Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 maggio 2015
Due militanti sospettati di appartenere alla setta islamica Boko Haram hanno attaccato ieri mattina alle otto una scuola superiore a Potiskum nello Stato di Yobe, nel nord-est della Nigeria. Testimoni oculari hanno riferito che i vigilantes della scuola, armati solamente di manganelli, sarebbero fuggiti a gambe levate.
Almeno sei studenti sono stati feriti. Non è stato reso noto quanti di loro colpiti da proiettili e quanti si siano lesi saltando dalle finestre, perché presi dal panico.
Uno dei due attentatori era un kamikaze. Si è fatto esplodere nell’area dove sono parcheggiate le automobili, ma fortunatamente non ha ferito nessuno. L’uomo armato, invece, è stato catturato e malmenato dalla folla inferocita. Ora è in stato di arresto, come hanno dichiarato fonti della polizia.
Il gruppo terrorista Boko Haram ha subito molte perdite nelle ultime settimane, grazie ad operazioni congiunte delle forze armate di Nigeria, Camerun, Ciad e Niger.
Nei giorni scorsi l’esercito nigeriano ha liberato centinaia di donne e bambini nella Foresta Sambisa e, come hanno dichiarato fonti militari nigeriane, molti terroristi sono stati uccisi, altri sono scappati. Nel tentativo di riorganizzarsi, i terribili terroristi potrebbero cercare di spargere terrore con attacchi isolati come quello di oggi.
Non solo le truppe regolari sono sulle tracce dei Boko Haram, anche gruppi di vigilantes danno loro la caccia. Volontari di uno di questi g hanno sorpreso una quarantina di loro proprio mercoledì mattina nella foresta Hiang-Kukuriyi (la parte a sud della foresta Sambisa), uccidendo ventinove militanti. “Li abbiamo identificati facilmente – ha raccontato Madu Plungwa, comandante dei vigilantes, ai reporter di The Guardian -. Diverse Toyota Hilux e motociclette erano parcheggiate in un allevamento ittico della zona. Li abbiamo attaccati mentre loro pranzavano a base di pesce arrosto. Chi non è stato ucciso, è scappato con le macchine, anche con ferite profonde”.
Cornelia I. Toelgyes
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