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Cornelia I. Toelgyes
20 maggio 2014
Oggi si vota in Malawi, paese nel sud-est dell’Africa, per eleggere il nuovo presidente. Si contendono il più alto scranno dell’ex colonia britannica (allora si chiamava Nyasaland) dodici candidati. In pole position ce ne sono solo quattro. Prima fra tutti, Joyce Banda, ex-vicepresidente, subentrata alla vicepresidenza due anni fa, dopo la morte dell’allora capo dello Stato presidente Bingu wa Mutharika. La sua candidatura è sostenuta dal People’s Party, da lei fondato nel 2011.
Banda è presidente ma non è stata eletta. E’ subentrata al suo predecessore, Mutharika, scomparso prematuramente, di cui era vicepresidente. Oggi si sottoporrà al giudizio della gente. Rigetta qualsiasi accusa di essere coinvolta nello scandalo finanziario, che ha travolto decine di dirigenti poco più di un anno fa, o di averne tratto profitto. Anzi, è lei che ha fortemente voluto che si facesse luce sull’intera faccenda. I suoi oppositori l’accusano di aver usato i già poveri fondi statali per finanziare la sua campagna elettorale. Accuse infondate, ribadisce lei.
Una settimana fa Afrobarometer ha diffuso un sondaggio: difficile fare previsioni, i primi quattro candidati sono molto ravvicinati, anche se Banda sembra essere in leggero vantaggio. Vedremo cosa riserverà il voto alla sessantaquattrenne battagliera signora, che per due anni ha ricoperto il ruolo di presidente del Malawi.
Come accennato, l’anno scorso il Malawi è stato travolto da uno scandalo finanziario senza pari. Sessantotto personalità di spicco (politici, tra cui anche un ex-ministro, uomini d’affari, faccendieri, commercianti, alti funzionari) del Paese sono state incriminate per aver sottratto fondi statali per almeno venti milioni di dollari. Ma la cifra, sostengono molti osservatori, potrebbe essere ben più alta.
Il Malawi è uno dei Paesi più densamente popolato di quell’area geografica. Conta quindicimilioni di abitanti, di cui oltre il settanta percento vive nelle zone rurali. Ex-colonia britannica, ha ottenuto la piena indipendenza nel 1964, ma resta uno dei Paesi più poveri dell’Africa. Oltre la metà della sua popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno. L’aspettativa di vita è tra le più basse del pianeta: quarantanove anni per gli uomini, cinquantuno per le donne e la principale causa di morte è l’infezione da HIV/AIDS.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes
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