Nigeria: il caos dei Boko Haram, le presidenziali e il rischio colpo di Stato

Speciale per Africa ExPress
Blessing Akele
Benin City (Nigeria) 11 dicembre 2014

Rischio colpo di Stato in Nigeria. Il caos provocato dai terroristi di Boko Haram, l’antagonismo tra i cristiani – che in questo momento detengono lo scranno della presidenza della Repubblica – e i musulmani – che se ne vogliono impadronire – sta facendo saltare l’equilibrio instabile che ha tenuto, almeno formalmente, i militari lontani dal potere. Tra gli altri problemi che stanno minando il Paese, quello della legge elettorale che, invece di assicurare il processo libero delle votazioni, impedisce l’esercizio della democrazia. Il cancro del Paese, poi, la corruzione, non è neppure affrontato e la classe politica del Paese sguazza nel più profondo inquinamento politico e culturale.

La Repubblica Federale della Nigeria
nell’abbracciare il sistema demoratico, nel 1999, fra i vari sistemi, presidenziale (USA), monarchico costituzionale (Regno Unito), parlamentare (Italia), ha scelto quello nordamericano. Naturalmente, copiandone la Costituzione, ha apportato i dovuti aggiustamenti, perché riflettesse le realtà territoriali, culturali, religiose ed etniche, idonee  a porre in chiaro risalto gli specifici tratti distintivi del popolo nigeriano. Nel Paese il sistema presidenziale è basato su una rigida separazione dei poteri: a questo principio sono dedicati infatti i primi articoli della Carta fondamentale repubblicana.

LA DISTINZIONE TRA I POTERI

Il Potere Esecutivo
è detenuto dal presidente della Repubblica, che nomina tutti i principali funzionari (in buona parte fra i componenti del partito vittorioso, secondo il cosiddetto spoil system), compresi i direttori dei vari dicasteri amministrativi (ministeri), che gli restano  strettamente subordinati. Il Presidente risulta controllato dal Senato ma solo per alcune delle sue attribuzioni, quelle di maggior rilievo per le quali è richiesta un’approvazione particolare.

Il Potere Legislativo è prerogativa della Camera dei deputati (con membri eletti nei vari Stati in proporzione alle rispettive popolazioni) e del senato (tre membri per ogni Stato-membro, la Nigeria ha 36 Stati). Il presidente non può convocare né sciogliere le Camere, non ha iniziativa legislativa e può solo negare il suo assenso, con l’effetto di ritardare, i disegni di legge inviatigli dal Senato, mentre i ministri del Presidente non possono partecipare alle riunioni parlamentari. Compaiono invece spesso in seno alle Commissioni per perorare e appoggiare i disegni di legge patroncinanti dal Governo.

Il Potere Giudiziario è in mano ai giudici che sono di nomina presidenziale. La loro durata in carica, comunque, è illimitata. I giudici godono di un considerevole prestigio, anche perché, tra l’altro, hanno il diritto di controllare la costituzionalità delle leggi.

UNA TESI CHE NON CONVINCE
Una parte degli analisti ritiene che in Africa un sistema di governo di questo genere, che concentra quasi tutto il potere nelle mani del presidente, è particolarmente idoneo a risolvere con successo le gravi difficoltà derivanti dalle arretrate condizioni economiche e sociali. Una tesi che non mi convince.

La legge elettorale nigeriana ha le sue origini nel “Elective principle” introdotto dal governatore-generale coloniale Sir Hugh Clifford (successore di Lugard), il quale nella costituzione del 1922, ha previsto l’elezione di quattro rappresentanti per le regioni di Lagos e Calabar. Allora solo i maschi adulti godevano del diritto di voto. Il suffragio universale è stato introdotto in Nigeria nel 1979.

La Costituzione nigeriana prevede un organo elettorale con il potere di promulgare la legge quadro che regola la fondazione, la gestione e il controllo dei partiti politici. Inoltre traccia le norme procedurali per l’esercizio del voto nelle elezioni politiche generali a livello federale (presidenziali, legislative), statale (governatoriali, legislative) e locali (presidenti provinciali).

INEC, L’ AUTORE DELLE LEGGI ELETTORALI
Tra gli istituti costituiti nel corso del tempo ci sono il NEC (National Electoral Commission), FEDECO (Federal Electoral Commission) e per ultimo INEC (Independent National Electoral Commission). Ed è quest’organismo, l’INEC, con i suoi componenti e le norme elettorali in vigore, che costituiscono il punctum dolens per i cittadini nigeriani. L’INEC è un organo esecutivo costituzionalmente previsto, cui il parlamento riconosce il potere di legiferare in materia elettorale. Lo vedremo nel dettaglio più in basso

La legge elettorale del 2006, riformata dall’amministrazione dell’ex presidente Yar’adua, attraverso la Commissione di riforma elettorale, capeggiata dall’ex giudice supremo Mohammad Uwais, e entrata in vigore il 29 dicembre nel 2010, è già da riformare  per le sue inadeguatezze costituzionali. Nemmeno l’attuale amministrazione di Goodluck Jonathan ha accolto i suggerimenti di buon senso proposti dalla Commissione Uwais.

L’unanimità nelle decisioni è generalmente irraggiungibile, i sistemi democratici hanno quindi adottato il principio della maggioranza, temperandolo, peraltro, con un’ampia tutela dei diritti delle minoranze, che si possono, per esempio, organizzare in partiti politici. In Nigeria, questo principio è carta straccia.

TRASTULLO DEI POTENTI
Ecco un piccolo elenco di quegli aspetti salienti della normativa elettorale che la rendono una farsa, un perfetto manuale su come imbrogliare le elezioni, una sorta di “trastullo dei potenti” contro l’interesse collettivo e nazionale. E’ vero che nel sistema presidenziale di governo come quello nigeriano, i partiti possono, e sono addirittura miniziosamente disciplinati nella loro organizzazione interna e nel loro funzionamento, tuttavia, le regole elettorali nigeriane distorcono la democrazia e sono lontane dal garantire trasparenza, correttezza e onestà.

L’INEC, con il potere legislativo che gli viene riconosciuto, stabilisce, tra i requisiti richiesti per la registrazione di un partito:

a) La sede principale deve essere in Abuja e le sedi secondarie devono essere in 2/3 degli Stati della Federazione. A chi scrive pare una presenza capilare degna di un istituto bancario;

b) L’imposta di  registro è a discrezione dell’INEC. Si legge nella norma: “registration fee as may be prescribed by the Commission”.  Dizione volutamente generica e incerta, il cui risultato è quello di impedire, per esempio, a un gruppo di cittadini che hanno costituito da tre anni un’associazione di trasformarsi in un partito politico;

c) I documenti da allegare alla richiesta di registrazione di partito (atto costitutivo, statuto, certificati anagrafici dei membri esecutivi, curricula dei membri, programma politico, etc) sono un’enormità. Ciascun documento allegato alla domanda deve essere presentato in 10 copie o più, cioè tante quante la Commissione riterrà necessario. Come si può immaginare si devono consumare un’infinità di risme di carta e di cartucce d’inchiostro per poter registrare un partito politico in Nigeria;

d) INEC può revocare lo status di partito politico, in caso d’inattività politica, per esempio la non partecipazione alle elezioni o per stato di morosità dovuta a mancato rinnovo previsto ogni 4 anni dopo ogni elezione presidenziale. Un partito che si deve rinnovare a pagamento pena la perdita dal suo status, appare del tutto insolito. Una norma di questo genere non garantisce alcuna libertà.

e) Nei tre mesi di mora consentiti, il partito è di fatto commissariato da membri dell’INEC . Se non provvede in tempo a pagare l’imposta di rinnovo, decade, perdendo la qualità di partito. Se nei tre mesi di commissariamento, un suo membro agisce in nome e per conto del partito stesso, viene sanzianato sia pecuniariamente che con la reclusione di un anno. Una norma assurda che spiega bene cosa si nasconde dietro l’interpretazione democratica nigeriana;

f) I simboli dei partiti sono tenuti presso la sede dell’INEC in un registro a pagamento, la cifra da versare è sempre a discrezione dell’organismo. Ad ogni tornata elettorale il partito deve presentare richiesta all’INEC per poter concorrere con il proprio simbolo alle elezioni;

g) i membri direttivi dell’INEC possono fare irruzione nelle riunioni, durante le convenzioni, i dibattiti, le primarie dei parititi politici con il pretesto di tenere sotto controllo eventuali atti di violenza. L’obiettivo non è quello di tutelare le diverse formazioni politiche e sociali ma piuttosto impedire, o comunque rendere complicato e difficile, il normale esercizio della democrazia.

Come se tutto ciò non bastasse, i seggi sono aperti solo per quattro ore al giorno nei giorni di elezioni. In Nigeria vivono circa 160 millioni di abitanti di cui circa 80 milioni con diritto di voto. Come fanno a votare in sole quattro ore ogni giorno delle votazioni, soltanto il presidente dell’INEC, Attahiru Muhammadu Jega lo sa. Per non parlare poi del metodo di raccolta e conteggio dei voti: un’alchimia. Infatti ogni risultato elettorale, dal 1999 fino all’ultimo spoglio del 2011, è regolarmente inquinato da brogli e violenze.

Blessing Akele
blessing.akele@yahoo.com
twitter @BlessingAkele
(1 –continua)
#BringBackOurGirls

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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