I nuovi negrieri in azione nel Corno d’Africa

Nostro Servizio Particolare
Andrea Dondi
Muscat, 23 agosto 2014
I trafficanti arabi di uomini e donne dei giorni nostri, sono più spietati dei negrieri del XVII secolo.  Molti migranti del Corno d’Africa che tentano il viaggio della speranza verso lidi migliori, affrontano un’esperienza di vita peggiore degli schiavi neri sradicati dall’Africa durante la tratta atlantica.  Sono i trafficanti arabi di questa nuova tratta a decidere i loro destini e le rotte che devono seguire  in base a tariffe differenziate o affiliazioni religiose.  Per questi signori, evidentemente, la dignità umana non ѐ compresa nel prezzo.

Ogni anno, migliaia di eritrei scappano dal loro paese in cerca di miglior sorte. In qualsiasi direzione vadano, devono affrontare un lungo esodo che molti di loro non riusciranno mai a superare . La vera causa di questi disastri sono le politiche repressive e la deriva autoritaria del presidente Isaias Afewerki, che hanno portato il paese al collasso.

Sono oltre 250.000 i militari intruppati nel solo famigerato campo di Sawa, dove uomini e donne sono costretti a rimanere arruolati anche nella loro vecchiaia. Mentre i giovani scappano, le galere brulicano di prigionieri politici e di migliaia di giovani che si sono sottratti al servizio militare di leva, oppure accusati di attività sovversive. Decine di giornalisti sono o erano rinchiusi da anni in celle sotterranee senza mai vedere uno spiraglio di luce. Molti di loro sono morti sotto tortura, e degli altri non si  sa più nulla.

Per quei giovani che scappano verso il Sudan martoriato da guerra civile, il destino ѐ gramo.  Si sa che l’Africa non offre granché in termini di accoglienza, se non campi profughi in pietose condizioni dove sono frequenti  epidemie di colera favorite dal sovraffollamento di disperati.

Cosi, la stragrande maggioranza di questi profughi tenta le rotte verso Nord, verso i paesi del Golfo o rincorrono i miraggi dell’Occidente. Nei vari passaggi, quando essi attraversano territori inospitali come il deserto del Sinai o paesi come lo Yemen, diventano prede ambite di bande armate e trafficanti di schiavi senza scrupoli.

Atrocità e violenze sono sistematicamente all’ordine del giorno. Le donne vengono violentate e sovente orribilmente mutilate fino alla morte. Le testimonianze che ci arrivano dagli scampati di queste tragedie, sono terribilmente difficili da raccontare.

Kidanesh, una ragazza di 18 anni di Asmara, ricorda la sua permanenza di tre mesi in un campo profughi nel deserto del Sinai, dove molte donne  sono entrate per non uscirne più vive. Tutte vittime e cavie per alimentare il traffico di organi.  Un destino condiviso ogni anno da migliaia di migranti eritrei, prede ambite di bande criminali organizzate che godono della complicità di militari corrotti che spesso banchettano con i trafficanti di morte.

Ci sono più di 100 campi profughi, o meglio, campi di concentramento nel solo Yemen del Sud, che ѐ la prima tappa di un vero e proprio viaggio dell’orrore. Come nel deserto del Sinai, anche qui i profughi diventano schiavi e prigionieri di bande criminali che pretendono come riscatto migliaia di dollari per liberarli.

Nella totale indifferenza della comunità internazionale, il deserto del Sinai e i campi di accoglienza nello Yemen, stanno diventando l’ecatombe di migliaia di profughi dimenticati. C’ѐ sempre stato nell’uomo come nei volatili, un forte istinto di volare, di migrare inseguendo una vitale necessità di sentirsi altrove. Ma solo un ingenuo può pensare, oggi, che un paese possa essere migliore di un altro.

Andrea Dondi
dondi@appoman.com

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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