Per i preti rapiti in Camerun chiesto un riscatto di 5 milioni di dollari

Dal Nostro Inviato Speciale
Massimo A. Alberizzi
Nairobi, 25 maggio 2014
La telefonata arriva inaspettata e lo stringer di Africa ExPress comincia la conversazione con un perentorio: ”Confermo che un inviato dall’Italia (Vaticano o Farnesina) è stato in Camerun e poi è venuto qui in Nigeria. Sta trattando la liberazione dei due missionari italiani Gianmario Marta e Gianantonio Allegri e della suora canadese, Gilberte Bussier. La richiesta iniziale dei sequestratori è 5 milioni di dollari”.

Quindi, questa è la cosa più importante, i tre stanno bene? “Si, sembrerebbe di sì, anche se soffrono delle condizioni in cui sono tenuti: nel semi deserto. Io comunque non li ho visti, ho raccolto solo informazioni”. Comunque i religiosi sembra proprio non siano nelle mani degli integralisti islamici di Boko Haram, ma piuttosto di banditi comuni che, nelle condizioni d‘insicurezza in cui versa la Nigeria, possono godere di grande impunità

Don Marta, 47 anni, don Allegri, 57, entrambi vicentini, e sorella Bussier, della congregazione di Nôtre Dame a Montréal sono stati rapiti durante la notte tra il 4 e il 5 aprile nell’estremo nord del Camerun, a  Tchére,  vicino a Maroua, a ottocento chilometri dalla capitale Youndé.

Sono scomparsi nel nulla ma ad Africa Express era già giunta la notizia che erano stati portati immediatamente in Nigeria, il cui confine passa a pochi chilometri da Tchére, e che non si sapeva bene se i loro carcerieri erano fondamentalisti islamici o criminali comuni. Sembra, ma non siamo riusciti su questo ad avere una doppia conferma, che i tre religiosi sono stati rapiti dallo stesso gruppo che il 19 febbraio 2013 ha rapito la famiglia francese Moulin-Fournier, marito e suo fratello, moglie, quattro figli piccoli e un amico. I sette stavano visitando il parco Waza (nella stessa zona della missione dei tre religiosi) ed erano stati assaliti da un gruppo di banditi in motocicletta.

Erano stati rilasciati un paio di mesi dopo e il presidente francese François Hollande aveva sbandierato la liberazione, “senza pagare riscatto”, come una gran vittoria del suo governo. Hollande si era anche vantato: ”La Francia non ha cambiato posizione. Non paghiamo mai”. Convinta l’opinione pubblica francese? Forse, certo che è che in Nigeria tutti sanno che un riscatto è stato pagato. Altrimenti perché si rapisce la gente? Forse però tecnicamente ha ragione Holland. Non si tratta di un riscatto, ma di “un rimborso spese per aver mantenuto sette persone per un paio di mesi”, come sarcasticamente raccontano a Lagos. Un modo tutto politico di salvare la faccia.

 Per altro la famiglia Moulin-Fournier era stata ritratta in un video assieme a miliziani armati che sostenevano di essere Boko Haram. L’autenticità di quel film non è mai stata provata, anzi è stata messa in dubbio. Islamisti e banditi in Nigeria ormai si mescolano. Ci sono giovani che di giorno frequentano le moschee e di notte assaltano i villaggi e organizzano rapine. Invece per i due preti e per la suora niente, nessun video, nessuna rivendicazione, nessuna notizia. Purtroppo i tempi per il loro rilascio possono allungarsi: trattare vuol dire negoziare sul prezzo da pagare per la liberazione. Come in un mercato prima si paga e più si paga, più tardi si paga e meno si paga.

Massimo A. Alberizzi
massimo.alberizzi@gmail.com
twitter @malberizzi

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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