Speciale per Africa ExPress
Lettera di un sacerdote cattolico al vescovo
Bangui, 29 maggio 2014 (ore 11)
Caro Padre,
Stamattina abbiamo qualche dettaglio in più sull’esito dell’attentato di ieri, perché si tratta di un vero e proprio attentato, anche se i media internazionali si rifiutano di usare questo termine . Diciotto persone, tra cui un prete, sono morte sul luogo dell’attacco. Quarantadue sono state rapite dagli attaccanti che sono chiaramente estremisti islamici del Km 5 (un quartiere di Bangui, ndr), di cui abbiamo più volte denunciato la presenza tra i musulmani pacifici. Quaranta cadaveri dei quarantadue sequestrati, sono stati trovati questa mattina al rondò Koudoukou, nel rione del Km 5. Ciò porta il bilancio provvisorio a 58 morti .
Giocando con l’equazione “anti- Balaka = milizia cristiana”, la stampa internazionale porta una grande responsabilità nell’attentato di Fatima .
Infatti, se si assimila l’anti- Balaka a una milizia cristiana, ogni crimine o malefatta commessi da queste milizie provocano una reazione di vendetta su altri cristiani, siano essi bambini o donne rifugiate in una chiesa .
Si deve temere che atti criminali di questo genere continueranno in altre parrocchie di altre diocesi. Abbiamo sempre messo in guardia contro l’infausta e disonesta definizione degli anti- Balaka come una milizia cristiana. Non ci hanno ascoltato e queste sono le conseguenze .
Accomunando gli anti- Balaka ai cristiani, i media occidentali hanno fornito a questi criminali manna dal cielo. Che si assumano ogni responsabilità chiamandoli come si meritano. Coloro che hanno attaccato la parrocchia di Fatima ieri non sono uomini armati sconosciuti come indicato da Radio France Internationale (RFI). No. Noi sappiamo chi sono e da dove sono venuti per attaccare.
Senza firma per motivi di sicurezza
La prima e la terza foto miliziani a Bangui, la seconda (di Marco Longari, Afp) barricate dopo il massacro di Fatima
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