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Il presidente del Burundi vuole il terzo mandato: proteste e scontri 2 morti

Speciale per Africa ExPress
Massimo A. Alberizzi
26 aprile 2015

Due morti e una quindicina di feriti a Bujumbura per le proteste represse dalla polizia, cominciate dopo che ieri il presidente uscente Pierre Nkurunziza ha deciso di ricandidarsi alla massima carica dello Stato per la terza volta, violando la Costituzione che prevede solo due mandati. Le elezioni sono previste il 26 giugno.

E così il Burundi dopo anni di guerra civile, da cui è uscito brillantemente con un trattato di pace nove anni fa, rischia di ripiombare nel caos.

poliziotto e gaspoliziotto e gas

 

 

 

 

Sabato il partito al potere, Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia – Forze per la Difesa della Democrazia, ha avallato la scelta di Nkurunziza di riproporsi alla guida del Burundi: l’opposizione si è scatenata ed è scesa in piazza. Il ministro dell’Interno Edouard Nduwimana ha dispiegato la polizia che, per disperdere i dimostranti, ha utilizzato gas lacrimogeni, pallottole di gomma ma anche di piombo. Sono queste che hanno provocato i morti e i feriti. “Le manifestazioni sono illegali – ha detto – perché il governo le ha vietate”. Come se la decisione del presidente di restare in carica sia invece legale.

A nulla sono valsi i consigli di Europa, America, Nazioni Unite, Unione Africana; Nkurunziza vuole il terzo mandato alla faccia della Costituzione uscita dal trattato di pace, che non lo prevede.

D’altro canto il Burundi, che ha una storia assai simile a quella del Ruanda (però ha preso negli ultimi anni una strada diametralmente opposta), è uno dei Paesi più corrotti dell’Africa. E’ vero che la lotta tra hutu e tutsi è acqua passata, ora i due gruppi etnici si sono distribuiti all’interno dei differenti partiti. Dentro il CNDD-FDD si spartiscono i proventi della gestione politica.  Chi sperava che dopo il 2005 il Paese potesse procedere sulla via dello sviluppo (come ha fatto il Ruanda) è rimasto profondamente deluso.

“L’opposizione comunque è debole – ha sottolineato a Africa ExPress, un osservatore politico raggiunto al telefono a Bujumbura –. E’ difficile che riesca a impedire la rielezione di Nkurunziza che in questi anni ha governato in modo paternalista distribuendo cibo e varie prebende per attirarsi la simpatia delle popolazione. Il Paese comunque è distrutto e saccheggiato dalla classe dirigente che ormai non ha più le differenze etniche di una volta. Il rischio concreto è piuttosto che il Burundi ripiombi nella guerra civile. E allora saranno di nuovo guai”.

In vista di nuove violenze i civili, intanto, hanno cominciato a lasciare il Paese. Dal marzo scorso diciassette mila burundesi sono fuggiti in Ruanda e nella Repubblica Democratica del Congo.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

Nella foto il basso Pierre Nkurunziza

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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