Speciale per Africa-ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 18 febbraio 2015
Non si placa l’ondata di violenza nella Repubblica centrafricana, malgrado la massiccia presenza dei caschi blu, il cui compito principale è quello di disarmare i gruppi ribelli. All’inizio di febbraio sono stati attaccati sei villaggi a Kaga Bandoro (prefettura di Nana-Gribizi) da un gruppo di pastori fulani armati, appartenenti all’etnia Mbarara, che popolano Kabo, una regione del nord. Sono venuti con le loro mandrie, che hanno distrutto tutte le coltivazioni. Hanno ucciso almeno tre persone, molte altre sono state ferite. Gli abitanti in fuga dalle violenze, hanno raccontato: “Sono venuti per vendicare i loro parenti uccisi dagli anti-balaka (prevalentemente cristiani)”.
La regione di Kaga Bandoro è stata teatro in passato di violenti scontri tra anti-balaka e Seleka (miliziani prevalentemente musulmani). Tuttora è la base di un migliaio di ex-Séléka sotto il commando di Nourredine Adam, numero due dell’ex-coalizione e vicino a Michel Djotodia, costretto alle dimissioni nel gennaio 2014.
Nuovi scontri anche a Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana: sabato 14 febbraio sono state uccise due persone di religione islamica. Nel quartiere musulmano PK5 si sono sentiti spari sporadici anche domenica. I controlli attorno al quartiere sono stati rafforzati.
L’imam Oumar Kobine Layama, presidente della comunità islamica del Centrafrica (CICA) ha precisato: “Chiediamo agli anti-balaka e ai musulmani che hanno rinunciato alla violenza , di unire le loro forze per smascherare gli autori di questi delitti. Anche il governo di assumersi le sue responsabilità e far sì che gli autori di questi atti criminali vengano arrestati. Occorre fare giustizia”.
Le prossime elezioni dovrebbero svolgersi in agosto di quest’anno e proprio per questo il segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon chiederà al Consiglio di Sicurezza di approvare l’invio nel Paese di altri 1030 caschi blu (750 militari e 280 poliziotti). Da settembre 2014 la missione dell’ONU MINUSCA (United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in the Central African Republic) è presente con un contingente di 11.070 uomini, “Ma – sottolinea Ban Ki-moon – la situazione è ancora molto fragile e gli scontri tra gli anti-balaka e gli ex-Séléka non si arrestano. Molti musulmani vengono ancora minacciati e perseguitati dagli anti-balaka. Le condizioni umanitarie sono disperate. In molti sono costretti a fuggire dalle loro abitazioni, dai loro villaggi”. La missione MINUSCA deve avere una nuova autorizzazione da parte del Consiglio di Sicurezza il prossimo aprile.
Il generale Babacar Gaye, capo di MINUSCA e rappresentante speciale del segretario generale dell’ONU nell’ex colonia francese, ha spiegato durante l’assemblea annuale dell’Unione Africana ad Addis Abeba a fine gennaio: “Le consultazioni popolari in vista delle prossime elezioni proseguono abbastanza bene, malgrado le sacche di violenza ancora presenti, notevolmente ridotte, grazie alla presenza massiccia delle forze internazionali. MINUSCA continuerà a proteggere il processo democratico, affinché ogni cittadino possa essere libero di esprimere la propria opinione e che essa venga presa nella dovuta considerazione come previsto dal Forum di Bangui”.
Rispetto a qualche mese fa, la situazione generale nella Repubblica Centrafricana è leggermente migliorata; resta il fatto che ora la rabbia è esplosa anche nei confronti di cittadini stranieri. Infatti, in gennaio una cooperante francese e un’impiegata dell’ONU sono state rapite da militanti anti-balaka. L’Eliseo, tramite la sua ambasciata a Bangui, ha diramato un appello nel quale chiede di evitare movimenti se non strettamente necessari. Nel comunicato si legge inoltre: “Mai spostarsi da soli, specie di notte; mai andare nei quartieri nr. 4, 5 e 8”.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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