Speciale per Africa-ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 31 dicembre 2014
Nel remoto villaggio di Meliandou in Guinea muore alla fine di dicembre 2013 Emile Ouamouno, un bimbo di pochi anni. Solo qualche giorno prima aveva giocato con i suoi amichetti vicino ad un albero che ospitava una colonia di pipistrelli molosso. Uno studio recente del Robert-Blank Institut di Berlino, pubblicato nella rivista EMBO Molecular Medicine, afferma che sono certamente i pipistrelli molosso i portatori sani del terribile virus ebola e non, come ritenuto in un primo momento, i pipistrelli della frutta.
Preoccupa più l’ebola di tutte le guerre che insanguinano il continente africano. Sì, perché la malattia si trasmette, si espande invisibilmente, può infettare anche noi occidentali, con i “barconi della speranza” , come sostiene qualche politico con tendenze razziste e poco informato.
Ma l’ebola continua la sua folle corsa. Ha colpito sopratutto popolazioni già deboli, fragili, molte di loro uscite di recente da guerre civili e altre tragedie. La comunità internazionale si è mossa forse in ritardo, ma non si può negare, in questo caso, che ha dato e sta dando il suo contributo sia finanziario che in uomini, operatori sanitari che, pur sapendo di esporsi ad alti rischi, sono pronti a tendere la mano.
Boko Haram #BringBackOurGirls
Se fino a metà aprile 2014 Boko Haram, un gruppo terrorista islamico che opera soprattutto nel Nord-Est della Nigeria, era sconosciuto ai più, con il rapimento di quasi 300 studentesse avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2014 in una scuola di Chibok nello Stato del Borno, è entrato nelle cronache di tutti i maggiori media mondiali. Per settimane l’hashtag #BringBackOurGirls è stato il più gettonato, ora è praticamente scomparso. Alcune ragazze sono riuscite a scappare, molte sono ancora in mano ai sanguinari fanatici. Ci si chiede se non siano proprio le studentesse o altre giovani donne rapite da loro durante svariate incursioni/attacchi, ad essere state addestrate come kamikaze e usate come tali durante gli ultimi assalti, spargendo, come sempre, morte e terrore.
Ma il centro ha anche obbiettivi politici oltre che religiosi e recluta le nuove leve non soltanto in Nigeria, ma anche nel vicino Niger e Ciad, oggi anche nel Camerun. Secondo Eric Guttschuss di Human Rights Watch, Yusuf attirava giovani disoccupati, criticando pesantemente le forze dell’ordine e la corruzione politica, endemica nella ex-colonia britannica.
Durante le insurrezioni del 2009, Yusuf viene ucciso. Il nuovo leader dei Boko Haram è Abubakar Shekau, il cui obiettivo è di combattere il potere secolare per instaurare la Sharia in Nigeria. Il gruppo è organizzato in cellule, che spesso operano autonomamente l’una dall’altra. Ancora non è chiaro quali siano le sue relazioni con altri gruppi terroristici internazionali, ma è evidente che troverà terreno fertile nel proprio Paese, dove non c’è nessuna volontà politica di voler combattere la corruzione, il male che affligge la Nigeria e che è la sua rovina. Nazione ricchissima di petrolio, ma dove una buona fetta della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Chiediamoci il perché.
Il gruppo Boko Haram è contrario a tutto ciò che viene dall’Occidente. Ma è veramente così? Se così fosse, perché utilizza macchine, camion, motociclette, armi, soft- e hardware e altro, prodotti essenzialmente occidentali, per uccidere, seminare terrore, produrre i video nei quali appare il loro leader Shekau? Considerazione forse semplicistica, ma che può indurre ad alcune riflessioni e sollecitare alcune domande. Per esempio, perché i suoi miliziani non uccidono solamente cristiani, ma anche musulmani e attacca persino le moschee?
La maggior parte delle studentesse di Chibok non sono mai tornate a casa dai loro familiari. Il governo nigeriano ha annunciato qualche mese fa di aver intrapreso delle trattative con esponenti dei Boko Haram per la loro liberazione e pare che alcuni militanti dei terroristi siano stati fatti uscire dalle galere. Dal canto loro i jihadisti hanno rilasciato la moglie del vice-presidente del Camerun, per il resto: nulla di fatto.
Negli scorsi giorni la corte marziale ha condannato a morte 54 militari per ammutinamento, si erano rifiutati di combattere contro i militanti assassini. Dal canto suo Buhari, generale in pensione e ex-golpista (31 dicembre 1983), candidato alle prossime presidenziali, durante i suoi meeting elettorali chiede alla popolazione di riporre fiducia nei militari nigeriani.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes
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