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Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 28 settembre 2014
Anche l’esercito nigeriano esulta – queste notizie vanno sempre prese con la dovuta cautela, come lo conferma anche Will Ross, reporter della BBC, perché sono difficilmente controllabili. I militari hanno dichiarato che ben 260 militanti islamisti si sarebbero arresi alle forze nigeriane. Centoprentacinque a Biu, città nello Stato del Borno, mentre altri 133 da qualche parte nel Nord-est del Paese. Dove, non è stato dato di sapere. “Durante una sparatoria è stato ucciso anche un uomo di nome Mohammed Bashir, che in molti video si spacciava per Abubakar Shekau, il leader dei Boko Haram”, ha annunciato Chris Olukolade, portavoce del Ministero della Difesa nigeriano.
Il giornalista nigeriano, Ahmad Salkide, che è in contatto diretto con i vertici dei terroristi ha negato categoricamente che Shekau sia morto. “No non è vero, gode ottima salute. L’ho anche incontrato mentre erano in atto i colloqui con il governo nigeriano, esponenti della Commissione della Croce Rossa Internazionale e due leader anziani dei Boko Haram”.
Il sanguinario leader dei Boko Haram è stato ucciso “almeno” tre volte. Sta di fatto che ogni volta risuscita più forte e più potente di prima. Secondo alcune fonti ufficiali si ritiene che il nome di Shekau venga adottato da leader di diverse frange della setta islamista.
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Giovedì scorso è stata liberata la prima delle studentesse sequestrate il 15 aprile scorso. Ha passato la prima notte in libertà urlando: “Vogliono uccidermi, vogliono uccidermi”, ha riferito il reverendo Enoch Mark, che è accanto a lei dal momento della sua liberazione. Pare che la ragazza sia originaria del Ciad. Suo padre, un falegname, si è trasferito a Chibok qualche anno fa con la famiglia. La studentessa dice di chiamarsi Susannah Ishaya, ma non si è ancora certi della sua identità, visto che non parla la lingua locale.
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“Stiamo facendo le verifiche del caso”, ha spiegato il capo della comunità di Chibok, Pogu Bitrus, aggiungendo: “Bisogna essere cauti in questi casi, anche se nella lista delle ragazze rapite è incluso il nome di una Susannah Ishaya”.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes
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