Speciale per Africa-Express
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 9 gennaio 2015
Sabato della scorsa settimana un nutrito gruppo di militanti Boko Haram ha preso d’assalto la città di Baga (Nord-est della Nigeria, Stato del Borno) e si sono impadroniti della base militare multinazionale della MJTF (Multinational Joint Task Force, di cui fanno parte truppe del Niger, Ciad e Nigeria). Ovviamente tutti i soldati che la occupavano sono fuggiti.
“Erano in tanti, in centinaia. Hanno bruciato le case, ucciso le persone. Altre sono morte mentre scappavano, alcuni sono annegati nel lago Ciad perché non sapevano nuotare”, ha raccontato un pescatore, testimone oculare, Kumsuri Gaborou, al quotidiano nigeriano “The Guardian”.
Musa Alhaji Bukar, capo della Provincia di Kukawa, invece, ha riferito alla stampa: “Nei giorni seguenti hanno preso possesso di altri 16 villaggi e cittadine nei dintorni, tra cui Baga (per la seconda volta), Doron-Baga, Mile 4, Mile 3, Kauyen Kuros e Bunduram , li hanno rasi al suolo, bruciati. Non sappiamo quante persone siano state ammazzate. Per ora all’appello mancano duemila persone”. Sì, avete letto bene: 2000 morti!
Alcune madri, che dopo il primo attacco a Baga si sono rifugiate a Maiduguri, capitale dello Stato del Borno, hanno riferito che le loro figlie (dai 10 ai 20 anni) sono state rapite dai terroristi.
I sanguinari militanti di Boko Haram hanno iniziato questo 2015 come hanno concluso il 2014, spargendo morte e terrore tra la popolazione. Non si contano i morti. In parecchi casi la gente ha dovuto lasciarli per le strade. In migliaia sono fuggiti, hanno attraversato il lago Ciad in barca per raggiungere Ngouboua cittadina oltre il confine con la Nigeria. Altri si sono rifugiati in Niger, dove sono stati accolti da operatori dell’UNHCR che li hanno trasportati con grossi camion nel campo profughi di Sayam Forage, nella regione di Diffa, dove attualmente si trovano 336 nigeriani (75 famiglie). Altri due campi saranno aperti dall’UNHCR nei prossimi giorni.
Mentre la Nigeria è in fiamme, il presidente Goodluck Jonathan è impegnato nella sua campagna elettorale: le presidenziali sono alle porte. Muhammadu Buhari, golpista del 1983, che le vecchie generazioni ricordano bene, vuole combattere la corruzione endemica (!) e chiede di aver fiducia nei militari nigeriani. Difficile credere in un esercito mal equipaggiato, che spesso è costretto ad andare in battaglia con poche munizioni.
americane stimano che il capo dei Boko Haram, Abubakar Shekau possa contare su diverse migliaia di militanti, un “esercito” in continua crescita, specie da quando la cooperazione militare tra USA e Nigeria si è interrotta: i governi occidentali, dapprima molto disponibili ad aiutare nella lotta contro la setta fondamentalista, da tempo rifiuta di fornire le loro armi a quell’esercito corrotto e inquinato.
Da qualche mese Jonathan ha trovato un nuovo partner disposto ad addestrare i suoi militari: la Russia di Putin (http://www.africa-express.info/2014/09/28/nigeria-arrestato-un-capo-di-boko-haram-e-liberata-una-delle-ragazze-rapite/)
Cornelia I. Toelgyes
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