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Strage in Nigeria due bombe gemelle: al mercato e all’ospedale oltre 100 morti

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Cornelia I. Toelgyes
21 maggio 2014
Un’altra strage provocata dai terroristi in Nigeria. Ieri due autobombe hanno ucciso almeno centodiciotto persone a Jos,  capitale dello Stato Plateau, nel centro del Paese. Il numero dei feriti è imprecisato, ma supera i cinquanta: molti sono gravi.

La prima bomba è stata piazzata in un camion parcheggiato all’interno di un mercato affollatissimo a quell’ora. Le vittime sono soprattutto donne e bambini. La seconda, esplosa trenta minuti dopo, è stata collocata su un minibus, parcheggiato all’esterno, nelle vicinanze di un ospedale. Tra le vittime molti soccorritori che cercavano di prestare soccorso ai feriti della prima e a portare via le vittime.

Veronika Samson, una testimone oculare che risiede vicino al mercato, ha raccontato a Mohammed Adow, uno degli inviati di punta del network arabo in lingua inglese Al-Jazeera: “Ho sentito un’esplosione fortissima. La mia casa tremava tutta. Per strada c’erano morti ovunque, persone ferite che correvano a più non posso con le macchine in ospedale per  farsi medicare”.

Mohammed Abdulsalam, coordinatore di “National Emergency Management Agency”, ha aggiunto: “Molte case hanno preso fuoco, alcune sono state completamente rase al suolo. Ci aspettiamo di trovare altri morti”.

Goodluck Jonathan, presidente della Nigeria, ha commentato questa ennesima tragedia: “Chi ha fatto esplodere le bombe, chi ha ideato il piano, è diabolico e crudele”.

Per ora l’attentato non è stato rivendicato da nessun gruppo, ma si punta il dito alla setta islamica estremista Boko Haram, che in questi ultimi mesi ha organizzato attentati, rapimenti e omicidi sia in Nigeria, sia nel vicino Camerun.

Nel sud della Nigeria la maggioranza della popolazione è cristiana. Il nord è abitato per lo più da musulmani. Nello Stato del Plateau, che si trova al centro della ex-colonia britannica, gli abitanti sono divisi equamente tra le due religioni. E anche le vittime di questo ennesimo attentato sono per metà cristiani, per metà musulmani.

Gli ultimi attentati avvenuti a Jos, rivendicati dal gruppo terrorista di matrice jihadista Boko Haram, risalgono al giorno di Natale del 2011: gli islamici fecero esplodere una bomba in una chiesa ed in altri due luoghi.

E mentre si contano ancora i morti di Jos, oggi è stato attaccato il villaggio di Algamano nello Stato del Borno in Nigeria. Diciassette persone hanno perso la vita, brutalmente assassinate da uomini armati, presumibilmente appartenenti al solito gruppo terrorista che semina stragi e dolori. Testimoni oculari hanno raccontato che un gruppo di uomini, pesantemente armati, è arrivato subito dopo la mezzanotte, costringendo molti abitati a fuggire nella vicina foresta. Un sopravvissuto ha dichiarato alla BBC:  “Ad ogni singola casa è stato appiccato il fuoco. Hanno rubato cibo e macchine. Se ne sono andati dopo quattro lunghe ore, quando hanno capito che non c’era più nulla da portare via”.

Algamano si trova
a pochi chilometri da Chibok, dove il 14 aprile sono state sequestrate quasi trecento studentesse. Un sequestro di massa rivendicato con un video dalli stesso leader dei Boko Haram, Abubakar Shekau. La presenza di militari nei tre Stati (Borno, Yobe e Adamawa) maggiormente vulnerabili a causa dei continui assalti di militanti di Boko Haram, è massaccia, eppure i soldati non sono in grado di proteggere la popolazione civile.

All’inizio di questo mese il senato nigeriano ha approvato all’unanimità la norma che estende lo stato di emergenza in questi tre Stati per altri sei mesi. E’ in vigore da quasi un anno. Dove sono i rinforzi che il governo nigeriano ha promesso di inviare da tempo? Il governo continua a condannare le atrocità, le violenze della setta islamica, ma non prende adeguate misure per contrastarla.

Boko Haram ha sempre dichiarato di voler istituire uno Stato islamico nel nord-est della Nigeria. Sorge dunque spontanea la domanda: come mai, negli ultimi mesi, uccide e rapisce non solo i cristiani? I feroci attacchi sono diretti indiscriminatamente anche contro i musulmani. Le vittime però hanno qualcosa in comune: sono, persone povere e indifese.

Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter @cotoelgyes

maxalb

Corrispondente dall'Africa, dove ho visitato quasi tutti i Paesi

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