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Cornelia I. Toelgyes
18 maggio 2014
Boko Haram non demorde e continua gli attacchi. Venerdì 16 maggio, i militanti hanno preso di mira una società cinese, la Sinohydro che costruisce e ripara strade nel Nord del Camerun. Sono entrati nel campo, situato a Wasa, una cittadina a venti chilometri dal confine con la Nigeria, vicinissima alla temuta foresta Sambisa, e hanno rapito dieci operai cinesi e ucciso un soldato camerunense. Il rapimento è stato confermato dall’ambasciata cinese di Yaoundé, capitale del Camerun. Per motivi di sicurezza nessun membro dell’ambasciata si è recato nel luogo del tragico incidente per un sopralluogo.
Sempre venerdì i sanguinari sovversivi avrebbero assalito un villaggio in Nigeria, a poche ore di viaggio in macchina dal confine. Undici persone sono state uccise, tra cui un bambino con la sua mamma, come riferisce alla BBC un loro parente.
Mentre sabato una cellula della setta ha attaccato il villaggio di Dalwa-Masuba, che dista ottanta chilometri da Maiduguri, capitale dello Stato del Borno, nel nord-est della Nigeria e culla dei Boko Haram. Uccise quaranta persone, bruciate tutte le capanne del paese e tre automobili.
Subito dopo il rapimento dei cinesi, Jonathan ha accusato il presidente del Camerun, Paul Biya, di non aver preso le precauzioni necessarie e di non aver protetto sufficientemente la frontiera. Due mesi fa Biya aveva promesso che avrebbe inviato settecento soldati al confine per pattugliamenti, per controllare e fermare militanti di Boko Haram che si spostano di continuo dalla Nigeria in Camerun e viceversa.
Poche ore fa a Kano, nel nord del Paese, altra bomba in un quartiere pieno di bar e ritrovi frequentati dai cristiani: almeno quattro moti e una ventina di feriti.
Uomini dell’intelligence americana, francese e britannica sono già operativi in Nigeria da qualche settimana. Partecipano alle ricerche delle quasi 300 ragazze rapite e sparite nel nulla.
Holland è convinto che le armi in uso dai Boko Haram provengano dalla Libia, dove vige negli ultimi mesi un caos furibondo, mentre è certo che i militanti sarebbero stati addestrati in Mali.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes
#bringbackourgirls
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