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Nigeria, massacro continuo: nessuno riesce a fermare i Boko Haram

Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 15 novembre 2014

Giovedì pomeriggio un gruppo di militanti di Boko Haram ha assalito la cittadina di Chibok, nello Stato del Borno, in Nigeria, diventata tristemente famosa per il rapimento delle studentesse nell’aprile di quest’anno.  La notizia è rimbalzata solamente ieri sera sui giornali, perché immediatamente gli appartenenti alla setta islamica hanno distrutto e interrotto tutti i mezzi di comunicazione e testimoni oculari che sono scappati, hanno dichiarato a Saharanews webside, che i sanguinari fedeli di Allah avrebbero comunicato alla popolazione: “Ora Chibok fa parte del nostro califfato”.

Chibok è una piccola città, abitata per lo più da cristiani. Dopo l’assalto, chi è potuto fuggire, è fuggito, forze di sicurezza nigeriane comprese. Una cittadina fortemente provata dal dolore, annientata, senza più forze per poter reagire, delusa dalle promesse vane fatte dal governo nigeriano di riportare a casa le ragazze ancora in mano ai rapitori. Dunque, i Boko Haram hanno avuto gioco facile. Un assalto ben studiato anche dal punto di vista psicologico.

Il 7 novembre, invece, un folto gruppo di terroristi Boko Haram, è entrato a Malam Fatori, nell’est dello Stato del Borno, al confine con il Niger.  Molti civili si sono rifugiati a Bosso, che dista solo due chilometri da Malam Fatori, mentre 300 soldati nigeriani hanno attraversato il fiume Komadougou che segna il confine tra Nigeria e Niger. La sera stessa il governo nigeriano ha ordinato il coprifuoco dalle 19.00 in poi e inviato rinforzi per controllare la frontiera. Il Niger teme infiltrazioni da parte di militanti jihadisti.

Fonti militari hanno rivelato di aver messo in libertà 125 persone, arrestate durante un’operazione contro la setta. Una volta terminate le indagini, è emerso non sono militanti. Stessa decisione per un altro gruppo  di 42 persone che erano state cacciate in galera con le stesse accuse. Anzi, è stato offerto loro addirittura un risarcimento 100.000 naira (più o meno 470 euro) ciascuno.  Le forze dell’ordine nigeriane sono spesso accusate di violenza. E’ stata aperta un’inchiesta sull’uccisione di 16 persone a Potiskum, i cui cadaveri sono stati ritrovati crivellati da pallottole.

E sempre a Potiskum, nello Stato dello Yobe, sono morte 48 persone all’inizio della settimana. Una kamikaze, vestita con l’uniforme della scuola e con uno zaino imbottito di esplosivo, ha sparso morte e distruzione in una scuola la mattina alle 07.30. Altre 17 persone sono rimaste ferite.  Solo una settimana prima altre persone sono state uccise durante una processione in occasione di una festa religiosa  musulmana sciita. Garba Alhaji, padre di uno dei feriti ha dichiarato che nella scuola il servizio di sicurezza era insufficiente.

Il massacro è stato condannato fortemente dalla portavoce del governo degli Stati Uniti, Jen Psaki, che ha espresso le condoglianze alle famiglie e da Ban-Ki moon, segretario generale delle Nazioni Unite (ONU).

Da Libreville (Gabon) Abdonlaye Bathily, rappresentante speciale dell’ONU per l’Africa centrale, durante una conferenza stampa ha fatto un appello alla comunità internazionale: “Dobbiamo lottare insieme contro Boko Haram che continua a mietere vittime. Ormai non è più solo un problema nigeriano. Si infiltrano ovunque, specie nel Camerun.  Bisogna intervenire urgentemente per evitare un disastro umanitario”.

I problemi del gigante dell’Africa sono molteplici. Al primo posto la corruzione e i famigerati Boko Haram. Bisogna riportare a casa le studentesse di Chibok, una promessa che il presidente Jonathan Goodluck ha fatto ai genitori. Riuscirà a fare fede alla parola data? Eppure con scaltrezza ha dichiarato proprio l’altro giorno di volersi presentare alle prossime elezioni presidenziali che si terranno nel mese di febbraio 2015.

Cornelia I. Toelgye
corneliacit@otmail.it
twitter: @cotoelgyes
#bringbackourgirls

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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