Antonio Mazzeo
5 dicembre 2014
Di pirati in Corno d’Africa se ne trovano sempre meno tuttavia il Consiglio dell’Unione Europea ha deciso di estendere l’operazione militare anti-pirateria “Atalanta” fino al 12 dicembre 2016. La proroga per altri due anni delle attività di perlustrazione aeronavale a largo delle coste della Somalia comporterà per l’Ue una spesa di 14,7 milioni di euro. “Il sistema economico della pirateria ha subito colpi pesanti ma non è finito”, ha dichiarato il Comando delle forze navali dell’Unione europea (EU Navfor). “Nonostante i significativi progressi conseguiti dall’operazione Atalanta, sono tutti concordi nel ritenere che la minaccia della pirateria resta viva”, spiega la rappresentante Ue per gli Affari esteri e le politiche di sicurezza, Federica Mogherini. “Dobbiamo continuare a mantenere la pressione sui pirati per dare sicurezza al Corno d’Africa. Questo è nel nostro comune interesse”.
Dallo scorso 6 agosto, il comando dell’operazione “Atalanta” è stato assunto dal contrammiraglio Guido Rando. La Marina miliare italiana guida per la terza volta le attività Ue anti-pirateria in Corno d’Africa da quando, nel dicembre 2008, ha preso il via “Atalanta”. Obiettivo principale “ufficiale” della missione militare cui partecipano 21 Stati membri dell’Ue e due paesi non Ue è la scorta alle navi mercantili del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP), incaricate di consegnare aiuti alimentari in Somalia, oltre che la deterrenza, repressione e interruzione della pirateria marittima e la sorveglianza dell’attività della pesca al largo delle coste della Somalia.
La task force 465 di “Atalanta” è composta attualmente da una fregata belga, una olandese e una spagnola, da un’unità rifornitrice di squadra tedesca, da due velivoli ad ala fissa (uno tedesco e uno spagnolo) e da uno staff internazionale formato da 34 ufficiali e sottufficiali di Belgio, Croazia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lettonia, Olanda, Portogallo, Romania, Serbia e Spagna. Alle operazioni anti-pirateria la Marina militare italiana ha assegnato sino alla fine del gennaio 2015 la fregata lanciamissili “Andrea Doria”, con un equipaggio di 208 comprensivo dei team specialistici della Brigata Marina “San Marco”, del Gruppo Operativo Subacquei e della Sezione Elicotteri con un velivolo EH 101.
Dallo scorso mese di settembre, il 32° Stormo dell’Aeronautica militare di stanza ad Amendola (Foggia) ha messo a disposizione dell’Ue due velivoli a pilotaggio remoto Predator “A Plus” per la “sorveglianza e il riconoscimento di attività sospette riconducibili al fenomeno della pirateria”. I droni operano dall’aeroporto di Chabelley (Gibuti) e sono utilizzati pure in funzioni d’intelligence a favore delle forze governative somale in lotta contro le milizie islamico-radicali di Al Shebab.
Secondo il contrammiraglio Rando, “Atalanta” ha consentito la consegna di oltre un milione di tonnellate di aiuti del WFP alla popolazione somala, mentre “sono stati arrestati dalle unità EU Navfor e successivamente riconosciuti colpevoli del reato pirateria dall’autorità giudiziaria 128 soggetti”. “Oltre all’azione di deterrenza esercitata con la presenza di navi e aerei militari nell’area – ha aggiunto Rando – un’altra importante attività di EU Navfor è stata finalizzata alla raccolta di informazioni utili alla comprensione del pattern of life, ossia le normali attività sociali ed economiche svolte dalle popolazioni costiere”.
Il 3 giugno 2014, anche i ministri della Difesa della Nato hanno deliberato l’estensione dell’operazione militare anti-pirateria “Ocean Shield” sino alla fine del 2016. La task force 508 di “Ocean Shild” ha preso il via nell’agosto 2008 e vede oggi le unità aeronavali della Nato pattugliare una vasta superficie marittima compresa tra il Golfo Arabico a nord, le Seychelles a sud, il Golfo di Aden ad ovest e le Maldive ad est.
Alle operazioni marittime dell’Alleanza contribuiscono periodicamente le forze navali di paesi latinoamericani e asiatici. A settembre e a novembre, si sono tenute nel Golfo di Aden una serie di esercitazioni congiunte tra le unità del Giappone e della Nato. Esse sono state condotte nel quadro dell’Individual Partnership and Co-operation Programme (IPCP), sottoscritto in primavera dal Segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen e dal Primo ministro giapponese Shinzō Abe per “rafforzare il dialogo politico e la cooperazione militare, soprattutto nel campo della lotta alla pirateria e dell’assistenza in caso di disastri”.
Antonio Mazzeo
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