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Somalia: i soldati dell’Unione Africana accusati di stupri e induzione alla prostituzione

Dal Nostro Corrispondente
Arturo Rufus
Nairobi, 8 settembre 2014

I caschi verdi dell’Unione Africana impiegati nella missione di pace (AMISOM, African Mission in Somalia) avrebbero commesso pesanti abusi contro le donne, stuprandole e pagando giovani adolescenti in cambio di prestazioni sessuali. L’ha denunciato questa mattina durante una conferenza stampa all’hotel Panari di Nairobi l’organizzazione impegnata nella difesa dei diritti umani, Human Right Watch. HRW indica anche i responsabili: soldati ugandesi e burundesi.

La maggior parte degli abusi sono avvenuti nella grande base militare che comprende il porto e l’aeroporto di Mogadiscio e dove ha sede il quartier generale di AMISOM. La popolazione, con grande difficoltà, la raggiunge per chiedere assistenza medica o cibo. Le donne sono spesso accompagnate dai loro piccoli.

Human Right Watch ha portato testimonianze degli abusi comprese le prove su stupri di massa e la violenza su una ragazzina di 12 anni. Sono stati documentati dieci attacchi.

Laetitia Bader, autrice del rapporto, ha spiegato che i crimini sono particolarmente ripugnanti perché avvenuti in un contesto di assistenza. Cioè le donne chiedono aiuto e vengono stuprate oppure vengono aiutate e poi si chiede loro di prostituirsi oppure addirittura prima si pattuisce che cibo e medicine possono essere donati solo in cambio di sesso.

Laetitia Bader ha individuato anche un intermediario: un somalo che lavora nella base. Testimoni le hanno raccontato che dopo aver assistito alcune pazienti le ha invitate a tornare nella base dove avrebbero potuto racimolare un po’ di denaro in cambio di prestazioni sessuali. “Vivono tutte nei campi profughi, non hanno un lavoro – ha spiegato la ricercatrice -. Alcune si assoggettano volentieri allo sfruttamento perché è per loro l’unico modo per guadagnare qualcosa e, magari, poter sfamare i propri figli. I soldati le estorcono le loro grazie promettendo di aiutarle.

Una ragazza, Ayanna, ha raccontato di essere tata stuprata da una gang di sei soldati burundesi dopo essere stata in un ambulatorio dell’AMISOM per chiedere alcune medicine per suo figlio ammalato. Con lei sono state violentate altre tre donne una delle quali è stata ferita. Dopo averle usate come bambole sessuali, ognuna di esse ha ricevuto in cambio 5 dollari e alcuni pacchetti di fiocchi d’avena.

Cinque dollari al giorno è la tariffa che viene normalmente pagata dai soldati per procurarsi servizi sessuali. E’ facile individuare un abuso del potere che si attribuisce alle divise e una violazione del codice di condotta e delle regole che impegnano i caschi blu. “Il commercio del sesso – c’è scritto nel rapporto – è diventato una routine ben organizzata”. Infatti la ricerca sostiene che parecchie della donne che frequentano la base sono ben conosciute e alcune di esse hanno la tessera di identità che permette di superare con facilità i controlli di sicurezza. Non solo alcune di loro sono state impiegate all’interno della base stessa come interpreti.

Tra l’altro questi comportamenti rischiano di avere un impatto negativo sulla sicurezza della base stessa contro cui gli shebab sono sempre in agguato. Molte delle intervistate hanno raccontato che in quella base c’è un via via di donne ben conosciute e quindi in grado di saltare i controlli di sicurezza.  La conclusione di Human Right Watch è quindi chiara: “Il commercio del sesso nella base AMISOM non è sporadico ed episodico ma – sostiene il rapporto – ben pianificato e organizzato”.

I dirigenti di AMISOM hanno aperto un’inchiesta: “Se si prova che è tutto vero, i responsabili saranno puniti”, ha dichiarato a Nairobi un portavoce della missione.

Arturo Rufus
arturo.rufus7@gmail.com 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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