I terroristi di Boko Haram attaccano in Ciad ma vengono respinti dall’esercito di N’Djamena

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Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 14 febbraio 2015

Il villaggio di Ngoubona nel Ciad è stato assalito dai Boko Haram venerdì 13 febbraio. Una trentina di militanti,  armati fino ai denti, a bordo di 4 motoscafi, hanno attraversato il lago Ciad, che traccia il confine tra i due Paesi;   oltre agli abitanti, il villaggio ospita molti profughi nigeriani, che si sono rifugiati lì all’inizio di gennaio (http://www.africa-express.info/2015/01/16/ammazzati-bambini-donne-partorienti-e-le-foto-agghiaccianti-della-distruzione-provocata-dai-boko-haram/).

I sanguinari miliziani hanno dato fuoco a molte case e attaccato la locale stazione di polizia. Parecchi i morti: oltre ad un poliziotto e un leader locale, sono stati ammazzati sette civili, tra cui una donna, bruciata viva nella sua casa. “Hanno persino ucciso le nostre capre”, ha riferito un testimone oculare.

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L’esercito del Ciad è intervenuto prontamente, respingendo i terroristi. Due di loro sono stati uccisi, le loro imbarcazioni bruciate. In seguito sono continuati i controlli a tappeto in tutta la zona. Ora si cercano cellule dormienti, soprattutto sugli isolotti del lago Ciad. I soldati ciadiani sono molto ben addestrati, inoltre, truppe francesi presenti nel Paese (Missione Berkhane) fornisce loro intelligence e supporto logistico.

Il generale Bayana Gossingar, governatore della Regione dei laghi ha annunciato: “Volevano farsi un po’ di pubblicità; hanno pensato di poter entrare nel nostro Paese indisturbati”.

Il portavoce dell’UNHCR di Ginevra, Adrian Edwards, ha commentato: “Gli abitanti e i rifugiati nigeriani hanno paura di restare ora a Ngoubona. Un camion di un’organizzazione umanitaria ciadiana è stato attaccato mentre trasportava i fuggitivi”.

Sembra che non si tratti della prima aggressione nel Ciad. Qualche settimana fa i Boko Haram avrebbero attaccato il villaggio di Kanatrom, uccidendo tre persone. Il fatto è venuto alla luce solamente venerdì scorso.

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Sabato scorso 14 febbraio i militanti islamici hanno tentato una nuova offensiva attaccando Gombe, città nigeriana capitale dello Stato del Gombe, nel Nord-est del Paese, ma l’esercito con il supporto di un aereo da combattimento, li ha respinti, obbligandoli a ritornare nello Stato del Borno.

Testimoni oculari hanno riferito ai reporter della BBC che i terroristi si sarebbero dapprima inoltrati nel villaggio di Dadin Kowa, che dista 40 chilometri da Gombe. Gli abitanti, al loro arrivo, sono scappati nelle campagne e nelle colline vicine e hanno dato l’allarme.

Tutte le strade intorno alla capitale dello Stato sono state bloccate ed è stato imposto un coprifuoco di 24 ore. In passato ci sono stati alcuni attacchi suicidi, ma è la prima volta che i Boko Haram hanno tentato un’offensiva in questo Stato della Nigeria.

Altri testimoni oculari hanno riferito che i terroristi hanno intimato alla popolazione di non andare a votare. Le elezioni presidenziali avrebbero dovuto tenersi il giorno di San Valentino, ma sono state posticipate di tre settimane anche a causa dei possibili attacchi minacciati da Boko Haram (http://www.africa-express.info/2015/02/08/caos-nellorganizzazione-e-minacce-dai-boko-haram-saltano-nigeria-le-presidenziali/)

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Domenica, 15 febbraio, una kamikaze donna si è fatta esplodere a Dumataru, capitale dello Stato dello Yobe, davanti ad un’affollata stazione di pullman. Sette persone sono rimaste uccise, i feriti sarebbero una trentina, ha dichiarato una fonte della polizia locale. Secondo una prima ricostruzione, la giovane sarebbe giunta sul luogo a bordo di un’automobile. Una volta scesa, si sarebbe diretta a piedi verso una drogheria, situata alla fine del terminal e lì si sarebbe fatta esplodere.

Durante l’ultima assemblea dell’Unione Africana (UA), tenutasi ad Addis Abeba a fine gennaio,  è stato deciso l’invio di 7500 uomini per combattere i terroristi di Boko Haram. Anche il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon appoggia questa iniziativa e persino l’Iran e gli USA hanno promesso il loro aiuto tecnico e logistico.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes

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