Sono state prolungate di un giorno le votazioni in Sudan
Il presidente uscente Omar Al Bashir le vincerà, perché
l’opposizione ha chiamato al boicottaggio
Pochissimi sono andati a votare per un governo corrotto
e per un presidente ricercato dal tribunale internazionale
Dal Nostro Corrispondente
Artuto Rufus
Nairobi, 16 aprile 2015
Il risultato delle elezioni presidenziali in Sudan è scontato. Vincerà il presidente uscente Omar Al Bashir, l’uomo che ha preso il potere con un colpo di Stato il 30 giugno 1989 e d’allora non l’ha più mollato. Le elezioni farsa che ha organizzato in questi giorni, non porteranno a nessun risultato, neppure quello di legittimare un leader screditato e ricercato dal tribunale internazionale per crimini di guerra e genocidio, perpetrati in Darfur.
L’opposizione, infatti, (come ha fatto nel 2010 quando Bashir è stato rieletto) ha deciso di boicottare le elezioni, cui partecipano, alla fine solo il presidente uscente e 14 candidati semisconosciuti, due dei quali si sono ritirati ieri per “gravi violazioni della legge”. L’opposizione ha anche protestato contro l’Unione Africana quando ha annunciato che avrebbe inviato osservatori per monitorare il voto, definito una pagliacciata.
Gli antigovernativi, tra i quali il National Umma Party (NUP) guidato da Sadiq Al Mahdi, il Popular Congress Party il cui leader è Hassan Al Turabi, e il Partito Comunista Sudanese (Sudanese Communist Party) hanno chiesto di posticipare il voto, fino a quando non sia concluso il dialogo nazionale, che, per altro, non è ancora cominciato.
Già, perché le condizioni chieste per iniziare a discutere e negoziare, comprendono l’abolizione delle leggi sulla restrizione delle libertà individuali, compresa quella di espressione, e un governo di transizione per varare una nuova Costituzione, che permetta elezioni libere e democratiche. In queste votazioni le televisioni – tutte – sia quella statale che quelle private, sono schierate a favore di Bashir. E questo spiega bene come sia stato organizzato il processo elettorale.
Ma non solo. Le votazioni sono state cancellate in sette circoscrizioni del Sud Kordofan (cioè le Montagne Nuba), lo Stato controllato dal Sudan ma rivendicato dal Sud Sudan il cui status avrebbe dovuto essere discusso dopo l’indipendenza di quest’ultimo Paese. I ribelli del SPLM-Nord (Sudan People’s Liberation Front – North), come annunciato dal loro leader, Abdel-Aziz Al Hilu avevano minacciato attacchi generalizzati per sabotare il voto.
Poco più di mille candidati sono in corsa per conquistare i 425 seggi del parlamento. Il risultato ufficiale del voto, per altro, come detto, scontato per la scelta del presidente, si conoscerà nei prossimi giorni.
Arturo Rufus
arturo.rufus7@gmail.com
Nella foto in basso il comandante Abdel-Aziz Al Hilu, leader dei ribelli del Sudan People’s Liberation Front – North che operano nel sud Kordofan
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