Ebola e Boko Haram, un anno difficile il 2014 per l’Africa

Speciale per Africa-ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 31 dicembre 2014

Nel remoto villaggio di Meliandou in Guinea muore alla fine di dicembre 2013 Emile Ouamouno, un bimbo di pochi anni. Solo qualche giorno prima aveva giocato con i suoi amichetti vicino ad un albero che ospitava una colonia di pipistrelli molosso. Uno studio recente del Robert-Blank Institut di Berlino, pubblicato nella rivista EMBO Molecular Medicine, afferma che sono certamente i pipistrelli molosso i portatori sani del terribile virus ebola e non, come ritenuto in un primo momento, i pipistrelli della frutta.

Fossero responsabili i secondi, che vengono catturati, cucinati, perché ritenuti una prelibatezza in molti Paesi africani, il virus si sarebbe trasmesso ben prima. Sembra dunque evidente che il piccolo Emile deve essere stato morso o graffiato da un pipistrello molosso, che in questo modo lo ha infettato, dando così inizio alla più grande epidemia di ebola, che finora ha ucciso quasi 8000 persone e contagiato oltre 20.000 soprattutto in Guinea, Liberia e Sierra Leone.

Preoccupa più l’ebola di tutte le guerre che insanguinano il continente africano. Sì, perché la malattia si trasmette, si espande invisibilmente, può infettare anche noi occidentali, con i “barconi della speranza” , come sostiene qualche politico con tendenze razziste e poco informato.

Sta di fatto che il Consiglio di sicurezza dell’ONU si è riunito il 18 settembre 2014 e con la risoluzione nr. 2177 (2014) ha istituito UNMEER (UN Mission for Ebola Emergency Response), prima missione dell’ONU che si occupa di salute pubblica, per dare risposte immediate ai Paesi maggiormente colpiti da questa tragedia.

Ma l’ebola continua la sua folle corsa. Ha colpito sopratutto popolazioni già deboli, fragili, molte di loro uscite di recente da guerre civili e altre tragedie. La comunità internazionale si è mossa forse in ritardo, ma non si può negare, in questo caso, che ha dato e sta dando il suo contributo sia finanziario che in uomini, operatori sanitari che, pur sapendo di esporsi ad alti rischi, sono pronti a tendere la mano.

Boko Haram #BringBackOurGirls

Se fino a metà aprile 2014 Boko Haram, un gruppo terrorista islamico che opera soprattutto nel Nord-Est della Nigeria, era sconosciuto ai più, con il rapimento di quasi 300 studentesse avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2014 in una scuola di Chibok nello Stato del Borno, è entrato nelle cronache di tutti i maggiori media mondiali. Per settimane l’hashtag #BringBackOurGirls  è stato il più gettonato, ora è praticamente scomparso. Alcune ragazze sono riuscite a scappare, molte sono ancora in mano ai sanguinari fanatici. Ci si chiede se non siano proprio le studentesse o altre giovani donne rapite da loro durante svariate incursioni/attacchi, ad essere state addestrate come kamikaze e usate come tali durante gli ultimi assalti, spargendo, come sempre, morte e terrore.

Ma cosa significa Boko Haram esattamente, da dove proviene il loro nome? Liberalmente tradotto dalla lingua hausa, parlata prevalentemente nel nord del Paese, significa “L’educazione occidentale è peccato” e fu dato a loro dalla gente di Maiduguri, capitale del Borno State, dove il gruppo si è formato tra il 2001 e il 2002. Il loro nome ufficiale è “Gruppo della Gente della sunna per la propaganda religiosa e per la jihad”  (in arabo:جماعة أهل السنة للدعوة والجهاد, Jamāʿat Ahl al-Sunna li-daʿwa wa l-Jihād).  Ustaz Mohammed Yusuf il fondatore, apre un complesso religioso, che comprende una moschea e una scuola, per dare la possibilità ai poveri di dare un’educazione ai propri figli.

Ma il centro ha anche obbiettivi politici oltre che religiosi e recluta le nuove leve non soltanto in Nigeria, ma anche nel vicino Niger e Ciad, oggi anche nel Camerun. Secondo Eric Guttschuss  di Human Rights Watch, Yusuf attirava giovani disoccupati, criticando pesantemente le forze dell’ordine e la corruzione politica, endemica nella ex-colonia britannica.

Durante le insurrezioni del 2009, Yusuf viene ucciso. Il nuovo leader dei Boko Haram è Abubakar Shekau, il cui obiettivo è di combattere il potere secolare per instaurare la Sharia in Nigeria. Il gruppo è organizzato in cellule, che spesso operano autonomamente l’una dall’altra. Ancora non è chiaro quali siano le sue relazioni con altri gruppi terroristici internazionali, ma è evidente che troverà terreno fertile nel proprio Paese, dove non c’è nessuna volontà politica di voler combattere la corruzione, il male che affligge la Nigeria e che è la sua rovina. Nazione ricchissima di petrolio, ma dove una buona fetta della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Chiediamoci il perché.

Il gruppo Boko Haram è contrario a tutto ciò che viene dall’Occidente. Ma è veramente così? Se così fosse, perché utilizza macchine, camion, motociclette, armi, soft- e hardware e altro, prodotti essenzialmente occidentali, per uccidere, seminare terrore, produrre i video nei quali appare il loro leader Shekau? Considerazione forse semplicistica, ma che può indurre ad alcune riflessioni e sollecitare alcune domande. Per esempio, perché i suoi miliziani non uccidono solamente cristiani, ma anche musulmani e attacca persino le moschee?

Dopo il sequestro delle ragazzine di Chibok, la Nigeria aveva chiesto aiuto alla comunità internazionale che ha risposto con un meeting a Parigi il 17 maggio 2014, al quale erano presenti i capi di Stato della Nigeria, Ciad, Niger, Camerun, Benin, Francia, nonché rappresentanti dell’Unione Europea, del Regno Unito e degli Stati Uniti d’America. Durante il meeting si è discusso sulla sicurezza in Nigeria, per coordinare gli aiuti per combattere i terroristi e come proteggere la popolazione civile. L’aiuto dei Paesi occidentali e del vigile occhio dei loro satelliti spia è stato poi inspiegabilmente rifiutato.

La maggior parte delle studentesse di Chibok non sono mai tornate a casa dai loro familiari. Il governo nigeriano ha annunciato qualche mese fa di aver intrapreso delle trattative con esponenti dei Boko Haram per la loro liberazione e pare che alcuni militanti dei terroristi siano stati fatti uscire dalle galere. Dal canto loro i jihadisti hanno rilasciato la moglie del vice-presidente del Camerun, per il resto: nulla di fatto.

Negli scorsi giorni la corte marziale ha condannato a morte 54 militari per ammutinamento, si erano rifiutati di combattere contro  i militanti assassini. Dal canto suo Buhari,  generale in pensione e ex-golpista (31 dicembre 1983),  candidato alle prossime presidenziali, durante i suoi meeting elettorali chiede alla popolazione di riporre fiducia nei militari nigeriani.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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