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Somalia: un ambasciatore e un generale appassionati, ma il resto dell’Italia dov’è?

Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Mogadiscio, 2 giugno 2014
Il generale Massimo Mingiardi è il comandante del contingente militare dell’Unione Europea in Somalia, incaricato dell’addestramento di forze speciali dell’esercito governativo. Se fosse americano, inglese o francese il suo nome sarebbe conosciuto al pubblico americano, inglese o francese. Invece è italiano e pochi sanno in Italia che il ruolo affidatogli da Bruxelles qui in Somalia è di alto profilo,  di grande livello e di particolare prestigio.

Certo le forze dell’Unione Africana, formate da ugandesi, burundesi, kenioti, sierraleonesi, gibutini e etiopi, sono impegnate sul territorio a contenere l’insurrezione del fondamentalisti shebab legati ad Al Qaeda, ma i militari europei del gruppo di Mingiardi, hanno un compito fondamentale: serviranno infatti a garantire una exit strategy, cioè un futuro ritiro dei contingenti internazionali che dovranno affidare la difesa del Paese a truppe fedeli e leali al governo.

Per anni le Nazioni Unite hanno fallito questo obbiettivo con politiche assolutamente disastrose. L’UNDP (l’United Nation Development Programme) ha consegnato ai generali somali i salari di decine di soldati che invece di finire nelle tasche della truppa ingrassava i conti all’estero dei leder.

Su queste distrazioni di denaro il giornalista inglese/keniota Aiden Hartley qualche anno fa ha girato un interessante e esaustivo reportage che riproponiamo qui:

Part 1

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Part 2

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Part 3

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Part 4

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Ora la solfa è terminata e i soldi versati dall’ONU al governo somalo finiscono veramente nella corretta destinazione. Ciò consente sicuramente di ottenere un maggior grado di lealtà da parte delle truppe che non passano più direttamente dai ranghi del governo a quelli degli shebab soltanto per poter ricevere un salario decente per mantenere se stessi e la propria famiglia.

La forza europea di cui dispone il generale Mingiardi non è enorme, 120 donne/uomini, di cui 72, cioè più della metà italiani, cui si aggiungono 15  militari a dipendenza italiana a sua disposizione.

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Enorme è invece il lavoro che questi soldati devono fare. E non sono neppure ben chiari gli obbiettivi cui un sistema Paese come il nostro dovrebbe mirare in Somalia. Mentre i militari lavorano sodo per far fare al nostro Paese una bella figura, la politica, come spesso accade da noi, naufraga in pastoie burocratiche, invidie e valutazioni errate.

Mentre il gruppetto di deputati che doveva arrivare a Mogadiscio ha rinunciato all’ultimo momento “per motivi di sicurezza”, delegazioni arrivano ormai se non da tutto il mondo, dai Paesi interessati a riprendere i contatti e i rapporti con la Somalia che, con una fatica enorme, sta cercando di uscire dal vertice di una guerra che continua ininterrottamente dal 30 dicembre 1990. La Turkish airlines – come già scritto – da qualche mese ha perfino voli di linea Istanbul-Mogadiscio.

Il generale Mingiardi vorrebbe fare di più, ma con i suoi ranghi ridotti non può e, inoltre, non ha il mandato: “Mi piacerebbe uscire da Mogadiscio – spiega con entusiasmo – andare per esempio a Chisimaio, la città portuale nel sud della Somalia, punto focale del conflitto somalo. Non mi è possibile. Chiederò al rinnovo della missione di ampliare il raggio d’azione”.

Dall’inizio dell’operazione alla fine di quest’anno, con corsi che vanno dalle 4 alle 15 settimane, i paracadutisti di Mingiardi avranno addestrato 2500 soldati somali, contro i 3600 addestrati dagli ugandesi in tre anni. “Un bel record”, commenta compiaciuto l’ufficiale che vorrebbe un forte aumento degli effettivi al lavoro con lui.

Il generale non si scorda, comunque, di essere il comandante di un contingente multinazionale europeo e di espletare il suo mandato a nome e per conto dell’Unione: ”E’ quella la nostra forza, anche se noi italiani siamo visti con un occhio di particolare riguardo, ma fa parte della storia della Somalia che si intreccia con la nostra storia”.

E vero che molti somali (i vecchi soprattutto) guardano ancora all’Italia con un certo riguardo. L’ha sottolineato anche l’ambasciatore italiano per la Somalia, Andrea Mazzella, in un accorato intervento in cui non ha lesinato critiche al governo somalo che ha incoraggiato comunque a trovare la forza di uscire dalla crisi e della guerra.

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Mazzella ha lasciato il suo incarico alla grande, proprio il 2 giugno, incassando attestati di stima da parte del presidente del Parlamento somalo, che ha preparato il suo intervento alla festa della Repubblica, in italiano, proprio per sottolineare l’affetto e la stima della nostra ex colonia.

Part 1

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Part 2
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Una stima che però a Mogadiscio hanno vissuto non proprio ricambiata da Roma, proprio per la beffa subita con la mancata visita dei nostri parlamentari, come ha sottolineato un famoso deputato, un politico somalo di lungo corso, attivo dai tempi di Siad Barre (cioè dagli anni ’80) e presente alla cerimonia per i festeggiamenti della Repubblica (vuole tenere l’anonimato per ovvi motivi): “Ci lasciate in balia degli inglesi, che qui fino a tre/quattro anni fa non si erano mai visti. La loro presenza ora è asfissiante. E’ venuto il ministro degli esteri, membri del parlamento, funzionari dei ministeri, senza le vostre paure e i vostri timori. Le loro società hanno negoziato contrati vantaggiosi, per esempio in campo petrolifero. L’Italia è sparita. Resta la buona volontà e la forte passione di un ambasciatore e di un generale. Ma il resto del vostro Paese dov’è?”

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

  







 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le foto di Massimo Alberizzi sono state scattate alla festa del 2 giugno nel quartier generale del contingente dell’Unione Europea a Mogadisci, dall’alto: militari schierati di fronte alla bandiere italiana, europea e somala; il generale di brigata Massimo Mingiardi, un parà di guardia, Alessandra Morelli, responsabile dell’UNHCR a Mogadiscio e il generale Mingiardi,  primo piano del delegato dell’Unione Europea (cioè l’ambasciatore) per la Somalia, l’italiano Michele Cervone, il colonnello Bernardo Mencaraglia legge il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, l’ambasciatore italiano Andrea Mazzella, due immagini dei parà italiani schierati, Il presidente del Parlamento somalo, Mohammad Sheick Osman Jawari, Mingiardo con Jawari e Mazzella, personalità che assistono alla cerimonia, l’inglese Nicholas Kay, rappresentate speciale di Ban-Ki Moon per la Somalia, infine di nuovo Mazzella e Jawari e poi il generale, Jawari e Mazzella

 
maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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  • Ma certo erano presenti Annalena Tonelli,Ilaria Alpi,Suor Leonella e Cristina Fumagalli ,che hanno dato la loro vita e testimoniato per l'Italia in quel Paese meglio dei nostri parlamentari. Le ricordo a tutti noi che le abbiamo conosciute e che mai dimenticheremo per la testimonianza che hanno lasciato e il lavoro fatto per la Somalia e il suo popolo.

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