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Dossier Nigeria 3-Complicità istituzionali ad alto livello, ecco la forza dei Boko Haram

Speciale per Africa ExPress
Blessing Akele
Lagos, 1° ottobre 2014 (Independence day in Nigeria)

Se gli attacchi di Boko Haram già facevano notizia in giro per il mondo, il maxi sequestro delle ragazze è esploso come una bomba. L’operazione ha sortito l’effetto desiderato. Persino la consorte del Presidente degli Stati Uniti, Michel Obama, si è fatta ritrarre con la scritta #Bringbackourgirls (riportateci le nostre ragazze, in italiano). Non si era mai sentito che i terroristi (anche quelli altri attivi in giro per il Medio Oriente), abbiano sequestrato così tante persone in una volta. Questa è Nigeria e le cose nigeriane hanno sempre un tocco proprio.

Sulla vicenda restano aperte tante domande. Come hanno potuto i terroristi di Boko Haram trasportare tutte quelle ragazze da Chibok nello Stato di Borno fino alla destinazione di Sambisa senza che fossero state intercettate dalla polizia, dai militari e dai servizi d’intelligence ormai allertati? E lascia perplessi la facilità con la quale il gruppo ha iniziato e portato a termine l’operazione di sequestro.

Nello stesso Stato di Borno, nel mese di dicembre 2013, Boko Haram ha sferrato un altro micidiale attacco a una scuola media superiore causando morti e feriti anche allora. Adesso con la questione delle ragazze ancora sotto sequestro, il Ministero dell’Istruzione Federale, rappresentato da Nyesom Wike, e il governatore dello Stato di Bornu, Kasshim Shettima, sono impegnati in una polemica accesa da scaricabarile ed ad accusarsi a vicenda d’inerzia e responsabilità dell’accaduto.

Il Ministero dell’Istruzione, per chiarire la sua posizione ha pubblicato una circolare, protocollata con il numero HMSE/FME/147/VOL.1/150, in cui, prima del maxi sequestro, aveva invitato i governatori di quei tre Stati a rischio insicurezza a indicare luoghi adeguati e protetti per lo svolgimento degli esami di WASC.  Tra le località inizialmente previste per sostenere gli esami a Borno, c’era proprio Chibok. Secondo quella circolare quella sede non era sicura e bisognava cambiarla. Messo sotto accusa il governatore Shettima all’inizio balbetta, poi denuncia e rilancia: il governo federale non ha fornito al nostro Stato sufficienti mezzi d’assistenza che gli avrebbero consentito di attuare la rilocazione delle sedi d’esame, dice più o meno.

Eppure, in questo stesso Stato di Borno e negli altri due, Adamawa e Yobe, fonti autorevoli riferiscono che i membri del gruppo terrorista vengono riforniti nelle loro roccaforti di viveri, di medicinali e di armi con elicotteri. E le autorità locali appaiono ignare di tutto ciò.

Ancora nel 2013, i membri di Boko Haram hanno attaccato la sede dell’aviazione a Maiduguri (capitale dello Stato di Bornu) demolendo e appiccando il fuoco a installazioni militari. E le autorità locali ancora una volta sono cadute dalle nuvole.

Essendo la Nigeria ormai una democrazia, le domande si pongono e le risposte si pretendono da chi gestisce il potere. Le domande sono ad esempio queste: se si conoscono fisicamente alcuni dei capi di Boko Haram e i nomi di altri, come mai la polizia, l’esercito non intervengono? Parlo per esempio di persone come Al-Amin Dagash, ex maresciallo dell’aeronautica, o di quello che viene considerato il leader supremo, Abubakar Shekau, apparso in televisione in un video fatto recapitare ai media.

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E se si conoscono i loro rifugi e roccaforti, come sembra che sia, quale e la ragione che induce le autorità preposte a rimanere inerti? Da oltre tre anni il governo non è stato in grado di costituire una task force con le migliori intelligenze civili e militari di cui il Paese dispone.  Come si spiega? E vero che alcuni membri minori sono stati arrestati, ma appunto sono personaggi di poco importanza.

In seguito a queste domande e un certo sfottò dei nigeriani verso i militari, questi ultimi si sono senti attaccati e offesi nell’orgoglio e infatti, il 4 Aprile 2014, il rapimento di massa delle 300 ragazze a Chibok non era ancora accaduto, il maggiore generale Chris Olukolade, portavoce del ministero della Difesa, ha lanciato un avviso alla stampa:  in sostanza minacciava pesanti punizioni contro chi avesse “osato” criticare gli sforzi dell’esercito. Il monito è francamente incomprensibile in una democrazia.

Blessing Akele
(3 – continua)

 

Nel video di SaharaReporters che proponiamo, datato 24 agosto 2014, Boko Haram dichiara che la città di Gwoza è il nuovo quartier generale del califfato islamico fondato nel nordest della Nigeria. Dopo una lunga prolusione (25 minuti circa) del leder dei terroristi, Abubakar Shekau, le immagini mostrano la cattura di una santabarbara dell’esercito e soldati che scappano per mettersi in salvo. SaharaReporters non fa vedere gli ultimi 10 minuti del video: troppo crudi e trucidi. Mostrano le atrocità dei militanti di Boko Haram che ammazzano a sangue freddo civili innocenti.

La prima  puntata del Dossier Nigeria
Boko Haram: una minaccia  problema che viene da lontano
http://www.africa-express.info/2014/09/15/dossier-nigeria-1boko-haram-un-problema-che-viene-da-lontano/

La seconda puntata del Dossier Nigeria
I musulmani quasi sempre al potere: il ruolo dei militari
http://www.africa-express.info/2014/09/17/dossier-nigeria-2i-musulmani-quasi-sempre-al-potere-il-ruolo-dei-militari/ 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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