Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 28 settembre 2014
L’esercito del Camerun ha arrestato Abar Kali, conosciuto anche come Mustapha Umar, uno dei comandanti di Boko Haram. Insieme a lui sono stati catturati altri due militanti e i soldati camerunensi hanno anche sequestrato un importante quantitativo di armi e munizioni.
Anche l’esercito nigeriano esulta – queste notizie vanno sempre prese con la dovuta cautela, come lo conferma anche Will Ross, reporter della BBC, perché sono difficilmente controllabili. I militari hanno dichiarato che ben 260 militanti islamisti si sarebbero arresi alle forze nigeriane. Centoprentacinque a Biu, città nello Stato del Borno, mentre altri 133 da qualche parte nel Nord-est del Paese. Dove, non è stato dato di sapere. “Durante una sparatoria è stato ucciso anche un uomo di nome Mohammed Bashir, che in molti video si spacciava per Abubakar Shekau, il leader dei Boko Haram”, ha annunciato Chris Olukolade, portavoce del Ministero della Difesa nigeriano.
In un comunicato del 13 agosto scorso l’esercito nigeriano avevo reso noto che durante uno scontro a fuoco nella foresta di Sambisa era stato “forse” ucciso Shekau.
Il giornalista nigeriano, Ahmad Salkide, che è in contatto diretto con i vertici dei terroristi ha negato categoricamente che Shekau sia morto. “No non è vero, gode ottima salute. L’ho anche incontrato mentre erano in atto i colloqui con il governo nigeriano, esponenti della Commissione della Croce Rossa Internazionale e due leader anziani dei Boko Haram”.
Il sanguinario leader dei Boko Haram è stato ucciso “almeno” tre volte. Sta di fatto che ogni volta risuscita più forte e più potente di prima. Secondo alcune fonti ufficiali si ritiene che il nome di Shekau venga adottato da leader di diverse frange della setta islamista.
Ieri mattina dall’aeroporto Nnamdi Azikiwe di Abuja è partito alla volta di Mosca l’ultimo gruppo antiterrorismo nigeriano. In Russia continueranno l’addestramento assieme a loro compagni che li hanno preceduti. In tutto sono quattrocento, tra poliziotti, militari, personale addetto alla sicurezza. La scelta non è casuale. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e altri Paesi occidentali non hanno manifestato entusiasmo per aiutare la Nigeria nella lotta contro i Boko Haram. C’è chi sostiene che in particolare USA e GB non vogliano fornire armi alle forze armate nigeriane, corrotte e inquinate: temono che l’arsenale potrebbe finire direttamente nelle mani dei terroristi.
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Giovedì scorso è stata liberata la prima delle studentesse sequestrate il 15 aprile scorso. Ha passato la prima notte in libertà urlando: “Vogliono uccidermi, vogliono uccidermi”, ha riferito il reverendo Enoch Mark, che è accanto a lei dal momento della sua liberazione. Pare che la ragazza sia originaria del Ciad. Suo padre, un falegname, si è trasferito a Chibok qualche anno fa con la famiglia. La studentessa dice di chiamarsi Susannah Ishaya, ma non si è ancora certi della sua identità, visto che non parla la lingua locale.
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“Stiamo facendo le verifiche del caso”, ha spiegato il capo della comunità di Chibok, Pogu Bitrus, aggiungendo: “Bisogna essere cauti in questi casi, anche se nella lista delle ragazze rapite è incluso il nome di una Susannah Ishaya”.
Cornelia I. Toelgyes
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