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Cornelia I. Toelgyes
16 maggio 2014
Pochi giorni fa è stato firmato il secondo trattato di pace ad Addis Ababa, capitale dell’Etiopia, tra Salva Kiir, presidente del Sud Sudan e Riek Machar, ex-vicepresidente. L’inchiostro non si era ancora asciugato che sono ripresi i combattimenti tra le due fazioni che vedono i dinka (fedeli al presidente) da una parte e i nuer (etnia che appoggia l’ex-vicepresidente) dall’altra. Anche questo “cessate il fuoco” non ha retto. Il secondo in cinque mesi.
Attualmente quasi un terzo dell’intera popolazione del Sud Sudan, vale a dire tremilionisettecentomila, persone ha bisogno di aiuti umanitari urgenti. Vive in uno stato di totale precarietà e soffre la fame. Secondo una stima dell’ONU, nello Stato Unity, dove si trovano i giacimenti petroliferi, tre quarti della gente si trova in questa condizione. E’ allo stremo.
In un comunicato rilasciato pochi giorni fa, il direttore esecutivo di OXFAM (acronimo inglese per Oxford Committee for Famine Relief), Mark Goldring, ha scritto: “Se non si agisce subito, milioni di persone pagheranno il prezzo per questa infame guerra. Abbiamo organizzato e messo in moto una task-force senza precedenti per distribuire cibo alla popolazione prima che inizi il periodo delle piogge, durante il quale sarà impossibile raggiungere certe aeree. Abbiamo bisogno di massici interventi per aiutare la popolazione, che rischia di morire di fame. Non possiamo permetterci di arrivare in ritardo, non possiamo permetterci di sbagliare”.
Purtroppo i soldi sono pochi. La raccolta di denaro indetta dall’ONU non ha raggiunto l’obbiettivo prefissato ma solo il quaranta percento del fabbisogno. Mancano all’appello settecento milioni di dollari per poter sfamare ed assistere adeguatamente tutta la popolazione.
Qui abbiamo trovato una nuova casa, si sentono più tranquilli, hanno ripreso ad andare a scuola”. Nyabiel, operatrice di SOS, aggiunge, “Pensavamo di essere al sicuro nella casa di Malakal, finchè non sono entrati i ribelli e, di fronte ai bambini, mi hanno puntato il fucile addosso, chiedendo soldi e cellulari. I piccoli erano terrorizzati, piangevano in silenzio”.
E con la fame arriva anche il colera. Il 15 maggio, in un comunicato il ministro alla salute del Sud Sudan, Riek Gain. conferma che un’epidemia della malattia ha colpito Juba. Per ora, sempre secondo il ministro, i casi sospetti sono diciotto e un morto.Altre fonti attendibili parlano di oltre 40 attaccati dal virus e due decessi.
Cornelia I. Toelgyes
corneliacit@hotmail.it
twitter: @cotoelgyes
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Ma dove c e petrolio perche l unica via e il genocidio ? American Odians Docet