Nostro Servizio Particolare
Federico Franchini
Lugano, 21 aprile 2014
Nella prima puntata dell’inchiesta sul petrolio in Congo sono state individuate società fantasma che ottengono i diritti di sfruttamento milionari. A chi appartengono Caprikat e Foxwhelp, le due società delle Isole Vergini cui il presidente Kabila ha concesso di scandagliare i fondali del lago Alberto? Caduta la pista svizzera e quella sudafricana, la domanda resta inevasa. Ecco allora che prende quota l’ipotesi di un finanziere israeliano dalla fama non certo irreprensibile. Nel frattempo la Medea Development, società svizzera presieduta dal milanese Giuseppe Ciccarelli, un ex veterano dell’ENI e partner tecnico delle due entità offshore, sembra mettere lo zampino (anzi, meglio, i suoi zampini) anche in Africa occidentale.
Sarà il ministro del petrolio congolese, Atama Tabe, in un’intervista rilasciata al Financial Times nel giugno 2012, a rompere in parte questa opacità e a fare un po’ di chiarezza attorno alla galassia Medea. Il nome fatto dal ministro, e poi confermato dallo stesso Ciccarelli, è di quelli che scottano: Dan Gertler, controverso finanziere e commerciante di diamanti israeliano, sarebbe il principale azionista di Caprikat e Foxwhelp.
Tramite Fleurette Group, la sua holding d’investimento in RDC, Gertler controlla diverse concessioni minerarie nel paese africano. L’israeliano, 41enne, è definito dalla rivista Forbes come “il volto emergente del capitalismo irresponsabile in Africa”. Amico di vecchia data del presidente Joseph Kabila, Gertler è stato più volte accusato di usare i suoi legami per ottenere concessioni sulle estrazioni di materie prime di cui è ricca la RDC.
“Dan Gertler è uno dei pochi bianchi ad essere stato invitato al matrimonio di Kabila, ciò che mostra l’importanza e l’influenza di cui dispone presso le alte sfere del potere congolese” ci spiega Massimo Alberizzi, storico corrispondente dall’Africa per il Corriere della Sera, e ora direttore di Africa ExPress. Il quale aggiunge: “Il Congo è uno dei Paesi più corrotti del mondo e nessuna transazione avviene senza il pagamento di tangenti e prebende. Non si può fare finta di non sapere che in Africa si ottengono concessioni senza pagare tangenti. È un dato di fatto che è così”. La presenza di Gertler spiegherebbe allora l’attribuzione arbitraria dei giacimenti petroliferi sul lago Alberto alle due società rappresentate da Medea.
Il modo di operare del finanziere israeliano è tipicamente speculativo: grazie ai suoi rapporti personali ottiene concessioni nel settore delle materie prime, poi, una volta aumentato il valore di questi contratti, rivende il tutto ad altre compagnie. Secondo l’African Progress Panel, un organismo fondato dall’ex segretario generale della Nazioni Unite Kofi Annan, tra il 2010 e il 2012 Dan Gertler ha concluso cinque grandi contratti speculativi. Acquistando e poi rivendendo a dei prezzi superiori a quello di mercato dei contratti per l’estrazione di materie prime avrebbe causato una perdita di 1,4 miliardi di dollari allo Stato congolese, ossia l’equivalente del doppio del suo budget annuale nei settori della salute e dell’educazione.
OPERAZIONE SEDUZIONE
Nella regione del lago Alberto, la popolazione locale e la società civile hanno sin da subito manifestato il loro malcontento. L’ONG locale Ituri Civil Society ha chiesto la rinegoziazione del contratto di esplorazione, domandando che lo Stato aumenti la propria partecipazione dal 15 al 30 per cento nel capitale di Oil of RDCongo. La quasi totalità dei 28 deputati dell’Ituri nel parlamento nazionale ha espresso delle riserve sull’accordo, denunciando il ruolo opaco di queste società registrate in un noto paradiso fiscale sulla gestione delle risorse naturali del paese.
Dan Gertler intanto intenderebbe vendere le proprie concessioni sul lago Alberto. Avrebbe così incaricato un proprio associato di convincere le grandi compagnie petrolifere internazionali ad investire in Caprikat e Foxwhelp. Da parte sua Oil of RDCongo ha lanciato lo scorso anno una campagna de seduzione, sponsorizzando nel settembre 2013 l’Oil and Gas Forum di Kinshasa.
RICOMPARE MEDEA
Nell’occasione di questo incontro, il General manager di Oil of RDCongo, l’italiano Giovanni Pedaci, ex quadro dell’ENI ed ex consulente di Medea, aveva annunciato che le esplorazioni geologiche sotto il lago Alberto avrebbero provato la presenza di due milioni di idrocarburi liquidi. Una dichiarazione che avrebbe dovuto suscitare l’interesse delle major petrolifere. Ma la reputazione solforosa di Dan Gertler e il fatto che Caprikat e Foxwhelp appaiono sempre più come delle conchiglie vuote spiegano forse il fatto che le grandi società internazionali stiano prendendo tempo.
Nel frattempo, l’alleanza Gertler-Medea ha spostato le proprie pedine in una zona franca al largo dell’Oceano Atlantico, a confine tra la RDC e l’Angola. Secondo un rapporto pubblicato a gennaio dall’ONG britannica Global Witness, Gertler è il principale beneficiario di una società offshore basata a Gibilterra, la Nessergy Ltd, che ha dapprima ottenuto i diritti di concessione per questa zona d’interesse comune tra i due Stati per poi rivenderli alle compagnie statali Sonangol (Angola) e Cohydro (RDC). Il tutto ad un montante 300 volte superiore e senza che nessuna informazione pubblica fosse divulgata.
L’ennesimo contratto oscuro dal forte aroma di corruzione in una Paese, la RDC, a cui nel 2012 persino il Fondo monetario internazionale ha bloccato i propri prestiti a causa della troppa opacità nella gestione delle proprie risorse naturali. E Medea in tutto questo? Beh, Giuseppe Ciccarelli è il consulente di Cohydro per la regione ed è in prima fila ai tavoli delle discussioni più importanti con i responsabili delle società coinvolte e dei governi, tanto che, secondo Africa Intelligence, Medea avrebbe partecipato al finanziamento del viaggio dei dirigenti congolesi a Luanda in una riunione dello scorso anno.
Fatto strano, il gruppo Fleurette di Dan Gertler si associa alla presa di posizione di Global Witness. In un comunicato diramato lo scorso 24 marzo, la holding dell’israeliano reclama un codice di regolazione del settore degli idrocarburi e sentenzia: “Siamo persuasi che i beneficiari di tutte le concessioni debbano essere conosciuti”.
Nel frattempo, quanto avvenuto in RDC sembra ripetersi anche in Ghana. Lo scorso mese di dicembre il Parlamento di questo Paese ha ratificato un accordo che concede il 90% dei diritti di esplorazione di due zone petrolifere a due società, la Cola Natural Ressources Ghana Ltd. e la Medea Development Ltd. La loro sede? Inutile chiederselo: le Isole Vergini britanniche.
Federico Franchini
f.franchini83@gmail.com
twitter @ffranchini83
(2 – Fine)
Puoi leggere la prima puntata dell’inchiesta di Federico Franchini
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Giovanni Pedaci e' un ex quadro ENI e non ENEL
Grazie corretto