Ebola non si arresta e viaggia verso i mille morti: ucciso anche un americano

Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
Quartu Sant’Elena, 11 luglio 2014
Ebola non si ferma. Continua la sua corsa, mietendo ancora molte vittime. Gli aggiornamenti che l’Organizzazione Mondiale della Sanità rilascia settimanalmente sono simili a bollettini da guerra. Ecco la situazione aggiornata all’8 luglio 2014. Dall’inizio dello scoppio dell’epidemia, nei tre Paesi finora colpiti, Guinea, Liberia e Sierra Leone, i casi accertati sono stati 844. I morti 518.

Nel periodo dal 3 all’8 luglio 2013 non sono stati riscontrati nuovi casi in Guinea, mentre in Liberia ci sono stati quattordici nuovi casi e nove morti. In Sierra Leone si sono ammalate altre trentaquattro persone, mentre quattordici sono decedute.

Ciò significa che il virus è ancora in piena attività. Non tende a diminuire la sua potenza micidiale, a perdere forza, come è accaduto in altre precedenti epidemie, in Congo, nel 1995, e in Uganda, nel 2000.

La portavoce dell’OMS, Fadela Chaib, durante una conferenza stampa, tenutasi martedì scorso a Ginevra ha sostenuto: “La trasmissione del virus avviene in due momenti cruciali: mentre l’ammalato si trova a casa, contagia i familiari che lo assistono, e durante i funerali, le persone che lavano il cadavere e partecipano alla sepoltura possono essere aggredite dal virus facilmente. E’ in questi momenti che dobbiamo intervenire, altrimenti il contagio non s’arresterà mai.  Per impedire la diffusione, bisogna far comprendere alle comunità quali sono le precauzioni da attuare. Se il nostro compito fallisce, non si può tenere ebola sotto controllo”.

La settimana scorsa si sono riuniti ad Accra (capitale del Ghana) i ministri alla salute di undici Paesi dell’Africa occidentale, rappresentanti dell’OMS,  e altre organizzazioni che si occupano di salute. Insieme hanno convenuto di adottare nuove strategie comuni per sconfiggere l’ebola . Una maggiore collaborazione e scambi di  opinioni tra loro è indispensabile.

Assoluta priorità sarà data a corsi di aggiornamento che si terranno per i rappresentanti delle comunità, nonché a leader politici e religiosi. Con la loro autorità e la fiducia della quale godono presso la gente, potranno a loro volta influenzare la popolazione sulle precauzioni indispensabili da adottare per arginare il contagio.

Tutti i ministri hanno convenuto che la chiusura delle frontiere è una misura inutile, non funzionerebbe. Un funzionario ha aggiunto: “Le zone di frontiera sono densamente popolate, le persone si spostano continuamente da un Paese all’altro, sia per visite a parenti e amici, che per motivi economici. Purtroppo queste aree sono poco servite dall’assistenza sanitaria. Non sarà facile intervenire, anche perché, trattandosi di tre Paesi diversi, sarà necessario unificare i protocolli da seguire”.

I ministri hanno chiesto all’OMS l’apertura di un centro di controllo sub-regionale con sede in Guinea, per coordinare il supporto tecnico.

Durante il convegno ad Accra, Marie-Christine Ferir, manager di Médecins sans Frontières (MSF) ha chiesto a tutte le parti coinvolte  (governi, ministri alla salute, ONU, OMS, organizzazioni internazionali e privati) di tradurre immediatamente in fatti concreti le promesse fatte.

Già nel corso di questa settimana l’OMS, in collaborazione con il Ministero alla salute e gli affari sociali liberiano, ha tenuto i primi corsi di aggiornamento in tre contee della Liberia: Montserrado, Margibi e Lofa ad esponenti delle comunità circa la prevenzione e le precauzione da adottare per arginare il contagio dell’ebola. E proprio ieri si è tenuto un altro corso a leader religiosi a New Kru Town Monrovia, da Ukam Oyene, funzionario tecnico dell’OMS. Altri sono in programma in tutto il Paese. E’ necessario che i leader religiosi influenzino la popolazione circa le sepolture, che sono una delle fonti di maggiore contagio.

Tra i morti occorre segnalare un cittadino americano deceduto in un centro di rianimazione di un ospedale di Accra, dove era tenuto in quarantena dopo aver avvertito i primi sintomi dell’ebola. L’uomo, di cui non si conosce il nome si è sentito male poco dopo il suo ritorno dalla Guinea e Sierra Leone. Ora si attendono i risultati delle ultime analisi per confermare ufficialmente la causa della sua morte.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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