Missionario spagnolo colpito da ebola: si sperimenta un vaccino sugli americani contagiati

Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
7 agosto 2014
Anche un missionario spagnolo, Miguel Pajares, 75 anni è stato contagiato dal micidiale virus ebola. E’ stato rimpatriato a Madrid nella notte con un volo speciale e ricoverato nel centro La Paz-Carlos III attrezzato per ricevere e curare pazienti affetti da ebola. Altri due missionari sono stati colpiti dal virus: Chantal Pascaline Mutwawene, congolose, e Paciencia Melgar, della Guinea, quest’ultimo appartiene all’ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio come il sacerdote spagnolo, l’unico trasferito a Madrid, nonostante siano sei le persone in isolamento nell’ospedale.

Ma forse all’orizzonte è comparso un miracolo: si chiama ZMapp, è un medicinale prodotto da una piccola casa farmaceutica con sede in California, la “Mapp Biopharmaceutical Inc.” I due americani, Kent Brantly, medico, e la missionaria Nancy Writebo contagiati da ebola e trasferiti in America sono sotto terapia con ZMapp da giovedì corso. Tre dosi sono state recapitate a Monrovia, capitale della Libera previa autorizzazione dell’Istituto per malattie infettive e immunologiche degli Stati Uniti. Sabato Brantly è stato trasportato con un volo super-blindato in un ospedale di Atlanta, Writebo solo ieri.

ZMapp è un preparato di anticorpi monoclonali utilizzati per combattere le glicoproteine dell’ebola. Originariamente gli anticorpi sono stati estratti dai topi, mentre ora, con un metodo produttivo innovativo, saranno ricavate dalle foglie del tabacco.

Il medicinale è stato testato sulle scimmie Rhesus con ottimo successo. Somministrato durante le prime ventiquattro ore dopo il contagio, tutte le scimmie sotto terapia sono sopravvissute, mentre se la terapia ha inizio dopo quarantotto ore dopo aver riscontrato il virus, solo una scimmia su due è rimasta in vita.

Ora tre dei maggiori scienziati mondiali, Peter Piot, che aveva isolato il virus ebola nel 1976, David Heymann and Jeremy Farrar, rispettivamente direttori della  London School of Hygiene and Tropical Medicine, the Chatham House Centre on Global Health Security, e il Wellcome Trust, chiedono che i medicinali e vaccini, ancora in fase di sperimentazione, contro l’ebola vengano messi a disposizione anche alla popolazione dell’Africa occidentale che sta combattendo contro il terribile virus killer e affermano che si stanno studiando attualmente diversi antivirali, anticorpi monoclonali e vaccini che potrebbero essere utilizzati per combattere il male.

E’ necessario dare la possibilità ai governi africani di decidere se utilizzare o meno i medicinali dopo essere stati informati dettagliatamente sugli eventuali effetti collaterali. Dovrebbero essere messi a disposizione soprattutto per i medici e paramedici, più esposti di chiunque altro al contagio. Solo l’Organizzazione alla Sanità ha il potere di autorizzare l’utilizzo di medicinali in fase di sperimentazione a così vasta scala. “Dovrebbe assumersi questa responsabilità” hanno aggiunto i tre luminari.

Peraltro sono stati concordi sul fatto che medicinali non testati appropriatamente non dovrebbero essere distribuiti a larga scala, “ma qui ci troviamo di fronte ad un fatto eccezionale e la comunità internazionale dovrebbe esercitare pressioni, affinchè i medicinali ancora in fase di studio vengano prodotti in quantità sufficienti per poter essere distribuiti ai governi africani che ne dovessero fare richiesta”.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes

Nella foto in alto l’aereo del ministero della difesa spagnolo attrezzato per trasportare a Madrid il missionario che ha contratto ebola. Sotto un’immagine presa al microscopio del micidiale virus 

Ebola, softly, softly on bush meat

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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