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Cornelia I. Toelgyes
15 giugno 2014
Una bomba è sta fatta esplodere la sera di venerdì scorso intorno alle 20.15 a Zanzibar, l’isola dellla Tanzania con una status di semi autonomia. La bomba è scoppiata a Stone Town (Città di Pietra), conosciuta in swahili come Mji Mkongwe (Città Vecchia), identificata dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità, nel quartiere commerciale Daranjani.
Uno dei capi della polizia, Mkdam Khamis, ha spiegato all’Agence France Presse: “Cerchiamo di identificare l’esplosivo utilizzato e i criminali che l’hanno fatta esplodere, uccidendo una persona e ferendone alcuni altri. Abbiamo chiesto alla popolazione di collaborare, fornendoci qualsiasi tipo di informazione relativa all’attentato. Niente panico, troveremo i colpevoli”.
Questa volta la bomba è esplosa nelle vicinanze di una moschea; tra i feriti ci sono parecchi fedeli che avevano appena terminato la preghiera del venerdì sera.
In questi giorni si svolge proprio a Zanzibar un raduno di musulmani provenienti dall’Africa occidentale. Già in passato ci sono stati episodi del genere; ma allora le vittime designate non erano musulmani, bensì cristiani e turisti occidentali. In febbraio era stata fatta esplodere una bomba vicino alla cattedrale anglicana, un’altra, quasi contemporaneamente, a pochi passi da un ristorante, frequentato da turisti; non ci sono state né vittime né feriti in entrambi i casi.
Sulle coste della Tanzania vivono molti musulmani che si sentono emarginati dal governo. Jakaya Kikwete, presidente del Paese, ha lanciato un avvertimento: “Tensioni religiose potrebbero compromettere la pace interna”.
Le principali mete turistiche sulle coste dell’Africa orientale non sono più sicure. Una di quelle è appunto Zanzibar. Ricordiamo anche Malindi, il paradiso degli italiani, dove l’anno scorso fu attaccato un casinò gestito da un italiano-americano, Bob Cellini, da cinquanta uomini armati, militanti del Mombasa Republican Council. Nove persone persero la vita: sette assalitori e due poliziotti. Alcuni feriti, tra cui un italiano.
Per non parlare di Mombasa, dove gli attacchi terroristici negli ultimi mesi sono stati molteplici. Da tempo il governo britannico sconsiglia ai propri cittadini di non recarsi in Kenya. Venerdì, 13 giugno, in una nota il “Foreign Office” ha comunicato che è stato chiuso il consolato del Regno Unito a Mombasa per questioni di sicurezza.
Immediatamente la Thompson, il maggiore tour-operator britannico che lavora con il Kenya, ha fatto sapere nel suo sito internet, di aver cancellato tutti voli per Mombasa fino al 31 ottobre 2014. Un duro colpo per l’economia del Kenya, visto che le maggiore entrate provengono dal turismo. Insomma dopo il Westgate molte cose sono cambiate anche qui.
Cornelia I. Toelgyes
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