Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 2 marzo 2015
Il vicepresidente della Sierra Leone, Samuel Sam-Sumana, ha deciso di autosospendersi in quarantena per 21 giorni, cioè di non entrare in contatto con nessuno, dopo la morte per ebola della sua guardia del corpo.. Un esempio importante. Molte persone, infatti, nei Paesi flagellati dal terribile, invisibile killer, vuoi per paura vuoi per vergogna, evitano di segnalare di essere a rischio ebola. Eppure se si autodenunciassero e si sottoponessero ai test prima della comparsa dei sintomi, potrebbero impedire il continuo diffondersi della malattia. Anche lo staff del vicepresidente è stato sottoposto a quarantena.
Verso la fine dello scorso anno e l’inizio del 2015 ebola aveva leggermente rallentato la sua folle corsa. Infatti in Liberia è stato tolto il coprifuoco, sono state riaperte la maggior parte delle scuole, naturalmente con le dovute precauzioni: all’entrata viene misurata la temperatura agli alunni ed ognuno di loro deve disinfettarsi le mani.
Durante un meeting tenutosi a metà febbraio a Conakry, la capitale della Guinea, i capi di Stato dei tre Paesi maggiormente colpiti da ebola, Ellen Johnson Sirleaf, (Liberia), Alpha Conde (Liberia) e Ernest Bai Koroma (Sierra Leone) hanno espresso con determinazione di voler sconfiggere l’epidemia entro 60 giorni.
Purtroppo nell’ultima settimana di febbraio c’è stato un incremento dei contagi, si sono registrati nuovi casi: 35 in Guinea e 63 nella sola Sierra Leone.
Un intero villaggio di cinquecento anime, che si trova alle porte della città di Makeni, è stato messo in quarantena dall’esercito: 31 persone sono state infettate da un uomo che, scappato dalla quarantena a Freetown, si è recato nel suo villaggio d’origine per sottoporsi alle cure di un guaritore tradizionale. Molti dei residenti sono pescatori e l’area sottoposta a quarantena si trova a poca distanza da un albergo dove risiedono molti operatori sanitari di organizzazioni internazionali.
Bill Boyes, portavoce dell’ International Medical Corps (IMC) ha riferito : “Nel giro di pochissimi giorni abbiamo dovuto ricoverare cinquanta persone. Per ora i casi confermati sono trentuno!”. Tutto ciò, perché una sola persona, pur sapendo di essere ammalata, è scappata, si è sottratta alla quarantena e alle cure. L’uomo è deceduto il giorno dopo il suo arrivo nel villaggio. Il guaritore e i parenti stretti si sono ammalati nel giro di pochi giorni, perché le cure tradizionali implicano il contatto fisico diretto con il malato: bisogna lavarlo, toccarlo, cospargerlo di unguenti.
L’epidemia è ormai scomparsa dalle prime pagine dei giornali, ciò non significa che sia sconfitta. La situazione attuale è la seguente: 9.675 persone sono decedute, mentre 23.825 hanno contratto il terribile virus killer. Questi sono gli ultimi dati ufficiali riportati dall’Organizzazione mondiale della salute, quelli effettivi sono certamente di più.
Cornelia I. Toelgyes
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@cotoelgyes