Barriere sempre più invalicabili per impedire ai migranti di entrare a Ceuta e Melilla

Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Tolegyes
Quartu Sant’Elena, 7 luglio 2014
Forti scontri tra migranti provenienti dal Camerun e dal Mali. E’ successo l’altro giorno a Gourougou, un bosco che sovrasta l’enclave spagnola di Melilla, dove molti giovani, provenienti dall’Africa sub-sahariana vivono, nell’attesa di poter scavalcare la barriera che li porta in Europa. Le autorità marocchine hanno addirittura aperto un’indagine sull’accaduto, visto che i feriti sono stati parecchi. Una ventina  di giovani è stata trasportata all’ospedale di Nador.  Certo, incomprensioni e piccoli litigi si possono trasformare velocemente in maxi-risse quando si è disperati, si vive accampati in situazioni igieniche a dir poco tragiche, senza soldi, senza affetti veri, lontani da casa. 

Ceuta e Melilla sono due porte laterali per entrare nel mondo occidentale, senza dover affrontare la terribile traversata del canale di Sicilia, dove in tanti trovano ormai la morte quasi quotidianamente. Ma non solo il mare, la Libia stessa, da dove partono i barconi, fa paura.

Un migrante sub-sahariano, specie se cristiano, anche se solo di passaggio in questo Paese, non può farsi vedere in giro. Le milizie sono in agguato dietro ogni angolo, pronti a sbattere queste  persone nelle terribili e temute galere dove si sa quando si entra, ma mai quando e se si esce vivi.

Naturalmente bisogna anche temere di imbattersi  nei trafficanti di uomini, che non hanno nessun timore di rinchiudere i migranti in veri e propri lager dove, sotto tortura obbligano i giovani  a contattare telefonicamente parenti e/o amici per farsi inviare denaro in cambio della libertà.

Ecco perché sono in parecchi a tentare la fuga attraverso dalle due enclavi spagnole in territorio marocchino. Gli assalti sono raddoppiati nel 2014, rispetto agli anni scorsi. Il centro di accoglienza è stato progettato per quattrocentottanta ospiti. Ora ce ne sono duemila.

Ovviamente Madrid non apprezza questi arrivi “in massa” , non li ha mai graditi ed è per questa ragione che a Ceuta è stata costruita una barriera lunga 9 chilometri, mentre quella a Mililla è di dodici Si dice che siano costate trenta milioni di euro, totalmente finanziati dall’Unione Europea e naturalmente approvati dall’agenzia FRONTEX.

FRONTEX è l’acronimo inglese che sta per “Agenzia Europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’UE”, un’istituzione con sede centrale a Varsavia. Nata il 3 ottobre 2005, grazie a un decreto del consiglio europeo, ha come una delle sue missioni principali il controllo delle frontiere marittime. Dispone di 26 elicotteri, 22 aerei, 113 navi e radar sofisticatissimi.

Ora il governo spagnolo ha nuovamente chiesto aiuto all’Unione Europea per rinforzare le barriere già esistenti, per evitare nuovi massicci arrivi assolutamente non graditi.

Anche il Marocco ha iniziato a costruire una sua propria barriera. I lavori sono iniziati a metà maggio, ha riferito all’Agence France Presse (AFP) senza però fornire ulteriori dettagli, una fonte ufficiale che ha chiesto di mantenere l’anonimato. Mentre il presidente dell’associazione Rif dei diritti dell’uomo  (ARDH), Chakib Khyari, la cui ONG ha base a Nador è stato più preciso: “La barriera sarà alta cinque metri e alla loro sommità saranno fissate delle lame”.

Barriere in Marocco, nelle due enclavi spagnole Ceuta e Melilla, una recinzione di ultima generazione, lunga duecentoquaranta chilometri nel deserto del Sinai, fatta costruire da Israele per “proteggersi” dagli “infiltrati. Ogni Stato un feudo a se, come nell’antichità e fin al medioevo, dove muraglie immense impedivano il passaggio non autorizzato a stranieri, spesso considerati nemici.

Anche in questo secolo “lo straniero” ,specie se povero e di origini non europee, fa paura. Impossibile immaginare una società multietnica per i più nel 2014.

Cornelia I. Toelgyes
cornelicit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes

 

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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