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Italia ed Egitto coopereranno contro terroristi e migranti. E intanto vendiamo armi

Antonio Mazzeo
27 dicembre 2014

Si rafforza la partnership militare tra Italia ed Egitto. Alla vigilia di Natale la ministra Roberta Pinotti e il ministro della difesa della Repubblica Araba d’Egitto, generale Sedki Sobhi, hanno siglato a Roma una dichiarazione congiunta in materia di cooperazione tecnico-militare cui seguirà il prossimo anno la stipula di un accordo intergovernativo generale nel campo della difesa e dell’import-export dei sistemi d’arma.

La collaborazione tra le forze armate italiane ed egiziane si svilupperà a partire della formazione, dell’addestramento e del controllo delle frontiere. “L’Egitto rientra tra i Paesi di prioritario interesse strategico per l’Italia in considerazione della tradizionale forte cooperazione bilaterale ed il ruolo centrale che l’Egitto può rivestire nel processo di pacificazione dell’area medio-orientale, fondamentale negli equilibri politico-militari del bacino del Mediterraneo”, afferma il portavoce del Ministero della difesa italiano.

Al vertice romano hanno preso parte anche il Capo di Stato maggiore della difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, il Segretario generale della difesa, generale Enzo Stefanini, e il Capo di Stato maggiore della Marina militare egiziana, ammiraglio Osama Rabie. Il conflitto in Libia e gli scenari delle altre crisi regionali (Siria, Iraq, ecc.) tra i temi affrontati nell’incontro.

“Le attività di cooperazione tra le forze armate italiane ed egiziane sono state individuate in occasione della visita ufficiale del Ministro Pinotti in Egitto, lo scorso mese di novembre”, spiega il Ministero. Nella capitale egiziana Pinotti aveva incontrato il Presidente Abdel al-Fattah Al-Sisi e le più alte cariche militari nazionali ed erano stati raggiunti accordi relativi allo scambio dintelligence e tecnologie” e all’organizzazione di attività addestrative comuni.

“Abbiamo deciso di fare un comitato congiunto per studiare quali possano essere i sistemi migliori per evitare il terrorismo e drammi come quello recente, quando un gruppo di militari egiziani è stato attaccato in Sinai”, ha dichiarato Roberta Pinotti a conclusione del viaggio al Cairo. “L’area sensibile è la Libia, che dobbiamo mettere in sicurezza per impedire che i mercanti di morte continuino a mercificare persone in fuga”, ha aggiunto la ministra.

“Sia il Presidente Al-Sisi che il ministro della Difesa Sedki Sobhi hanno dato massima disponibilità a combattere con maggiore impegno l’immigrazione clandestina ai loro confini ed a collaborare per avere un controllo più complessivo di tutta la regione”.

La lotta al terrorismo e all’immigrazione “clandestina” (il termine non è nostro, ndr) e la “cooperazione industriale” in campo militare erano stati i temi discussi nel vertice tenutosi a Roma il 3 febbraio 2014, tra l’allora ministro della difesa Mario Mauro e il ministro degli Affari esteri egiziano Nabil Fahmi. “L’Egitto ha il forte interesse a intensificare il dialogo politico tra i due Paesi anche per meglio coordinare l’azione comune in favore della stabilizzazione dell’area mediterranea”, dichiarò il ministro Fahmy. “Con il ministro Mauro siamo concordi sulla necessità di consolidare la cooperazione anche militare tra i due Paesi, mai interrotta, a partire dagli scambi d’informazione sui fenomeni illegali che investono la sponda sud del Mediterraneo e il Medio Oriente, l’ampliamento delle esperienze formative, la possibilità di collaborazione nel settore della cyber security”.

Tappa significativa del programma di rafforzamento dei legami politico-militari tra i due Paesi, la missione in Italia a fine ottobre di una delegazione delle forze aeree egiziane, composta da ufficiali responsabili dell’istituto di formazione dei controllori del traffico aereo militare presso Il Cairo. I militari, in particolare, si sono recati in vista presso il Reparto addestramento controllo spazio aereo (RACSA) di Pratica di Mare (Roma), dipendente dalla 9^ brigata Aerea “Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance – Electronic Warfare (ISTAR – EW)”.

Il RACSA è l’ente addestrativo dell’Aeronautica militare italiana che ha il compito di formare il personale ufficiale e sottufficiale preposto al controllo del traffico e della difesa aerea; le attività del Reparto sono inoltre rivolte al personale controllore delle forze aeree straniere. Nei giorni di permanenza a Pratica di Mare, la delegazione egiziana ha avuto modo di visitare gli impianti radar e la torre di controllo dell’aeroporto, la Sala operativa difesa aerea, l’ufficio preposto alla progettazione delle procedure strumentali di volo e il Centro nazionale di meteorologia e climatologia aeronautica (CNMCA).

Ma è nel settore della produzione e vendita di armi e apparecchiature belliche che si focalizzerà maggiormente la partnership tra Italia ed Egitto. Un mese fa la holding francese DCNS ha ufficializzato l’ordine di quattro sistemi di puntamento 76/62 “Super Rapid Multi Feeding (SRMF)” prodotti da Oto Melara (Gruppo Finmeccanica) per armare le nuove corvette d’attacco “Gowind 2500” acquistate dalla Marina militare egiziana.

Nel 2013 è stata un’altra azienda di Finmeccanica, AgustaWestland, ad assicurarsi un contratto del valore di 17,3 milioni di dollari per fornire i servizi di manutenzione e assistenza al parco elicotteri delle forze armate egiziane. A fine 2012, sempre AgustaWestland aveva consegnato all’Egitto due elicotteri AW139 in configurazione ricerca e soccorso (SAR). Il contratto, per un valore di 37,8 milioni di dollari, era stato sottoscritto dall’azienda italiana con U.S. Army Aviation and Missile Command (AMCOM), il comando aereo e missilistico dell’esercito Usa che ha poi trasferito alle autorità egiziane i due mezzi attraverso il programma Foreign Military Sales (FMS).

Il personale di AgustaWestland ha pure assicurato l’addestramento dei piloti e del personale di terra e la fornitura delle attrezzature e dei ricambi necessari per la messa in servizio dei velivoli. Nel dicembre 2010 era stata l’azienda statunitense DRS Technologies, interamente controllata dal gruppo Finmeccanica, a sottoscrivere con l’esercito Usa un contratto di 65,7 milioni di dollari per fornire alle forze armate egiziane veicoli, sistemi di sorveglianza e altre apparecchiature elettroniche.

Il “preoccupante e costante aumento” delle esportazioni militari italiane all’Egitto è stato denunciato in un rapporto pubblicato lo scorso anno dall’Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia. “Nel 2012 il valore delle esportazioni ha raggiunto i 28 milioni di euro e ha riguardato fucili d’assalto e lanciagranate della Beretta, munizioni della Fiocchi, blindati della Iveco e apparecchiature specializzate per l’addestramento militare”, scrive Opal.

Nel 2011, l’anno delle violente repressioni popolari in Egitto, il governo italiano ha autorizzato l’esportazione alle forze armate egiziane di 14.730 colpi completi per carri armati, prodotti da Simmel Difesa. Sempre nel 2011, è stata autorizzata l’esportazione di 355 componenti per la centrale di tiro “Skyguard” per missili Sparrow/Aspide a cui sono seguiti, nel 2012, altre 1.000 componenti e corsi d’addestramento per la stessa centrale di tiro prodotta dalla Rheinmetall Italia. Secondo la Rete per il Disarmo, l’allora governo Monti autorizzò nel 2012 pure l’esportazione di 55 veicoli blindati “Lizard” della Iveco, attrezzature del cannone navale “76/62 S/R” di Oto Melara e apparecchiature elettroniche e software della Selex Elsag (Finmeccanica). “Come documentato da Amnesty International, in piazza Tahrir dopo gli scontri tra manifestanti e forze armate del 2011, sono stati ritrovati dei bossoli di munizioni della Fiocchi”, ricorda Carlo Tombola, coordinatore scientifico dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia.

Antonio Mazzeo
amazzeo61@gmail.com

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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