Ebola assassinati in Guinea 6 infermieri e giornalisti al grido. “Il virus non esiste”

Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 19 settembre 2014

Non basta ebola ad ammazzare la gente. Ora la paura del virus trasforma le persone pacifiche in assassini. Così poche ore fa cinque operatori sanitari che avevano l’incarico di educare la popolazione a difendersi dal contagio, e tre giornalisti son stati prima sequestrati e poi uccisi, Tre di loro sono stati sgozzati. La gente li accusa di essere loro a diffondere il virus. Una storia che ricorda quella degli untori di Alessandro Manzoni: erano ritenuti responsabili di  propagare il contagio.

Il massacro, possiamo chiamarlo così, degli innocenti è avvenuto a  Wome, un villaggio non lontano da Nzerekore, la seconda città in ordine di grandezza della Guinea. I corpi dei poveracci sono stati trovati in una latrina di una scuola. Ammazzati a colpi di bastone e machete.

Albert Damantang Camara, portavoce del governo ha dichiarato ai reporter della BBC: “Sono statti uccisi a sangue freddo. Sei persone sono state arrestate. Ora il villaggio è deserto”.

Già all’inizio del mese Africa ExPress ha parlato in un articolo della città. La popolazione si è infuriata quando il mercato è stato disinfettato e in seguito i commercianti hanno aggredito medici ed infermieri dell’ospedale (http://www.africa-express.info/2014/09/02/ebola-non-si-ferma-decine-di-contagiati-molti-morti-ma-molti-son-guariti/), urlando a gran voce: “Ebola non esiste”.

Ora ci risiamo- Una giornalista è riuscita a scappare:“Mi sono nascosta, ma ho sentito i passi e le voci degli abitanti del paese che mi stavano cercando, volevano riprendermi a tutti costi”, ha raccontato.

E’ il risvolto economico delle conseguenze dell’epidemia. Ebola non porta solo la morte fisica; al seguito ci sono anche le difficoltà in cui è piombata la popolazioni dei Paesi colpiti.

Il governo di Conakry, capitale della Guinea, aveva inviato una delegazione, capeggiata dal ministro alla sanità, Makeme Bamba. Il gruppo non era però riuscito a raggiungere il villaggio: il ponte principale è stato bloccato.

Il governatore di Nzerekore ha ammesso ai reporter della BBC: “Qui molti sono convinti che l’ebola non esista. Non vogliono ammettere che una tale tragedia abbia investito il Paese. Altri non vogliono assolutamente collaborare con le autorità sanitarie. Si rifiutano di farsi ricoverare, hanno paura della diagnosi. Per loro ebola significa morte”.

Dal canto suo la Francia ha fatto sapere di voler allestire un ospedale militare in Guinea per combttere il micidiale virus. François Hollande ha sottolineato: “Vogliamo dare un aiuto valido, reale, non donare solamente soldi. L’ospedale verrà realizzato in mezzo alla foresta del Paese, proprio dove è iniziata questa terribile epidemia”.

Ieri il segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon ha parlato di fronte al Consiglio di Sicurezza. E’ la terza volta nella storia che, in quella sede, si parla di una malattia. Ban Ki Moon ha sottolineato che l’ebola è diventato un problema mondiale. Non può essere affrontato solo dai governi che ne sono direttamente coinvolti. “Bisogna aggiungere – ha spiegato – che il terribile virus ha causato molti altri problemi, oltre che la morte di migliaia di persone. I prezzi alimentari sono saliti alle stelle. I trasporti sono al collasso e non bisogna dimenticare che Sierra Leone e  Liberia nel loro recente passato hanno dovuto affrontare conflitti interni di portata non indifferente. Sono così più fragili e deboli di altri Stati”.

Il segretario generale ha ringraziato il governo degli Stati Uniti per l’invio di tremila soldati nelle zone maggiormente colpite. Daranno supporto logistico, organizzeranno corsi di aggiornamento e altro. Ha chiesto poi maggiori aiuti alla comunità internazionale, pur evidenziando che molti Paesi si sono già dimostrati sensibili all’epidemia che affligge in questo momento molti Stati dell’Africa occidentale. “E’ un problema del mondo intero. Bisogna sconfiggere questo terribile virus e sarà possibile solamente con la collaborazione di tutti. L’emergenza ebola va affrontata, non possiamo perdere altro tempo”.

E’ vero, molti Paesi hanno dimostrato grande sensibilità nella lotta contro l’ebola; persino la Cina ha inviato un laboratorio mobile e un team che comprende 59 persone, tra medici e infermieri. La loro sede sarà in Sierra Leone, nell’ospedale costruito nella capitale Freetown con l’aiuto del governo di Pechino nel 2012. Anche Cuba invierà un team di 165 operatori sanitari in Sierra Leone.

Il temibile virus non solo continua la sua folle corsa, ma è più potente che mai. Solo nelle ultime tre settimane ci sono stati 2394 nuovi casi ufficiali. Secondo il rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità ebola ha colpito finora 5335 persone e le morti registrate sono 2622.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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