Dal Nostro Corrispondente
Arturo Rufus
Nairobi, 26 maggio 2015
Imboscata ieri organizzata dagli integralisti shebab contro una colonna di poliziotti kenioti a Yumbis un villaggio a una settantina di chilometri a est di Garissa, città tristemente famosa perché la sua università è stata attaccata dai terroristi che hanno fatto una strage il 2 aprile scorso (148 studenti e professori uccisi, molti a sangue freddo). http://www.africa-express.info/2015/04/02/kenya-assalto-degli-shebab-che-si-barricano-con-gli-ostaggi-nelluniversita-di-garissa/
Che a Yumbis ci sia stata una battaglia furibonda è confermato. Sul numero di vittime invece le informazioni, sicuramente viziate dalla propaganda, divergono: gli shebab nella persona di uno dei suoi portavoce, Sheikh Abdiasis Abu Musab, sostengono di aver ucciso almeno venticinque agenti, il governo ridimensiona profondamente il bilancio, fissandolo a un solo ferito, ma una fonte confidenziale rivela: almeno cinque morti.
I poliziotti kenioti stavano facendo un normale pattugliamento in una zona semideserta infestata dai terroristi, al confine con la Somalia. Il convoglio di quattro fuoristrada è caduto nell’agguato. Un’altra camionetta carica di agenti che stavano correndo a dar man forte ai colleghi, è saltata su una mina piazzata sul ciglio della pista.
Da qualche mese la contea di Garissa, a poco più di cento chilometri dal confine somalo e 500 chilometri dalla capitale del Kenya, Nairobi, è teatro di attentati e scontri furibondi tra gli integralisti somali shebab e l’esercito dal Kenya. Non c’è stato solo il mostruoso e disumano attacco all’università di inizio aprile, ma un continuo stillicidio di attentati, bombe, granate.
Secondo fonti di intelligence, l’infiltrazione di cellule terroriste nella zona è stata capillare, tant’è che il nord est del Kenya è stato catalogato come ad alto rischio di attentati. In tutta l’area sono stati dislocati alcuni reparti speciali dell’esercito keniota.
Sempre secondo informazioni confidenziali, i militanti dei gruppi shebab non sono più solamente somali, non vengono da fuori, ma sono giovani nati e cresciuti in Kenya, reclutati in qualche madrassa anche su quella costa che va dal confine con la Tanzania a quello con la Somalia, passando per Mombasa e due rinomati centri turistici, Malindi e Lamu.
La pressione dell’esercito keniota contro i gruppi terroristi è diventata fortissima. Si segnala che le cellule che operano nell’ex colonia britannica, tagliate spesso fuori dai collegamenti con le basi in Somalia, sono a corto di carburante e di cibo (le armi invece non mancano mai). I capi, quindi, hanno chiesto ad alcuni gruppi di militanti di lasciar perdere le azioni politiche e di darsi al banditismo per tirar su denaro.
Un’informativa riservata, di cui Africa ExPress è venuta in possesso, sottolinea che queste gang sono composte da giovani del posto (non necessariamente fanatici musulmani) reclutati a Kilifi, Mombasa, Kwale, Malindi, Lamu, Mandera, Wajir e Garissa. Qualcuno viene dalla Tanzania e dalle province occidentali del Kenya. Sono ragazzi che conoscono molto bene il territorio. Secondo queste notizie, le comanda Mohamed Kuno “Gamadheere”, un keniota di Garissa, che ha organizzato l’assalto all’università, sulla cui testa pende una taglia di 20 milioni di scellini (poco meno di 200 mila euro).
Arturo Rufus
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