Nostro Servizio Particolare
Cornelia I. Toelgyes
3 giugno 2014
Koindu, cittadina al confine con la Guinea, dove sono stati registrati i casi di ebola (e i relativi morti), dista oltre duecento chilometri dalle miniere di ferro di Marampa, di cui il maggiore azionista è una società con sede nel Regno Unito, la London Mining Company.
Secondo il portavoce della società, Osman Lahai, l’azienda ha ritenuto opportuno rimpatriare il personale non indispensabile a causa del micidiale virus scoppiato nel Paese. “Otto cittadini inglesi sono tornati in patria con un regolare volo di linea – ha aggiunto Lahai –. Nessuno dei nostri dipendenti ha contratto la malattia. Per precauzione stiamo però monitorando tutto il personale in collaborazione con medici e paramedici. Inoltre siamo in contatto con l’OMS e altre associazioni internazionali che si occupano del monitoraggio del viris in Sierra Leone”.
Anche Anthony Navo, portavoce di un’altra società mineraria che opera nella stessa zona, l’African minerals, ha detto che ai dipendenti viene misurata le febbre giornalmente per tenere sotto controllo un’eventuale contagio.
Ebola sta mietendo ancora vittime in Sierra Leone. Lunedì, 2 giugno 2014 l’Organizzazione mondiale alla sanità (OMS) ha dichiarato che le morti accertate causate dal micidiale virus sono cinque. Altre quindici persone hanno contratto la malattia, altri trentasei casi sono sotto osservazione. Saranno gli esami ematochimici a confermare se anche loro sono stati contagiati.
Giovedì scorso sono arrivati equipe di medici e paramedici dell’OMS e di Medici senza frontiere (MSF) nell’ospedale di Koindu per assistere il personale locale nel trattamento dei malati e nella prevenzione per contenere il propagarsi della malattia.
Anche se il Paese è ricco di giacimenti minerari, la sua economia non ha avuto il tempo di riprendersi e di stabilizzarsi, dopo la lunga guerra civile, terminata nel 2002. Dunque anche il sistema sanitario ne ha sofferto e ne soffre ancora. Ancora oggi il sessanta percento della popolazione vive con 1,25 dollari al giorno .
Il virus ha preso il nome da una valle nella Repubblica democratica del Congo, dove in un ospedale missionario che sorgeva nella valle Ebola scoppiò un focolaio nel 1976. Poco dopo Richard Preston descrisse in un libro, “Area di Contagio”, l’andamento dell’infezione, le sue sofferenze, i suoi effetti devastanti sull’organismo la morte del paziente. Terribili alcune descrizioni. Ancora oggi l’uomo è impotente di fronte all’ebola. Un po’ come lo eravamo nei confronti della peste nei tempi antichi (e fino alla scoperta della penicillina) di cui Omero ci da testimonianza nell’Iliade.
Prima i giumenti e i presti veltri assalse,
poi le schiere a ferir prese, vibrando
le mortifere punte; onde per tutto
degli esanimi corpi ardean le pire. (Omero: Iliade I, 65-69 )
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes
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