Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 febbraio 2015
All’inizio dell’anno sembrava che ebola avesse rallentato la sua folle corsa. Anche nei comunicati stampa dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) si poteva percepire un cauto ottimismo. Ban Ki -moon aveva specificato: “Non è ancora il tempo di cantare vittoria, ci sono ancora dei focolai attivi, specie in Sierra Leone. La strada è ancora lunga e tortuosa”. (http://www.africa-express.info/2015/01/22/ebola-rallenta-ma-la-paura-e-ancora-grande-picchiati-sangue-tre-preti-guinea/)
Secondo un rapporto dell’Organizzazione, 822 operatori sanitari sono stati infettati; per 488 l’esito della malattia è stato fatale.
Ora l’UNICEF lancia un ulteriore allarme: in Sierra Leone, Guinea e Liberia oltre 16.000 minori hanno perso uno o addirittura entrambi i genitori a causa dell’ebola. Solo il tre percento dei piccoli è stato portato in un orfanotrofio; gli altri sono stati accolti dalla famiglia allargata.
Combattere l’ebola ha un costo molto elevato. Il budget elaborato dall’ONU, solo per il 2015, si aggira attorno a 1,5 miliardi di dollari così suddivisi:
– Identificare e segnalare alle autorità sanitarie le persone ammalate di ebola : 112 milioni (dollari)
– Funerali sicuri 37 milioni
– Cura degli ammalati e controllo dell’infezione 282 milioni
– Supporto terapeutico per chi risponde alle cure 19 milioni
– Accesso al servizio sanitario di base 213 milioni
– Garantire cibo sicuro 150 milioni
– Investimento per la ripresa dell’economia 59 milioni
– incentivi per i lavoratori 14 milioni
– materiale e equipaggiamento 139 milioni
– mobilitazione sociale e impegno delle comunità locali 94 milioni
– prevenzione in altri Paesi 135 milioni
– altro 274 milioni
Totale 1,5 miliardi
David Nabarro, inviato speciale dell’ONU per combattere l’ebola (United Nations Mission for Ebola Emergency Response, UNMEER) ha voluto precisare che questa è la cifra necessaria per portare i casi a zero nella prima metà del 2015. Inoltre sono necessari 67.000 operatori sanitari, tra personale locale e internazionale per estirpare l’epidemia che sta flagellando l’Africa occidentale da oltre un anno.
Durante un’intervista, John Ging, un alto funzionario dell’ONU e direttore operativo per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) è di ritorno da un recente viaggio nei tre Paesi maggiormente affetti dall’ebola. “In fin dei conti non c’è alcuna cura valida. Novemila persone sono decedute, oltre ventimila sono state contagiate, ma molte sono sopravvissute. Ciò che mi ha sorpreso è la risposta della comunità di fronte all’epidemia, come cercano di vincere la paura. Anche la comunità internazionale ha risposto ai nostri appelli, nessuno si è tirato indietro e questo è lodevole. E sapete la cosa più bella che ho visto? Vedere giocare nuovamente i bambini insieme, all’aria aperta. Nel villaggio di Meliandou nella prefettura di Guéckédou , nella Regione di Nzérékoré in Guinea , erano tutti seduti in cerchio, controllati da un adulto” ha specificato Ging.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
@cotoelgyes
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