Cornelia I. Toelgyes
21 novembre 2014
Allarme delle Nazioni Unite. Nelle ultime settimane c’è stato un forte incremento del numero dei giovani che fuggono dal lager Eritrea. La dittatura è spietata e il folle che governa e sta distruggendo l’ex colonia italiana ormai ha la mente fuori controllo. Solo con la pazzia megalomane si può spiegare un comportamento, spietato, crudele e atroce. Si parla della Nord Corea come di un Paese governato da una cricca di pazzi. Beh, l’Eritrea è molto peggio, anche perché il tiranno Isayas Afeworki, ha distrutto le speranze e i sogni di un’intera generazione.
Per le vie di Asmara, la capitale dell’Eritrea si incontrano ancora giovani per le strade, nelle campagne è difficile trovarne uno. Molti sono scappati, continueranno a farlo; quelli rimasti nel Paese sono in qualche centro di addestramento militare, prestano il servizio di leva perpetuo o sono in galera.
Che si scappi dal Paese è evidente. Nel rapporto dell’UNHCR del 14 novembre 2014 le cifre parlano chiaro.
Da gennaio a ottobre 2014 quasi 37.000 (diciamolo chiaramente: trentasettemila) eritrei hanno presentato domanda di asilo in diversi paesi europei. L’anno scorso si sono registrati 13.000 nello stesso periodo. Dunque il flusso di persone che fugge da questa realtà disumana è quasi triplicato rispetto al 2013. Nel solo mese di ottobre, quasi 5000 eritrei sono entrati in Etiopia. Il 90 per cento di loro ha tra 18 e 24 anni. Settantotto i minori non accompagnati.
Molti cittadini eritrei passano per il Sudan o chiedono asilo in quel Paese. Dall’inizio dell’anno, 10.700 persone, vale a dire circa mille al mese. Etiopia e Sudan ospitano 216.000 rifugiati eritrei.
Negli ultimi mesi c’è stato un nuovo forzato reclutamento da parte del governo eritreo che lo ritiene indispensabile a causa delle forti tensioni con l’Etiopia.
Dalla fine della guerra tutti i giovani, una volta terminate le scuole superiori (uomini e donne, senza distinzione) sono obbligati ad arruolarsi fino all’età di cinquant’anni, ora anche più a lungo, per il miserabile compenso di 500 nakfa. Un euro vale 18 Nakfa al mercato ufficiale, 60 al mercato nero. Chi rimane nel Paese, sopravvive perchè familiari o amici che vivono all’estero, inviano regolarmente denaro ai propri cari.
Il periodo sotto le armi non è una passeggiata. Africa-Express ne ha parlato in svariati articoli. Sevizie, stupri sono all’ordine del giorno. Le donne possono abbandonare le caserme solamente quando sono in dolce attesa. Vengono congedate senza un soldo. Sono costrette a tornare nella famiglia d’origine con il loro bambino o a chiedere ospitalità ai suoceri, se sono sposate. Lo stipendio del marito non è sufficiente per mantenere una famiglia, figuriamoci se si è una ragazza madre! Impossibile permettersi di sognare, costruire un futuro per i propri figli.
Gli ultimi dati del “global hunger index” riportano l’Eritrea al secondo posto per malnutrizione infantile. I bambini crescono con i nonni nei villaggi. La disperazione è terribile. La avvertono anche i piccini, che crescono in un mondo senza più speranze. Appena cresciuti, tanti di loro, pur di evitare il terribile servizio militare, scappano ancora minorenni in Etiopia o Sudan. Spesso proseguono il viaggio verso la Libia, i barconi della speranza.
Chi scappa, sa che può andare incontro alla morte. Se la polizia o i militari eritrei incontrano giovani nelle vicinanze dei confini, sparano a vista. Arrestano i fuggiaschi, li sbattono nelle prigioni, dalle quali non sempre si esce vivi. Torture di ogni genere, per strappare confessioni di reati mai commessi, portano alla pazzia, spesso alla morte.
Cornelia I. Toelgyes
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