Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 26 maggio 2014
Che ci faceva Corrado Clini a Nairobi il 13, 14 e 15 agosto del 2007. Stava trattando in gran segreto la possibilità di studiare la bonifica della discarica di Dandora, la più grande di tutta l’Africa. In gran segreto, perché l’allora ministro dell’ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, non sapeva nulla di quella visita. Clini era direttore generale del dicastero e il suo capo si era insospettito.
Un collaboratore di Pecoraro Scanio, che conoscevo da qualche anno per motivi non professionali, qualche settimana dopo mi telefonò a Nairobi e mi chiese se mai conoscessi una società, l’Eurafrica, cui Clini voleva affidare il progetto, 700 mila euro.
Gli risposi che non conoscevo l’Eurafrica, ma qualcuno dei suoi soci sì. E mi sarei informato. Più andavo avanti e più sembrava che questa azienda fosse un buco nero. Una società fatta ad hoc per farsi affidare l’incarico. Capitale sociale minimo, indirizzo di via Mazzini a Roma di fatto una casella postale.
Persino il ministro keniota, Musikary Kombo, che conosce bene l’Italia, durante l’intervista che gli feci, subito dopo aver strapazzato il suo direttore generale Solomon Boit, che non gli aveva detto della visita di Clini il 15 agosto, mi si rivolse con un’aria ironica: “Ma cosa ci faceva a Ferragosto? Voi non siete tutti in vacanza in quei giorni? Da voi non è tutto chiuso”? Rimasi imbarazzato.
Perché Clini insisteva ad affidare ad una società fantasma una commessa da 700 mila euro? Quando poi Carlo Von Vageningen, il rappresentante della Jacorossi a Nairobi, mi mostrò che un progetto era già bello e pronto e presentato all’ambasciata italiana mi convinsi che c’erano troppe cose che non andavono.
Scrissi così l’articolo che vi ripropongo qui ora.
Pubblicato su corriere.it ebbe un certo successo ma fu anche protagonista di un giallo. Lo andai a cercare qualche anno dopo, era sparito. Nel sistema non c’era più traccia. Avevo conservato il link e con quello andai dall’allora capo del settore on line del Corriere della Sera, Paolo Rastelli. Lo cercammo e lui lo trovò: era stato oscurato, cioè era ancora presente nel cervellone, ma non era visibile dall’esterno. Quello che sorprendeva di più, comunque, è che non c’era nessuna indicazione di chi aveva effettuato l’operazione. Sconcertante.
Per quell’articolo fui querelato ben due volte (non da Clini ma da qualcuno dei suoi amici dell’Eurafrica, anche se ho sempre avuto il sospetto che fosse un’azione concertata) assieme ad Alex Zanotelli. La prima volta l’azione fu archiviata dopo la prima udienza. La seconda, un’azione penale davanti al giudice di pace di Roma, si prolungò per qualche anno.
L’avvocato Caterina Brambilla fece un’arringa da favola (il pubblico ministero aveva chiesto 600 euro di ammenda). Fummo assolti con formula piena. Non mi meraviglia quindi l’ordinanza del PM di Ferrara, Bruno Cherchi. Clini è innocente fino a prova contraria ma la vicenda della discarica di Dandora (guardate le raggelanti foto che pubblichiamo nell’articolo) mi è rimasta nel cuore con un senso di rabbia, per il cinismo con cui fu affrontata in quell’occasione.
Massimo A. Alberizzi
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Nella foto in alto la discarica di Dandora, sotto Corrado Clini