Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 4 giugno 2015
I Boko Haram hanno dato il benvenuto al nuovo presidente nigeriano, Muhammadu Buhari con esplosioni e massacri, provocando la morte di quasi ottanta persone. L’ultimo attacco risale a martedì scorso. A Maiduguri, capitale dello Stato del Borno, nel nord-est della Nigeria, i sanguinari terroristi hanno piazzato una bomba sotto il banco di un macellaio. Verso l’una del pomeriggio è esplosa, uccidendo cinquanta persone tra acquirenti, passanti, venditori. Durante la notte è stato imposto un coprifuoco di dodici ore.
Lo scorso fine settimana la città aveva subito un altro attacco da un gruppo dei militanti. Allora i morti sono stati ventisei, oltre venti i feriti, come hanno riferito fonti militari. La bomba è stata collocata all’interno di una moschea, nelle immediate vicinanze del “Mercato del lunedì”.
Un bel grattacapo per Buhari, che ha dichiarato di voler trasferire il quartier generale militare da Abuja (capitale del Paese) a Maiduguri.
Martedì scorso è uscito anche un nuovo video dei Boko Haram. Il primo dopo aver dichiarato la loro fedeltà allo stato islamico dell’Iraq e all’ISIS. Nel filmato sono stati ripresi soldati nigeriani mentre vengono uccisi con un colpo alla testa e la decapitazione di un uomo in abiti civili. Ci si interroga dell’assenza Abubakar Shekau, ritenuto il capo dei Boko Haram per molti anni.
Forse un cambio al vertice del gruppo? Un militante ha dichiarato che molte città del nord-est della Nigeria sono ancora sotto il loro controllo, grazie a migliaia di miliziani. Ovviamente queste dichiarazioni sono, almeno per ora, non verificabili. Nel video, si allude alle divergenze in seno alla forza multinazionale, che in marzo aveva annunciato di aver cacciato i Boko Haram da tutte le città e villaggi occupati.
Infatti, Ciad e Niger avevano dichiarato che se ci fosse stata una maggiore collaborazione da parte della Nigeria, la lotta contro i terroristi sarebbe da tempo terminata. E proprio nei primissimi giorni del suo mandato Buhari si è recato in Niger e Ciad, come ha riferito alla stampa Garba Shehu, un portavoce del governo, per discutere della materia.
Ieri, Amnesty International ha accusato l’esercito nigeriano di crimini di guerra commessi durante la “lotta” contro i Boko Haram. Non per nulla il loro rapporto è intitolato “Stellette sulle loro spalle, sangue sulle loro mani”.
Secondo testimonianze raccolte negli anni, dal 2011 oltre settemila giovani e giovanissimi (anche bambini) sarebbero morti nelle putride galere militari nigeriane, dove venivano tenuti in minuscole celle, con poco cibo e spesso torturati. Altri milleduecento sarebbero stati uccisi in modo illegale da febbraio 2012 a oggi. Un ufficiale conferma: “Per i soldati era normale recarsi nel posto più vicino e uccidere i giovani maschi, spesso innocenti e non armati”.
Nel loro rapporto appaiono i nomi di nove ufficiali, compreso il capo di stato maggiore dell’esercito, General Ken Minimah, Marshal Badeh, capo dell’aviazione e i loro due predecessori.
Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International, chiede che venga aperta con la massima urgenza un’inchiesta imparziale per provare la responsabilità degli ufficiali coinvolti. “Solo allora potrà esserci giustizia per i morti e i loro parenti”, ha concluso alla fine del rapporto.
Cornelia I. Toelgyes
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