EDITORIALE
Massimo A. Alberizzi
Le dichiarazioni di questi giorni – organizziamo un blocco navale, affondiamo i gommoni, bombardiamo le basi degli scafisti – nascondono una grande ignoranza e la mancanza di conoscenza sulle reali condizioni dalle quali la gente scappa.
La demonizzazione degli scafisti – indicati come i maggiori responsabili delle tragedie – non porta da nessuna parte. Gli scafisti sono l’ultimo anello di una catena perversa che comincia dai dittatori e dai governanti corrotti, passa per gli organizzatori dei viaggi della speranza e solo alla fine arriva alle coste nordafricane e ai barconi. http://www.africa-express.info/2014/06/15/magafe-luomo-che-somaliland-vende-sogni-e-torture-chi-vuole-emigrare/
Una politica miope – e spesso tesa all’autoreferenzialità – non vuole capire, ma soprattutto non vuole affrontare il problema alla radice. per non ledere interessi consolidati. Il problema dell’emigrazione non riguarda soltanto l’Europa e l’Italia come sua frontiera meridionale: mentre scriviamo, e viviamo i drammatici avvenimenti di questi giorni, centinaia di migliaia di persone partono dal Messico e dall’America latina per spostarsi negli Stati Uniti, dall’Asia verso l’Australia, dai Paesi devastati dalle dittature dell’Africa meridionale verso il Sudafrica. Chi abita in Paesi deturpati da guerre (e conseguentemente da carestie) vede altre nazioni, sia pur povere, come bengodi. Il Kenya sta costruendo un muro lungo i 1700 chilometri della sua frontiera con la Somalia, per impedire l’arrivo quotidiano di migliaia di profughi in fuga dalla guerra e dalla fame; in Sudafrica in questi giorni sono cominciate spedizioni punitive contro i somali, gli zimbabweani, gli angolani che lì si sono stabiliti. Vendette razziste? No di certo, solo antagonismo e competitività economica.
Qualcuno, dopo la tragedia dei giorni scorsi, oltre 700 morti, ha sostenuto, con una certa rabbia, che i migranti vanno protetti dai trafficanti di uomini. Si tende a instillare nella gente la percezione che la responsabilità delle fughe di massa sia degli scafisti e dei loro boss. “Moderni schiavisti”, li ha definiti Renzi nel suo discorso alla Camera. Niente di più sbagliato e fuorviante. Per chi fugge dall’inferno, i comandanti delle vecchie carrette del mare sono come angeli salvatori. Sono i custodi delle chiavi del paradiso tanto sognato. I migranti – e questo va sottolineato con forza – vanno piuttosto difesi dai loro governi, dalla repressione dura delle dittature o dallo sfruttamento economico di amministrazioni che apparentemente non sono dittature ma effettivamente lo sono.
Prendiamo la Nigeria, un Paese con un sistema formalmente democratico, corrotto fino al midollo. E dove ci sono i corrotti, ci sono anche i corruttori. Se ce ne accorgiamo noi giornalisti come pensiamo che non conoscano i meccanismi della corruzione e del malaffare le società -anche italiane – che fanno affari laggiù? La cleptocrazia che regge la Nigeria impedisce lo sviluppo economico e affonda i sogni dei giovani. In alcuni Stati della Nigeria la disoccupazione arriva al 98 per cento. Ma le compagnie petrolifere occidentali sono consapevoli che facendo prosperare dittatori e governanti corrotti alimentano le fughe?
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Ancora: il proibizionismo alimenta il malaffare. E’ successo negli Stati Uniti durante il periodo del divieto di consumare alcolici nella prima metà del ‘900, succede ogni giorno con la droga e oggi succede con i migranti. Allora invece di emettere giudizi e soluzioni radicali, occorre mettersi attorno a un tavolo e pensare a come fare entrare i migranti nella “Fortezza Europa” (con viaggi senza rischi e pericoli) e distribuirli nei vari Paesi dell’Unione, , con raziocinio e saggezza,. Non è buonismo. E’ semplicemente buon senso. Questa gente arriva da Paesi del sud, che forniscono le materie prime necessarie a consentirci di vivere agiatamente qui a nord. Se i rubinetti si chiudono il signor Salvini dovrà spiegare, per esempio, come pensa di riscaldare d’inverno la Valle Padana. Aiutare i migranti significa, in fondo, aiutare noi stessi.
Ma non solo. Dicono in tanti che occorre creare le condizioni perché la gente non sia costretta a emigrare. Bene cominciamo allora a non vendere più cannoni ai dittatori e ai satrapi; impediamogli di violentare le loro popolazioni e facciamo seguire alle parole i fatti. Imponiamo il divieto di vendere armi. Lo so che è un’utopia ma se parliamo soltanto di atti di forza, cadiamo in un’altra utopia: quella di credere che con le armi si blocchino i flussi migratori. Così facendo non usciremo mai da questo groviglio mediterraneo.
Nel 2013 l’Europa contava 742 milioni di abitanti e sono arrivati 42 mila profughi. Tutti assorbiti nell’Unione. Non si possono pensare politiche di assorbimento, umane, solidali e tolleranti?
Massimo A. Alberizzi
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