La Coppa d’Africa di calcio alla Costa d’Avorio sperando nella riconciliazione nazionale

Speciale per Africa ExPress
Costantino Muscau
11 febbraio 2015

Per ora è un’ipotesi, o, meglio, una speranza: che gli Elefanti portino pace duratura in famiglia. La nazionale calcistica della Costa d’Avorio con il suo successo, a spese dei vicini di casa del Ghana,  nella 30a edizione della  Coppa delle Nazioni Africane, conclusasi domenica sera (8 febbraio), potrebbe riuscire laddove i politici hanno fallito.

Le irrefrenabili, perfino esagerate, manifestazioni di giubilo esplose in tutto il Paese quando il portiere Boubacar  Barry, 35 anni, ha segnato contro il Ghana, il rigore decisivo ( il 22° della lotteria finale dopo i tempi supplementari finiti 0-0), secondo “Jeune Afrique” rappresentano qualche cosa di più del solito delirio collettivo legato al trionfo della squadra del cuore.

“Il cielo della Guinea Equatoriale è arancione e Barry è l’uomo del destino”, ha scritto con enfasi poetica un giornale italiano, commentando, appunto, il trionfo degli ivoriani (“gli Elefanti”) conto i ghanesi (“Le stelle nere” o Black stars che dir si voglia).

Il noto settimanale dell’Africa francofona, invece, va più a fondo in questo cielo arancione: “Oggi siamo tutti dietro a questa squadra, oggi c’è l’unità nazionale”, fa dire il giornale a un tifoso in lacrime.

“La Costa d’Avorio si è riconciliata questa sera – sono le parole di un altro supporter –. Non abbiamo bisogno dei politici per riconciliarci. Lo hanno fatto gli Elefanti!”.

“Gli Elefanti sono tornati ad avere, col sogno realizzato domenica sera, quel ruolo di strumento di unità nazionale – aggiunge  il settimanale – al quale si erano sottratti quando il Paese era spaccato tra il 2002 e il 2011”. Il riferimento è appunto a quel decennio di crisi politico-militare, le cui violenze postelettorali del 2010-2011, che hanno causato otre 3 mila vittime. Al termine degli scontri fra le opposte fazioni che facevano capo ai due candidati (Alassane Ouattara, del Raggruppamento dei Repubblicani, e Laurent Gbagbo, del Fronte Popolare Ivoriano) come è noto la spuntò, nell’aprile del 2011, l’attuale presidente Alassane Ouattara. Il quale, naturalmente, cercherà di cavalcare l’ondata di euforia nata dalla vittoria ai rigori (9-8) sul Ghana, (come 23 anni fa!), in vista delle prossime elezioni presidenziali di ottobre.

Ma qui entriamo nel dejà vu: l’opportunità di fare del calcio un uso politico anche in Africa (o soprattutto in Africa considerato il seguito che il dio pallone riscuote). La Coppa d’Africa, essendo la più importante competizione calcistica del continente, non è sfuggita alla strumentalizzazione politica. Perfino con qualche momento di involontaria comicità.

Un rappresentante del partito di Ouattara nella frenesia di sfruttare la conquista del trofeo ha diffuso un comunicato entusiastico per salutare i neo campioni continentali  ma confondendo la sede del loro exploit, ovvero scambiando la Guinea Bissau con la Guinea Equatoriale!

Comunque sia la Coppa rappresenta una passerella eccezionale, specialmente per chi ha magagne da nascondere sul piano della libertà e dei diritti umani e ha bisogno di una patina e di una patente di credibilità internazionale. Non sarà un caso se la manifestazione invece di tenersi ogni 4 anni, come i nostri Europei, si svolge ogni due. Prima negli anni pari, poi dal 2013 negli anni dispari, per evitare conflitti con i mondiali di calcio. Ed è per questo che sono stati assegnati due titoli a un anno di distanza: nel 2012, con vittoria dello Zambia ( sempre ai rigori 8-7 , guarda caso sulla Costa d’Avorio) e nel 2013 (vittoria della Nigeria sul Burkina Faso).

E guarda caso quest’anno l’onore di ospitare la Coppa d’Africa è toccato, ad appena 3 anni di distanza, ancora alla Guinea Equatoriale (che più appropriato sarebbe definire  Guinea …dittatoriale) , dove è saldo da decenni uno dei più abbietti regimi africani, quello del super ricco Teodoro Obiang, nelle cui prigioni, fra l’altro, marcisce il nostro connazionale Roberto Berardi ( vedi articolo su Africa ExPress di Andrea Spinelli Barrile, 17 gennaio 2015).

Nel 2012 la manifestazione era stata affidata ancora alla Guinea e al Gabon, oppresso un’altra spaventosa dittatura “benedetta” dalla Francia, che ha protetto il “re” Omar Bongo, cui è succeduto il figlio Ali. E’ vero che la Guinea Equatoriale come nazione ospitante è subentrata all’ultimo momento al Marocco, che ha rinunciato ufficialmente a organizzare il torneo causa dell’epidemia di ebola. E per questo il Paese maghrebino è stato sanzionato durissimamente: escluso dalle prossime due edizioni della Coppa d’Africa e multato  di un milione di dollari.

Ma perché proprio quella Guinea che aveva perso la faccia anche sul piano sportivo dopo la squalifica presa per avere schierato nelle qualificazioni un giocatore impresentabile? Infatti, era stata punita dalla Caf (Confederation Africaine de Football) per aver utilizzato un giocatore, Thierry Fidjeu Tazemeta, con passaporto camerunense. Per la cronaca (sportiva), la Guinea Equatoriale è finita al 4 posto ed stata pure al centro di alcuni gravi incidenti tra i suoi tifosi, quelli del Ghana e le forze dell’ordine. A un certo punto l’incontro con il Ghana (che ha stravinto per 3-0) è stato sospeso per quasi 40 minuti. La Guinea Equatoriale è stata punita con una multa di 100 000 dollari e dovrà disputare un incontro ufficiale casalingo a porte chiuse.

Accusato di essere stato troppo clemente con gli equatoguineiani, il presidente della Caf, Hissa Hayatou, se l’è presa con i media occidentali e li ha accusatì di voler “mantenere la colonizzazione, ma noi non ci stiamo più a essere colonizzati. Perché non parlate degli incidenti avvenuti a Genova in occasione della partita Serbia-Italia?” (partita di qualificazione agli Europei 2012, sospesa per le violenze).

Sul piano strettamente sportivo, il torneo di quest’anno, che aveva preso il via il 17 gennaio e si è concluso domenica 8 febbraio, è stato – a detta dei critici calcisti – abbastanza deludente.

Non tale, comunque, da giustificare lo scarso interesse con cui le partite giocate a Bata, Malabo, Mongomo e Ebebiyin, sono state seguite dai media italiani. Anche la grande stampa ha trascurato l’evento, eppure, al di là dell’interesse sia sul piano sportivo sia su quello sociopolitico, c’è un dato oggettivo, giustamente sottolineato dal Guerin Sportivo: ben 246 calciatori impegnati in Guinea Equatoriale hanno ingaggi europei. Si tratta del 67% del totale. Di essi 24 sono reclutati dai nostri club (71 da quelli francesi).

Si vede che per il nostro giornalismo, l’Africa interessa – anche sul piano calcistico – solo e sempre come fornitrice di manodopera. O di annegati nel Canale di Sicilia.

Costantino Muscau
c.muscau@alice.it

 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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