Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 3 aprile 2015
Venti giorni prima del micidiale attacco all’università di Garissa (147 studenti uccisi, un numero imprecisato, ma ingente di feriti) c’era stata un’avvisaglia assai preoccupante in Kenya. La polizia, su segnalazione dell’intelligence, aveva bloccato un’auto con bordo jihadisti somali, il cui compito era quello di far esplodere il più bello, elegante e prestigioso centro commerciale di Nairobi.
Strada che da Garissa porta a Nairobi, 13 marzo pomeriggio. Un’auto un po’ scassata viene fermata dalla polizia poco dopo la cittadina di Thika, famosa per le distese coltivate ad ananas di proprietà della Del Monte. Gli agenti circondano la vettura con molte precauzioni. Sanno che le due persone a bordo sono due aspiranti terroristi suicidi. Assieme a loro sull’auto c’è un arsenale: materiale esplosivo, munizioni e dispositivi elettronici utilizzati per far detonare ordigni al plastico.
La notizia viene tenuta riservata per evitare di provocare panico tra la gente, ma si viene a sapere che i due stavano progettando di fare esplodere la loro auto imbottita con esplosivi combinati (C4 e tritolo) di uso militare al Village Market, un complesso di negozi e centri di ricreazione prestigiosi, poco lontano dal compound delle Nazioni Unite, dove lavorano 5000 persone, la maggior parte delle quali straniere. Sarebbe stata una tragedia perché la bomba avrebbe prodotto uno scoppio quaranta volte superiore a quello di una auto-bomba devastante.
L’operazione antiterrorismo andata a buon fine il 13 marzo è stata condotta dalle tre agenzie di sicurezza dell’ex colonia britannica, i servizi di controspionaggio, la polizia antiterrorismo e l’intelligence militare. Nel settembre 2013 i militanti somali shebab (il nome completo è Harakat al-Shabaab al-Mujahideen) avevano messo a ferro e fuoco e distrutto il Westgate, il centro commerciale più moderno ed elegante di Nairobi. Ora stavano cercando di far fare la stessa fine a quello che ha preso il suo posto, il Village Market appunto.
Secondo un rapporto di intelligence gli esplosivi di grande potenziale C4 e tritolo recuperati dai servizi di sicurezza che i due terroristi intendevano utilizzare è simile a quello sequestrato da una cellula sovversiva formata da cittadini iraniani, arrestati qualche tempo fa in Kenya e ora detenuti in un carcere quaggiù. Alcuni documenti declassificati rivelano che gli iraniani avevano intenzione di utilizzare la stessa miscela per “attacchi contro Israele, Stati Uniti, Regno Unito e Arabia Saudita”.
I due terroristi arrestati il 13 marzo appartenevano al gruppo shebab comandato da Adan Garar, ucciso nel tardo pomeriggio del 12 marzo da un drone americano all’attacco nella regione del Gedo, nel sud della Somalia ai confini con il Kenya. Adan Garar è stato indicato come uno degli organizzatori dell’attacco contro il Westgate del 2013, nel quale morirono 67 persone, almeno secondo il bilancio ufficiale.
Nei giorni scorsi il Pentagono ha confermato la morte di Garar, ucciso mentre si trovava nella sua auto nel villaggio Aqab-buul vicino la città di Diinsoor una delle roccaforti degli shebab in Somalia. Un portavoce l’ha descritto come un “personaggio chiave” nell’organizzazione degli shebab di cui era coordinatore delle operazioni esterne per perseguire gli obiettivi di Al Qaeda, cioè colpire gli interessi dell’Occidente e i suoi cittadini.
Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi
Nella foto in alto militari kenioti , in basso una veduta del Village Market di qualche tempo fa e prima della ristrutturazione che l’ha reso ancora più bello ed elegante
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