Speciale per Africa-ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 29 aprile 2015
In oltre diciassette mesi ebola ha ucciso ben 10.824 persone. Ora, secondo l’ultimo bollettino dell’Organizzazione mondiale della sanità, il virus killer ha rallentato la sua folle corsa. Nelle ultime settimane non si sono registrati nuovi casi in Liberia. Ventidue persone in Guinea e undici in Sierra Leone hanno contratto il virus la scorsa settimana, secondo i dati ufficiali.
Ieri in Sierra Leone, ex-colonia britannica, è stato celebrato il 54° anniversario dall’indipendenza, ottenuta nel 1961. Ovviamente in tono minore, nessuna manifestazione o celebrazioni pubbliche, nemmeno nella capitale Freetown.
“Siamo in lutto, nel nostro Paese sono morte quasi quattromila persone in quest’ultimo anno a causa di questa terribile epidemia. Molti operatori sanitari hanno perso la vita cercando di salvare quella degli altri”, ha dichiarato Ernest Bai Koroma durante il suo discorso in diretta televisiva il 27 aprile scorso.
La Sierra Leone è stata uno tra i Paesi più colpiti dall’invisibile killer: oltre dodici mila persone sono state infettate, un terzo di questi è deceduto. Intere famiglie sono state spazzate via, spesso l’unico sopravvissuto è un bambino. Secondo uno studio effettuato da “Street Child UK”, nel Paese si registrano attualmente dodicimila orfani, molti dei quali sono rimasti senza alcun sostegno finanziario e supporto affettivo: non potranno frequentare la scuola e per loro sarà difficile trovare un lavoro, una volta adulti. Ebola ha infranto i sogni di molti bambini e giovani.
Per quasi un anno intero 1,8 milioni di ragazzi della Sierra Leone non hanno potuto frequentare le scuole, chiuse a causa dell’epidemia ebola. Ora sono state riaperte, tanti genitori non possono permettersi il lusso di dare un’istruzione ai propri figli. Il virus killer non solo ha ucciso migliaia di persone, ha anche fortemente indebolito l’economia già precaria dei tre Paesi (Guinea, Liberia e Sierra Leone) maggiormente colpiti.
Molte mamme e papà non sono in grado di pagare la retta scolastica, acquistare libri e quant’altro, perché – è bene saperlo – nella maggior parte del Continente africano le scuole non sono gratis.
In quest’ultimo anno sono morte troppe persone in Sierra Leone, non solo di ebola. Anzi, per combattere il virus mortale, si è prestata poca attenzione alle altre patologie come, tubercolosi e infezione da HIV. Per fare un esempio, si ritiene che siano morte più persone di malaria che non di ebola. Per rispondere all’epidemia, il 70 percento del personale medico e paramedico è stato trasferito dalle cliniche e ospedali in centri specializzati per il trattamento dell’ebola, portando così al collasso il già precario sistema sanitario.
La Sierra Leone è uno tra i Paesi più colpiti dal micidiale l’agente patogeno. L’OMS prevede zero casi di ebola entro agosto 2015, ma nessuno dimenticherà facilmente ebola e le sue conseguenze che resteranno visibili e tangibili per anni. Non sarà facile ricominciare. Occorrerà iniziare una nuova battaglia: quella della sopravvivenza nell’indifferenza di un mondo che si gira dall’altra parte.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
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