Speciale per Africa Express
Massimo A. Alberizzi
Milano, 28 maggio 2015
E’ in corso al MUDEC, il Museo delle Culture di Milano (via Tortona 56), un’interessante esposizione di opere d’arte, soprattutto sculture, africane. La mostra, curata da Claudia Zevi, propone 270 pezzi, alcuni veramente pregevoli, che come spiega il catalogo, “intendono dare conto dei diversi sguardi con i quali la cultura occidentale si è posta dinnanzi alle espressioni plastiche dell’Africa”.
La negritudine è una cultura quasi sconosciuta in Occidente (specie in Italia) ed è spesso considerata, erroneamente, una sotto cultura. Non si esprime solo nell’arte scultorea, ma anche in quella pittorea e nella letteratura. Certo l’Africa è un continente enorme ed è sbagliato pensare che sia un tutt’uno omogeneo. Infatti, le opere in mostra a Milano vengono soprattutto dalle zone che hanno espresso ciò che noi apprezziamo di più, quelle occidentali, dall’Angola fino al Senegal. Mancano reperti provenienti dall’Etiopia e dal Sahara, le espressioni di due culture assai diverse tra loro e che probabilmente, a detta di un profano come me, non hanno nulla in comune né tra loro né con l’Africa Occidentale.
La negritudine, e quindi il termine negro, in italiano, come in francese, non ha nulla di offensivo. La stessa parola in inglese, viene pronunciata con disprezzo, “niger”. Ormai, forse per paura di offendere, noi usiamo dire nero, sottraendo quindi la definizione culturale profonda al vocabolo.
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Ero a Dakar, quando parlando degli africani a un rispettabile signore senegalese, li ho chiamati neri, noirs. Sono stato immediatamente corretto: “Excusez-moi monsieur, je ne suis pas noir, je suis nègre” (Mi scusi signore, io non sono nero, sono negro). Ho capito che l’avevo quasi offeso.
Ebbene la mostra di Milano mi ha riportato alla memoria quell’incontro e molti altri dove il mio empirismo convinto si è scontrato (o forse meglio dire si è fuso) con la sacralità e la magia dei riti e delle convinzioni africane.
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Poco più di un secolo fa i primi pezzi di arte africana sono arrivati in Europa, in Francia soprattutto. Snobbata in un primo tempo dal grande pubblico, “art nègre” attira l’attenzione delle avanguardie che si accorgono di come riesca a connettere il mondo degli uomini con quello della natura e degli spiriti.
Oltre al pregio di aver portato un pezzo di arte africana a Milano, l’esposizione del MUDEC riesce finalmente a far capire che non si tratta di un’arte minore. Come c’è scritto nella presentazione “l’arte tradizionale dell’Africa Nera testimonia l’inscindibile coesistere di una qualità formale di ‘arte tout court’ dotata di specifici canoni estetici, con la ricchezza molteplice delle concezioni religiose, dei riti, delle manifestazioni del potere, fino agli oggetti della vita di tutti i giorni delle diverse popolazioni che l’hanno espressa”.
Massimo A. Alberizzi
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