Antonio Mazzeo
5 dicembre 2014
Un mese di training in Italia per fare la guerra ai miliziani al-Shebab in Corno d’Africa. Da qualche giorno, una trentina di militari somali sono ospiti a Livorno per partecipare a un “corso di scorta, protezione ravvicinata e anti-terrorismo” che li abiliterà a guardie del corpo dei leader di governo e delle forze armate del martoriato paese africano. Ad addestrare il personale somalo in alcuni poligoni della Toscana ci sono gli incursori del 9° Reggimento d’Assalto “Col Moschin”, reparto d’eccellenza della Brigata Folgore.
I militari “ospiti” a Livorno avevano frequentato nei mesi scorsi i corsi di addestramento basico per la fanteria curati da EUTM Somalia (European Union Training Mission to contribute to the training of Somali National Security Forces), la missione addestrativa a favore delle forze di sicurezza somale che l’Unione europea ha attivato nell’aprile 2010 in collegamento con il Comando militare statunitense per il continente africano (US AFRICOM) ed AMISOM, la missione militare dell’Unione africana in Somalia.
Schierata inizialmente a Kampala, capitale dell’Uganda, EUTM Somalia avrebbe dovuto operare per non più di tre anni, ma nel gennaio 2013 il Consiglio Europeo ha deciso di estenderla sino al 31 marzo 2015, stanziando 11,6 milioni di euro e ampliandone i compiti alla “consulenza politico-strategica” e all’addestramento specializzato delle forze governative in “attività anti-insurrezione e anti-terrorismo e al combattimento in ambiente urbano”. Nella seconda metà del 2013 la missione Ue ha trasferito il suo quartier generale nell’aeroporto internazionale di Mogadiscio e dal gennaio 2014 tutte le attività sono condotte esclusivamente presso il Jazeera Training Camp, sito a una ventina di chilometri dalla capitale.
L’Italia fornisce oltre il 60% del personale EUTM: un’ottantina di militari provenienti dal 186° Reggimento della “Folgore” e alcuni addestratori specializzati dell’Esercito e dei Carabinieri. Secondo il cronogramma operativo, nel 2014 il team italiano seguirà la formazione di 1.850 militari somali, con una spesa che solo nei primi sei mesi dell’anno è stata di 7 milioni e 62.000 euro. L’Italia ha contribuito pure con 800 mila dollari al fondo fiduciario delle Nazioni Unite a sostegno dell’esercito somalo.
I corsi addestrativi EUTM hanno preso il via a fine febbraio. Le attività, della durata di 4 settimane, hanno il compito di formare i militari somali (Train the trainers) poi destinati ad addestrare le future reclute del Somali National Army (SNA). La missione europea ha pure organizzato corsi specialistici per ufficiali e sottufficiali dell’esercito somalo e per le forze di polizia. Particolare enfasi è data alle attività d’intelligence e di contrasto delle milizie armate al-Shabab, ritenute vicine ad al-Qaeda e, dei flussi migratori tra il Corno d’Africa e l’area mediterranea.
Ad agosto, i parà della “Folgore”, insieme ad alcuni “consiglieri” militari statunitensi, hanno condotto un corso addestrativo al combattimento in ambiente urbano per 250 militari somali. “L’attività è volta a potenziare le capacità operative necessarie all’esercito somalo affinché possa sconfiggere i gruppi terroristi e garantire la sicurezza nazionale”, ha spiegato il generale Massimo Mingiardi. Il corso ha coinciso con l’addestramento fornito dalle forze armate statunitensi a due compagnie delle forze speciali somale nelle “attività contro insurrezione e anti terrorismo”.
Nonostante Usa e Ue abbiano intensificato il proprio impegno a favore delle forze armate somale, il generale Mingiardi ha chiesto a Bruxelles ulteriori risorse finanziarie e umane. “Aiutare la Somalia a ricostruire le sue forze armate è una missione importante e impegnativa – ha dichiarato recentemente ad Adnkronos -. Ma il vero problema è l’assenza dell’equipaggiamento. L’addestramento degli uomini non è la soluzione dei problemi, servono divise e strutture. I soldati cui facciamo i corsi, a volte, non hanno le uniformi. In Somalia non ci sono le caserme perché gli edifici sono stati bombardati. I soldati dormono per terra e non c’è acqua potabile. Di fronte a questa situazione è necessario che l’Europa intervenga, cambiando e ampliando l’obiettivo della missione. Servono soldi e altri soldati; sto ancora aspettando”.
Il 3 ottobre ha preso il via in Somalia anche la missione di addestramento “MIADIT” dell’Arma dei Carabinieri. Una trentina d’istruttori dell’Arma sono impegnati in un percorso formativo di 12 settimane con 150 agenti della polizia somala. La missione, spiega il colonnello Paolo Pelosi, comandante di MIADIT, è “volta a favorire la stabilità e la sicurezza della Somalia e dell’intera regione del Corno d’Africa, accrescendo le capacità nel settore della sicurezza e del controllo del territorio da parte delle forze di Polizia somale”.
Antonio Mazzeo
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