Speciale per Africa ExPress
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 16 dicembre 2014
Quel 6 febbraio 2014 erano in molti ad aver raggiunto la cima della rete che circonda Melilla. La Guardia Civil aveva usato lacrimogeni e sparato pallottole di gomma contro i migranti mentre cercavano di arrampicarsi e di scavalcare la barriera. In alcuni punti la recinzione confina con il mare e molti di loro vi sono caduti. I più non sapevano nuotare. Quindici sono annegati.
Celia Malstroem, allora commissario per gli affari interni dell’Unione Europea, aveva aperto subito un’inchiesta e acquisito i filmati. Pochi giorni fa l’ammissione della Guardia Civil nel fascicolo depositato alla magistratura: “Non abbiamo chiamato altri soccorsi – dichiara nel documento l’equipaggio della barca presente nello specchio d’acqua che circonda Melilla – perché non abbiamo visto nessuno chiedere aiuto e a causa del gran numero di persone che stavano nuotando si era valutato che qualsiasi tipo di manovra andava realizzata con la massima prudenza, restando a una certa distanza da loro che continuavano ad entrare in acqua”. Chissà se l’UE prenderà provvedimenti, chissà se le sanzioni promesse dalla Malstroem arriveranno mai.
(http://www.africa-express.info/2014/03/02/migranti-fuga-assaltano-ceuta-enclave-spagnola-marocco/)
Il governo spagnolo sostiene che nell’ultimo decennio, oltre 28.000 migranti sono entrati nelle due enclavi, malgrado le reti metalliche di ultima generazione che le proteggono e per le quali sono stati spesi ben 140 milioni di euro in quindici anni.
L’Europa è in fase di respingimenti e la Spagna non ne fa eccezione. Infatti, giovedì scorso, 11 dicembre 2014 il parlamento spagnolo ha approvato con 141 voti su 181 una nuova legge che permette alla guardia civil di respingere i migranti che cercano di entrare a Ceuta o Melilla. Per essere più precisi accadrà in questo modo: la polizia spagnola spingerà i migranti nuovamente dall’altra parte della barriera, dove ad attenderli ci sono gli agenti della polizia del Marocco.
Un’attivista per i diritti umani, José Palazon, ha dichiarato ai giornalisti di Melting Pot: “La polizia marocchina raccoglie gli espulsi, li carica su grandi autobus e li porta nelle grandi città come Rabat, Casablanca o Fez. In questo modo i migranti hanno la possibilità di mettersi in contatto con le amministrazioni per poter regolarizzare la loro posizione. Quasi nessuno di loro lo fa, riprendono immediatamente la strada per Ceuta e Melilla. Tentano e ritentano”. Le dichiarazioni di Palazon risalgono allo scorso novembre. Ora non resta che attendere cosa succederà non appena entrerà in vigore la nuova legge spagnola e come reagirà l’Unione Europea davanti a questi respingimenti.
Cornelia I. Toelgyes
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