Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 7 aprile 2015
Un olandese, Sjaak Rijke, rapito dai militanti di Al Qaeda nel Maghreb islamico il 25 novembre 2011 a Timbuctù è stato liberato ieri mattina dalle forze francesi dell’operazione Barkhane, attiva nel Sahel per contrastare i gruppi jihadisti (è composta da tremila uomini e dispone di una ventina di elicotteri, duecento veicoli logistici, duecento blindati, sei caccia, tre droni e una decina di aerei da trasporto).
Il Ministero della difesa francese, in un comunicato diffuso nel pomeriggio di lunedì 6 aprile, ha spiegato: “L’ostaggio è in buone condizioni di salute e si trova ora nella base provvisoria di Barkhane a Tessalit. Durante questa operazione sono stati arrestate anche alcune persone”.
E mentre veniva liberato l’ostaggio olandese, uomini armati hanno attaccato Diafarabé, nel centro del Mali. “Hanno ucciso un uomo perchè portava un’uniforme nazionale. Un atto di sfiducia verso lo Stato” ha dichiarato un membro della famiglia ai reporter dell’ AFP.
Sono sempre più frequenti gli attentati da parte di bande armate sia al centro che al nord del Paese. Mercoledì le truppe del Mali hanno ucciso tre banditi in prossimità della frontiera con il Burkina Faso.
Venerdì due civili sono stati assassinati da uomini armati a Boni, nella zona centrale, mentre sabato, 4 aprile 2015 è stato sequestrato un cittadino rumeno, responsabile della sicurezza in una miniera del Burkina Faso, in una località confinante con il Mali, dove i rapitori hanno portato la vittima.
Lunedì 30 marzo è stato ucciso l’autista maliano di un camion della Croce Rossa Internazionale (CICR), un altro impiegato che era con lui è stato ferito. Stavano trasportando del materiale medico nel vicino Niger. Nel pomeriggio dello stesso giorno l’imboscata è stata rivendicata ai reporter di AFP a Bamako da Abou Walid Sahraoui, del “ Mouvement pour l’unicité et le jihad en Afrique de l’Ouest (Mujao)”. Sahraoui ha confermato: “Abbiamo ucciso un autista vicino a Goa. Lavorava per il nemico, per la CICR”. Dopo l’ultimo vile attacco jihadista, il CICR ha sospeso tutti gli spostamenti nel nord del Mali, dove l’organizzazione umanitaria assisteva migliaia di persone.
Durante una manifestazione tenutasi a Gao il 27 gennaio 2015, tre persone sono state uccise e altre quattro sono state ferite dalle forze di polizia di MINUSMA. (acronimo inglese per “United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali”). Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon ha presentato le scuse alle famiglie, assicurandole che giustizia sarà fatta. Secondo un rapporto ONU le forze di polizia dei caschi blu di MINUSMA sarebbero intervenute in modo improprio non autorizzato. Avrebbero insomma abusato del loro potere.
Gli ispettori dell’ONU che hanno stilato il rapporto hanno anche sottolineato che i manifestanti sono stati piuttosto violenti. Durante la manifestazione avrebbero gettato pietre e bottiglie molotov e, un particolare da non sottovalutare, la polizia maliana, presente, non sarebbe intervenuta, perché non equipaggiata adeguatamente.
Dal canto suo l’Unione Africana ha sollecitato il Coordinamento del Movimento dell’Azawad (CMA) di firmare il trattato di pace di Algeri del 1° Marzo 2015 che i tuareg e i vari gruppi ribelli che operano nel nord del Mali si erano rifiutati di siglare.
(http://www.africa-express.info/2015/03/04/pronto-il-trattato-di-pace-mali-ma-tuareg-non-lo-firmano/)
(http://www.africa-express.info/2015/04/07/le-aspirazioni-dei-tuareg-cinicamente-stroncate-dalle-grandi-potenze/)
Il presidente della commissione dell’UA, la signora Nkosazana Dlamini-Zuma, nel suo appello ha chiesto esplicitamente al CMA: “E’ necessario che firmiate il documento di pace e di riconciliazione nell’interesse della popolazione che dite di rappresentare e del Mali. Solo con la firma e la messa in opera del trattato si potrà risolvere la crisi che affligge il nord del Mali e accelerare il suo sviluppo socio-economico. Contemporaneamente faciliterà la lotta contro le sacche di gruppi terroristi e della criminalità organizzata attivi nella zona e nel Sahel”.
Cornelia I. Toelyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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