Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Bujumbura, 31 maggio 2015
A Bujumbura si è diffusa da poco la notizia di un attentato contro l’arcivescovo della capitale, Evariste Ngoyagoye. Non c’è un vero coprifuoco formale ma di fatto è meglio non mettere il naso fuori di casa. Non si sa bene cosa sia successo e neppure le condizioni del prelato.
La Chiesa cattolica, assai influente in Burundi, si è mostrata durissima con il regime. L’arcivescovo Evariste Ngoyagoye si è più volte espresso contro il terzo mandato del presidente Pierre Nkurunziza, la cui caparbietà nel volere restare al potere ha provocato manifestazioni di piazza, un tentativo di colpo di Stato e critiche della comunità internazionale.
“La maggior parte delle commissioni elettorali – spiega Maria, una giornalista che non nasconde la sua antipatia per Nkurunziza, (il nome della ragazza è inventato per motivi si sicurezza) – sono in mano ai preti, ai quali i vescovi hanno chiesto di ritirarsi”. Monsignor Gervais Bashimiyubusa, vescovo di Ngozi e presidente della Conferenza episcopale del Burundi, è stato molto chiaro. Parlando ai microfoni della stazione radio cattolica diffusa in tutto il Paese ha detto che la Chiesa non può sostenere un’elezione viziata da irregolarità. Ci sono minacce e intimidazioni, e si tenta di comprare il voto degli elettori”.
Spettrale. Così appare Bujumbura a chi scende con l’aereo della Brussels Airlines che arriva dall’Europa poco dopo il tramonto. All’aeroporto solo rari poliziotti che smistano senza difficoltà i rari passeggeri. Le strade sono deserte e silenziose. Non una luce, non un bar aperto. Tutti sono rintanati a casa. La paura si taglia con il coltello.
“Ma di giorno – spiega una signora – la gente scende in strada e protesta. Il presidente Pierre Nkurunziza vuole a tutti costi il terzo mandato e non gli importa molto di trascinare il Paese, che ha governato con il pugno di ferro, nella polvere e nella catastrofe. Peccato. Nel 2005 quando è salito al potere, dopo il trattato di pace, aveva portato con se tante speranze di cambiamento e di sviluppo…”.
Quel negoziato aveva posto fine a una guerra civile che durava forse dall’indipendenza ottenuta nel 1962. Ma già nel 2010, quando Nkurunziza si era ricandidato per la seconda volta, la situazione si era ben chiarita. L’opposizione aveva boicottato la tornata elettorale per evidenti imbrogli nella gestione del voto.
Una volta al potere l’uomo ha stretto le maglie del regime, per esempio varando una draconiana legge sulla stampa, e ha messo tutto il potere nelle sue mani e di poche persone di cui si fida ciecamente. E, nonostante molti di questi l’abbiano abbandonato, ora non si tira indietro. Vuole il terzo mandato, come ha dichiarato il 25 aprile.
Dopo il suo annuncio sono scoppiate dimostrazioni di piazza. Non particolarmente violente, che però il regime ha represso nel sangue, e sono ricomparsi gli squadroni della morte. E’ stato ucciso sotto casa da un comando di assassini il più carismatico dei capi dell’opposizione. http://www.africa-express.info/2015/05/25/ucciso-da-una-raffica-di-mitra-il-leader-del-partito-dopposizione-burundi/ Tra l’altro i dimostranti per difendersi dagli agenti, hanno usato escrementi (umani e non). Li hanno spalmati sulle pietre usate per erigere barricate, per impedire che fossero facilmente spostate, e dopo averli mescolati con liquidi maleodoranti li hanno adoperati per costruire fastidiose bombe di sterco.
Dopo il suo annuncio sono scoppiate dimostrazioni di piazza. Non particolarmente violente, che però il regime ha represso nel sangue, e sono ricomparsi gli squadroni della morte. E’ stato ucciso sotto casa da un comando di assassini il più carismatico dei capi dell’opposizione. Tra l’altro i dimostranti per difendersi dagli agenti, hanno usato escrementi (umani e non). Li hanno spalmati sulle pietre usate per erigere barricate, per impedire che fossero facilmente spostate, e dopo averli mescolati con liquidi maleodoranti li hanno adoperati per costruire fastidiose bombe di sterco.
I difensori dei diritti umani sostengono che almeno 20 dimostranti sono stati uccisi dalla polizia e l’UNHCR ha fatto sapere che almeno 70 mila persone, per paura delle violenze politiche sono fuggite nei Paesi vicini.
Dal canto suo Federica Mogherini, il commissario europeo agli affari Esteri, ha spiegato che un gruppo di osservatori è stato dispiegato nel Paese per oltre un mese. Ha denunciato restrizioni alla stampa e intimidazioni ai partiti politici di opposizione e agli esponenti della società civile”. Ha quindi deciso di sospendere il finanziamento di 2 milioni di euro previsto per organizzare le elezioni: quelle del parlamento sono previste per il 2 giugno, quelle presidenziali il 26 successivo.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @Malberizzi
Nelle foto, partendo dall’alto: l’arcivescovo di Bujumbura Evariste Ngoyagoye, proteste a Bujumbura, la polizia controlla i dimostranti, infine in basso un primo piano di Pierre Nkurunziza
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