato di arresto contro Bashir, che, appena appresa la notizia, è riuscito a imbarcarsi in fretta e furia sul aereo presidenziale che lo ha riportato a Khartoum.
Dunstan Mlambo, un giudice sudafricano, ha commentato così la fuga: “Il mancato arresto di Bashir è una violazione alla nostra Costituzione”. Mentre il ministro degli affari esteri sudanese, Ibrahim Ghandour, ha stigmatizzato così questo ordine di arresto: “E’ stato un attacco alla sovranità del Sudan”.
Difficilmente il governo sudafricano sarà sanzionato per la mancata cattura del presidente sudanese; già in passato altri Paesi africani hanno evitato di collaborare con la CPI, come per esempio la Nigeria nel 2013.
E’ stato molto incisivo e secco il commento del segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon : “Il mandato di arresto spiccato dalla CPI contro Omar al-Bashir deve essere eseguito dagli Stati che hanno firmato lo statuto del Tribunale Internazionale”.
La stampa sudafricana ha ampiamente criticato l’operato del proprio governo. Il “Cape Times” è stato particolarmente severo anche con l’UA: “Una dimostrazione come l’Unione Africana non rispetti le decisione della Corte Penale Internazionale”. Silenzio invece della stampa sudanese. Se i giornalisti avessero osato scrivere qualcosa sarebbero finiti in galera. A Khartoum invece domani festa grande per il ritorno del leader. Nessuno sa che avrebbe potuto invece non tornare.
Africa ExPress
Il presidente sudanese Omar al-Bashir (al centro) durante il vertice dell’UA in Sudafrica. Alla sua sinistra il leader del Congo Brazzaville, Denis Sasso-Nguesso, e alla sua destra il primo ministro della Repubblica Saharawi Democratica, Abdelkader Taleb Oumar. La foto è di Gianluigi Guercia per la France Presse
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